“Tante, troppe vittime sul lavoro ogni anno. Una triste e costante emergenza nel nostro Paese che l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega di Mestre ha voluto analizzare nel dettaglio, esplorando ed elaborando i dati degli infortuni mortali e non mortali avvenuti negli ultimi quattro anni in Italia.

E il primo risultato è già un violento tuffo nell’emergenza. Perché sono 4.622 le vittime sul lavoro da gennaio 2020 a dicembre 2023. Ciò significa oltre 1.150 decessi all’anno: 1.004 in itinere e 3.618 in occasione di lavoro. Ed è quest’ultimo il dato più preoccupante, perché è quello che definisce la qualità della quotidianità lavorativa degli italiani”.

Ma questo è solo l’incipit numerico di una drammatica e, purtroppo, ancor più realistica e concreta proiezione presentata da Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, sulla base dell’ultima indagine realizzata dal proprio team di esperti. Analisi che, oltre al dato assoluto, mostra il reale rischio di infortunio sulla base della popolazione lavorativa.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA. AL CENTRO E AL SUD LE SITUAZIONI PIÙ CRITICHE

Sono Umbria, Basilicata e Campania le regioni più pericolose in cui lavorare. L’incidenza di mortalità rilevata nel quadriennio, infatti, posiziona le regioni in zona rossa per tre anni su quattro.

Mentre è la Toscana a far emergere il risultato migliore con tre anni in zona bianca, ovvero con incidenze di mortalità sul lavoro ben inferiori rispetto alla media del Paese. Seguita da Friuli-Venezia Giulia e Lazio per due anni in zona bianca.

Più in generale osserviamo nella cronologia della mappatura come le regioni con la più elevata popolazione lavorativa facciano registrare incidenze di mortalità uguali o addirittura inferiori alla media nazionale. È il caso appunto del Lazio, ma anche della Lombardia e del Veneto, sul podio per numero di occupati, ma mai sul podio per incidenze di mortalità.

“Interessante rilevare come da questa analisi si evidenzia l’effetto del Covid nelle statistiche degli infortuni sul lavoro. Infatti, l’incidenza media annua negli anni del Covid (ossia nel 2020 e nel 2021) è di molto superiore rispetto all’ultimo biennio considerato” – spiega Mauro Rossato – “nel 2020 e 2021 si registra un’incidenza media annua rispettivamente di 46,1 e 43,1 infortuni mortali ogni milione di occupati, mentre nel 2022 e 2023 i valori sono diminuiti rispettivamente a 34,2 e 34,6”.

IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER SETTORE, DALL’EMERGENZA SANITARIA AD OGGI

Osservare l’andamento infortunistico per settore significa ripercorrere un quadriennio molto complesso per la salute e per l’economia del nostro Paese. Nel caso di denunce di infortunio con esito mortale, a fine 2023 sono le Costruzioni a far registrare il maggior numero di infortuni mortali (150). Sono sempre le Costruzioni a detenere il triste primato di morti in occasione di lavoro lungo tutto il quadriennio considerato (522 decessi), seguite dalle Attività manifatturiere (459) e dai Trasporti e Magazzinaggio (435 vittime).  Nel 2020, anno della pandemia del Covid, le Attività Manifatturiere e la Sanità riscontrano un picco se confrontati con il 2022 e il 2023.

Nel 2023 è il settore delle Attività Manifatturiere quello che registra il valore maggiore di denunce di infortunio, sebbene su valori inferiori al 2020, seguito da Sanità, Costruzioni e Trasporti.

I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO 2020 A DICEMBRE 2023

Sono 4.622 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 3.618 in occasione di lavoro e 1.004 in itinere. L’apice degli infortuni in occasione di lavoro si è registrato nel 2020: l’anno di inizio della pandemia e l’anno in cui un terzo dei lavoratori deceduti morì proprio a causa del Covid; mentre l’anno più nero per gli infortuni in itinere è stato il 2022 (300 decessi).