Il 21 giugno alle 16:58  (ora Italiana) si verifica il Solstizio d’Estate nell’emisfero boreale: è il momento esatto in cui il Sole raggiunge la declinazione più settentrionale nel suo “moto” annuale dal nostro punto di osservazione.

Se disegnassimo sulla volta celeste il percorso apparente Sole risulterebbe subito chiaro che, dall’inverno all’estate astronomica, la nostra stella raggiunge la massima altezza, fermandosi per un attimo per poi ricominciare a scendere.

Questa apparente sosta del Sole è dovuta al fatto che in corrispondenza dei solstizi la variazione della declinazione è molto lenta, a differenza degli equinozi in cui la variazione della declinazione è più significativa.

Il termine solstizio deriva dal latino solstitium, che significa appunto sol (sole) e sistere (stare).

Il 21 giugno avremo dunque il giorno più lungo dell’anno, con una durata di 15 ore e 14 minuti e  a mezzogiorno il Sole si troverà allo zenit, nel punto più alto del cielo, lungo il Tropico del Cancro.

Dal 21 giugno le giornate torneranno gradualmente ad accorciarsi di qualche minuto.

Così come per gli equinozi, anche la data dei solstizi varia di qualche giorno di anno in anno: ciò è dovuto al modo in cui calcoliamo un anno terrestre in 365 giorni, che in realtà non corrisponde al tempo che il nostro pianeta impiega per compiere un moto esatto di rotazione intorno al Sole, il quale invece corrisponde a 365 giorni e 6 ore circa; ciò fa oscillare la data del solstizio tra il 20 e 21 giugno.

Per riallinearci a questo andamento ci viene in aiuto l’anno bisestile.

Il Solstizio d’Estate è un evento astronomico celebrato sin dall’antichità: le antiche civiltà Maya, gli Egizi, gli Inca veneravano il Sole come un vero e proprio Dio, dedicandogli riti e adorazioni; il giorno del solstizio rappresentava per gli antichi popoli, ma anche tutt’ora, una vera e propria rinascita dalle tenebre, grazie alla potenza della luce che rischiara ogni cosa.

Articolo di: Teresa Molinaro

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