Nella giornata mondiale dell’Acqua il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua e i Beni Comuni si rivolge al Governo regionale ed ai Sindaci siciliani: chi rappresenta le istituzioni deve rispettare ed attuare la legge regionale 19/2015 per la gestione Pubblica e partecipativa dell’Acqua e non al contrario eluderla, aggirarla o ignorare le proprie responsabilità nel non denunciare e porre rimedio alle storture delle privatizzazioni e delle malegestioni.
La legge 19/2015 ha passato il vaglio della Corte Costituzionale ed è pienamente rispondente alla legislazione nazionale ed europea in fatto di governance, eppure anziché applicarla e farla applicare il Governo Musumeci ha perso tempo prezioso nel tentativo di stravolgerla per dare un ruolo dominante a Siciliacque spa, super gestore del cosiddetto sovrambito siciliano, in mano per il 75% alla multinazionale francese Veolia. Il risultato è che gli ingenti fondi del PNNR dedicati all’idrico, (quattro miliardi per il mezzogiorno) fondamentali per superare il gap infrastrutturale su reti, depurazione, qualità delle acque, etc, si stanno già perdendo e se non si accelera con l’individuazione di un unico gestore pubblico per tutte le ex provincie saremo condannati a non avere mai un servizio efficace, efficiente ed economico.
Il Governo Musumeci ha la gravissima responsabilità di non avere voluto attuare la legge vigente continuando a favorire gli interessi privati di Siciliacque, senza dare alcuna informazione circa l’effettivo rispetto del 40ennale contratto di gestione voluto da Cuffaro (che nei fatti raddoppia la tariffa per i cittadini), malgrado questa sia stata dichiarata illeggittima dal TAR e CGA; la legge 19/2015 prevede che il Presidente valuti la sussistenza dei presupposti per l’eventuale risoluzione anticipata del contratto e che impianti ed infrastrutture idriche siano gestite al livello d’ambito provinciale. Altro tema cogente la gestione degli invasi, in capo alla Regione, che restano sottoutilizzati. Quali progetti ha presentato la Regione? È fondamentale che le risorse idriche siano resi disponibili sia per l’idropotabile che per l’agricoltura a costi accessibili e senza finalità lucrative perché l’Acqua è il primo Bene Comune, appartiene alle comunità che devono poter vigilare ed indirizzare al migliore utilizzo della preziosa risorsa. Occorre guardare alla conversione ecologica ed all’economia circolare, all’abbattimento delle bollette energetiche attraverso le fonti rinnovabili. È necessario costruire benessere e sviluppo sostenibile, è necessaria una visione olistica che finora è mancata ma che è l’unica che può creare benessere per le nostre comunità.
Non c’è più tempo ed i Sindaci delle provincia di Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani riuniti nelle Assemblee Territoriali Idriche (ATI) devono deliberare per una gestione interamente pubblica attraverso la costituzione di una Azienda Speciale Consortile quale gestore idrico, per accedere così ai fondi del PNRR. Se non vorranno assumere la responsabilità che gli compete dovranno risponderne ai propri cittadini, perché sarà inevitabile la privatizzazione dell’Acqua con quello che ne consegue. Non c’è più tempo per i Sindaci delle provincie di Caltanissetta ed Enna per valutare la leggittimità delle opache gestioni private, per risolvere contratti che troppo sono costati e costano alle cittadinanze in termini economici e di disservizi.
È tempo che la politica ad ogni livello sia trasparente come l’Acqua, che smetta di anteporre interessi diversi a quelli dei cittadini e delle comunità.
Si scrive Acqua e Beni Comuni, si legge Democrazia.