Il Prof. Giacomo Macaluso, medico-chirurgo urologo, nato a Cefalù il 15 novembre 1929, morto a Parma il 12 dicembre 2014.
Chirurgo urologo di fama, ha legato il suo nome principalmente ai periodi in cui ha diretto il reparto di urologia degli ospedali di Panna e di San Secondo, negli anni ’70-’90 del 1900.
Figlio di Bartolomeo, geracese classe 1899, segretario comunale in tante città della Sicilia e della penisola, e di Filomena Gregorio, maestra nativa di Cefalù. Giovanissimo, a 17 anni, era approdato a Parma, vincendo una borsa di studio per il prestigioso Collegio Berenini, all’epoca fucina di talenti (basti pensare a Giancarlo Rastelli). A Parma si laureò in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti, formandosi alla scuola chirurgica del prof. Antonio Bobbio (Specializzazione in Chirurgia Generale).
Si trasferì quindi a Torino per specializzarsi in urologia, con gli insegnamenti dei prof. Dogliotti e Caporale, giungendo anche, grazie all’intensa attività di ricerca, alla libera docenza in Urologia e in Chirurgia Generale. Dopo un periodo lavorativo trascorso tra Roma e Torino, caratterizzato dal punto di vista familiare dal matrimonio a Torino con Carla Bernini, prese servizio presso l’Università di Parma, ormai chirurgo urologo di fama. Era il 1964.

Parma quindi tornò ad essere il luogo di riferimento per il dipanarsi della carriera, e così sarebbe stato poi per il resto della vita, nonostante allettanti proposte lavorative che gli giunsero un po’ da tutta Italia. Accettò negli anni 70 di fondare e dirigere il reparto di urologia dell’ospedale di San Secondo, a 20 chilometri dalla città emiliana, rendendolo in breve tempo un riferimento per la urologia, soprattutto per la chirurgia prostatica e renale, al punto da essere definito un “piccolo gioiello” nel panorama delle sedi urologiche italiane.
Fu quindi chiamato negli anni ’80 e dirigere il grande reparto dell’Ospedale Maggiore di Parma, ruolo con cui terminò la carriera. È stato un amatissimo maestro per tanti giovani medici, convinto della necessità di autonomizzare e responsabilizzare gli allievi e della inscindibilità degli insegnamenti medici e scientifici da quelli etici, morali ed umani. Tanti suoi allievi furono nominati primari e molti altri ebbero riconoscimenti prestigiosi presso le Società Scientifichea livello nazionale ed internazionale. Era pure amatissimo da tutti quei pazienti, tanti provenienti da Geraci Siculo – che considerava suo paese – e dalle Madonie, che aveva curato e che lo consideravano, non solo l’urologo di fiducia, ma un sicuro ed autorevole punto di riferimento. Il grande carisma era certamente dovuto, oltre che alle competenze mediche e chirurgiche, anche alla grande dedizione ad un lavoro di grosso sacrificio nonché ai modi compassati, eleganti, senza mai assumere atteggiamenti irrispettosi nei confronti degli interlocutori. Al di fuori dell’ambito medico, era persona di vastissima cultura, molto attenta alle problematiche sociali ed umanitarie, convinto cattolico praticante. Membro del Rotary Parma, ne assunse la presidenza alla fine degli anni novanta, coordinando le celebrazioni del 75° di fondazione del Rotary parmigiano. Il professore ha saputo unire all’indiscussa competenza medica una grande umanità, privilegiando il paziente con onestà ed umiltà, lasciando una profonda traccia in tutti coloro che lo hanno conosciuto, sempre ricordando le sue origini.


Le notizie riferite sono state date da alcune testimonianze orali e scritte, da me raccolte e da parte di diversi parenti discendenti.La memoria bisogna tutelarla, preservarla, recuperarla, per quanto possibile, mettendo in evidenza chi ha contribuito e migliorato la nostra storia ambientale che va diffusa per le nuove generazioni.
Giacomo Miriana