Con una nota inviata al Presidente della Regione Siciliana,ai componenti la Giunta Regionale di Governo della Regione Siciliana ed altri parlamentari,il presidente del’Istituto Fernando Santi, Luciano Luciani,comunica agli stessi che per quanto può rendersi utile ai fini dei lavori parlamentari e di un possibile utile confronto con le Associazioni regionali storiche, compreso l’Istituto Regionale Siciliano Fernando Santi articolazione regionale dell’Istituto scrivente, riconosciute dalle leggi regionali iniziali e da ultimo dalle leggi regionali
55/80 e 38/84, mi pregio rimettere l’editoriale di Oltreoceano settembre 2023 edito dall’Istituto Italiano Fernando Santi sul tema “Quali possono essere l’impianto e i contenuti di una nuova legislazione regionale destinata alle comunità emigrate dalla Sicilia”.


Per una più ampia riflessione circa le diverse questioni che riguardano il fenomeno delle migrazioni si rimette altresì l’editoriale di Oltreoceano giugno 2023 sul tema “Ripristinare la segretezza del voto per gli italiani all’estero: rendere concreto il diritto di suolo”.

Di seguito l’editoriale in questione:

Quali possono essere l’impianto e i contenuti di una nuova legislazione regionale destinata alle comunità emigrate dalla Sicilia

Pare opportuno privilegiare prioritariamente l’adozione di una legge regionale per i siciliani nel mondo, da approvare entro l’anno 2023, per renderla operativa nel gennaio 2024, obiettivo da raggiungere qualora l’Assessore al ramo, l’Assemblea Regionale e l’apparato burocratico si impegnino per conseguire tale risultato. Occorre preliminarmente considerare che la legislazione in materia di siciliani all’estero (l.r. 55/80 e 38/84) ha rappresentato, per circa un quarantennio, prima dell’approvazione della l.r. 11/2010, che ne ha definanziato i capitoli di spesa, quella tra le migliori in Italia, unitamente alla Regione Sardegna e alla Regione Emilia Romagna. Stante la dimensione del fenomeno migratorio che riguarda la Sicilia, non è attuabile l’obiettivo di far assumere ai Circoli siciliani all’estero un ruolo di riferimento istituzionale ed economico, come avviene per la Sardegna. Pare opportuno salvaguardare, per quanto possa rendersi possibile, l’impianto della legislazione regionale siciliana esistente ed ispirare, anche in Sicilia, principi, finalità e destinatari ai contenuti dell’articolo 1 della legge regionale 27 maggio 2015 n.5 della Regione Emilia Romagna, in particolare i punti 1, 2, 3 e 4, che qui si riportano: 1.

La Regione Emilia-Romagna, in attuazione dell’articolo 2, comma 1, lettera g), dello Statuto regionale, riconosce negli emiliano-romagnoli nel mondo, nelle loro famiglie, nei discendenti e nelle loro comunità una componente essenziale della società regionale. 2. Gli emiliano-romagnoli nel mondo costituiscono una importante risorsa per lo sviluppo economico, sociale e culturale sia della regione Emilia-Romagna che dei territori di insediamento, favorendo le politiche di collaborazione internazionale della Regione. 3. La Regione dà priorità al rafforzamento dei legami con i paesi di insediamento anche attraverso il maggiore utilizzo degli strumenti di interrelazione sia diretta che informatica. 4. La Regione, nell’ambito delle competenze ad essa assegnate dalla Costituzione ed in armonia con le iniziative statali e dell’Unione europea, anche coordinandosi con eventuali iniziative di altre Regioni, definisce le proprie azioni per la valorizzazione degli emiliano-romagnoli nel mondo attraverso specifici programmi di intervento. In tale ambito la Regione Emilia-Romagna promuove, in particolare, lo sviluppo degli ideali federalistici europei e di dialogo e reciproca collaborazione con i popoli di tutto il mondo, anche utilizzando i programmi e le risorse dell’Unione europea. L’individuazione siffatta dei destinatari della legislazione siciliana risolverebbe la questione dei siciliani iscritti all’anagrafe dei loro Comuni di residenza (AIRE), riconoscendo, altresì, ai siciliani all’estero, alle loro famiglie, ai discendenti e alle loro comunità, il ruolo di componente essenziale della società siciliana. Verrebbe così risolta anche la questione dei discendenti siciliani e la loro valorizzazione per promuovere politiche sociali ed economiche della Regione Siciliana.

La legislazione nazionale in materia, adottata lustri or sono, ha alterato l’impianto preesistente, istituendo non solo i Comitati per gli Italiani all’Estero (Comites), ma anche un organismo importante quale il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), presieduto dal Ministro degli Affari Esteri, istituendo, altresì, la rappresentanza dei parlamentari eletti all’estero, peraltro con modalità che violano i principi costituzionali della segretezza del voto. In tale contesto evidenzio l’amarezza, sinanche il dolore, manifestati in più occasioni a me e ad altri, dal Sen. Mirko Tremaglia, ispiratore e sostenitore della legge istitutiva, per i brogli, avvenuti in Europa e nelle Americhe, che continuano a manifestarsi in occasione di elezioni nazionali. Occorrerebbe, inoltre, attribuire un ruolo significativo al Consiglio Generale dei Siciliani all’Estero (CGSE), così denominato, presieduto dal Presidente della Regione, come avviene in Piemonte e in altre Regioni italiane, rafforzando il ruolo di direzione della istituzione regionale.

Tale organismo dovrebbe lavorare e articolare la propria azione politica e istituzionale attraverso i Comuni siciliani, che debbono raggiungere la consapevolezza di non poter esaurire autonomamente politiche, richieste e bisogni delle loro comunità, presenti nei diversi Paesi, le Associazioni regionali riconosciute operanti in Sicilia e le loro articolazioni in Circoli all’estero, Circoli e Associazioni liberamente costituiti all’estero al di fuori delle Associazioni riconosciute. Le iniziative all’estero, realizzate in collaborazione con le Associazioni regionali e le Associazioni e i Circoli esistenti all’estero, attraverso programmi annuali di intervento, dovrebbero avere, oltre che un’impronta culturale, anche quella di carattere economico, finalizzata alla valorizzazione e commercializzazione dei prodotti siciliani e della loro qualità e sicurezza alimentare, alla promozione e al sostegno di società miste, alla cooperazione economica e sociale con i Paesi di residenza e alla promozione e al sostegno di iniziative di turismo di ritorno e delle radici per la fruizione dei luoghi di origine e delle bellezze artistiche e culturali della Sicilia, per l’aggiornamento della lingua italiana, con l’obiettivo di destagionalizzare il turismo. Quanto alla presenza delle comunità siciliane nelle altre regioni d’Italia, potrebbe prevedersi il sostegno di specifici programmi di interventi: turismo di ritorno, campeggi per i giovani in Sicilia, fruizione gratuita dei Musei e degli altri luoghi di arte e cultura.

Luciano LUCIANI