È con grande piacere che ho letto l’invito che è stato fatto alla nuova Amm.ne Comunale di ripristinare “A Fera da Nunziata”, la più importante, la più attesa da tutta la popolazione geracese, dall’intero comprensorio e non solo.


Sono certo che si può riuscire nell’intento, se ci si impegna, anche perché è come recuperare un evento del passato, assai importante per tutta la popolazione di Geraci come detto prima, e per i paesi viciniori. Sono altresì convinto che non si costruisce il futuro, senza conoscere il proprio passato. Avere consapevolezza delle proprie “radici”, conoscere la storia di un popolo con le proprie vicende, consenta di guardare al futuro con una visione più ampia e proficua.
Certo, bisogna dare le dritte, le indicazioni agli Amm.ri Comunali, se decidono di recuperare “A Fera da Nunziata”, perché molti componenti della stessa Amministrazione sono giovani e non avrebbero neanche l’idea di che cosa era e che cosa rappresentava.

Ho una certa età, ho vissuto in primis per diversi anni i preparativi e fasi di rito che avvenivano per questo motivo, metto a disposizioni il mio sapere, narrando il giorno della Fiera, che a volte si prolungava al giorno successivo, per completare le trattative di compravendita. Gli
allevatori, i pastori, gli artigiani e la popolazione tutta partecipava a tale evento, vuoi per motivi di affetto e devozione alla S.S. Madre
Annunziata, festeggiata la seconda domenica di luglio, vuoi per motivi di interesse nei confronti della fiera, perché era una giornata dove
venivano effettuati degli scambi con vendita o acquisto degli animali, degli armenti in genere,abbisognevoli per la propria azienda, per tutti i
cittadini e per tutti i fuori usciti che venivano per l’occasione.

I pastori, gli allevatori, gli artigiani in genere, aspettavano già da tempo questo evento, primo appuntamento dopo avere superato il terribile inverno, con tanto freddo, neve, pioggia, vento etc. Vuoi anche come detto prima per la grande devozione di tutto il popolo per la
festività in onore alla SS. Madre Annunziata. In fiera si vendevano i propri animali e con il ricavato provvedevano ad acquistare quello che bisognava nelle proprie famiglie.Per quanto riguarda invece la grande presenza degli artigiani del Borgo,aspettavano anche loro l’evento. Così potevano vendere tutte le attrezzature che avevano preparato con il loro lavoro, durante il lungo inverno. Anche per questa
categoria era motivo di tanta apprensione. La loro specializzazione era un fatto comune. Ma in ogni artigiano veniva fuori un fatto individualistico di prosperare nella vita. In questo caso l’artigiano e l’artigianato diventavano un simbolo del lavoro umano, nella
sua più alta manifestazione ed espressione di personalità. Anche loro, con i ricavati delle vendite dei manici delle zappe, dei picconi etc., i “tradenti” che servivano per “spagliare” i covoni del grano nelle aie, le scale per raccogliere i frutti le olive, i tini, i tavolieri che servivano per la lavorazione del latte e dei formaggi, le botti, anche loro potevano soddisfare le esigenze della propria famiglia. Era una giornata di grande fermento e di impegno, le famiglie degli allevatori, pastori ed artigiani, cominciavano ad incassare i primi soldi, frutto del loro duro lavoro dopo un lungo inverno come detto prima.



Anch’io mi adoperavo nella “Putia”
di mio padre. Con gli scarti delle
tavole che venivano utilizzati per la
realizzazione delle botti ed altro,
riuscivo a costruire le grucce, che mi
riuscivano molto bene, tantè che
successivamente alla fiera ed alla
Festività della S.S. Madre
Annunziata, mi venivano richiesti
ancora.
Altri ragazzi si adoperavano anche
per la vendita delle gassose nella
fiera. Un mio parente aveva
realizzato a casa sua un piccolissimo
impianto per la realizzazione e
l’imbottigliamento delle gassose. Lo
stesso ne affidava un certo
quantitativo ai ragazzi disponibili, per andarli a vendere nella fiera. Il tutto
riuscita con successo e con il guadagno ottenuto ci si poteva permettere di
andare a comprare la granita o qualche gelato artigianale al bar della piazza, con
tanta gioia e soddisfazione da parte nostra. Era una cosa meravigliosa gustare il
primo gelato dell’anno. I gestori dei bar, preventivamente facevano realizzare
delle piccole neviere a ridosso del paese, certi che l’abbondanza delle nevicate
invernali avrebbero fatto si che la neve raccolta, ben costipata e chiusa in certe
buche, resistesse fino al mese di
luglio. Riuscivano sempre
nell’intento di avere la neve al bar,
per la creazione della granita e
qualche gelato, per la gioia di noi
giovanottini e non solo.
Nel paese, la popolazione era in
festa, forse perché da sempre
nell’animo dei “Geracesi” c’è stato
lo spirito di adattamento il coraggio,
la disponibilità, verso gli altri
specialmente se forestieri.
Il luogo della Fiera si svolgeva nei
dintorni del campo sportivo, con
inizio dalla Chiesetta della S.S.
Trinità, oggi villetta comunale e fino
al parco delle rimembranze.

La via montagna serviva ai mezzi di
trasporto per caricare gli animali. La
piccola casetta, esistente tra gli orti,
veniva utilizzata da due impiegati
comunali, che attrezzati da una tavola
improvvisata, registravano i passaggi di
proprietà delle compravendite degli
animali.
Di buon mattino il venerdì prima della
festa chi partecipava alla fiera con i propri
animali da vendere, scendevano dalla
montagna, dove avevano pernottato e
confluivano verso il luogo descritto cioè
nei pressi del Campo Sportivo. Sempre di
buon mattino, si recava il prete alla fiera
che dopo una breve preghiera impartiva
la benedizione a tutti i presenti. Subito
dopo arrivava la banda musicale che
manifestava il senso di accoglienza e per omaggiare tutti presenti alla fiera. Il
corpo bandistico però suonava le proprie marce nella statale, per non infastidire
gli animali presenti. I compratori, ricordo, erano soliti gironzolare tra gli animali
per accarezzare il pelo, o scrutare gli zoccoli, o i denti per poi procedere alla
contrattazione, che si concludeva con una poderosa stretta della mano. La
popolazione tutta per il giorno della fiera, la prima dell’anno di tutto il
comprensorio, seguita da quella di Petralia Soprana, di Petralia Sottana, di
Alimena, era la più importante per la
popolazione di Geraci e non solo. I nostri
numerosi artigiani davanti alle proprie
“Putie” esponevano tutto quello che
avevano realizzato nel periodo invernale.
La Via Vittorio Emanuele con gli
artigiani i fratelli Giordano Antonio,
Domenico, Bartolo Luigi ed ancora
Luigi, Zangara Giovanni, Alessi F.sco
Paolo, riempivano tutta la via delle
proprie mercanzie. Così pure sulla statale
a partire da Santo Stefano con i fratelli
Bandanza Liborio e Giacomo, i fratelli
Spallina, G.nni e Giuseppe, Vincenzo
Spallina, Spallina Giacomo, ancora più
sotto i fratelli Maggio F.sco Paolo e
Rosario, i fratelli Antista Bartolo e

Giacomo, mastro Giuseppe Agostino Di Vuono.
Mastro Bartolo Miriana le cui mercanzie venivano
esposte “Na Putia” di Via Maggiore. Ed ancora i
fratelli Spallina Vincenzo e Giovannino che
esponevano anche loro le proprie mercanzie
davanti alle loro putie di Via Porta Baciamano e Via
Mura. Tutti aspettavano gli acquirenti per smaltire
le proprie merci e poiché si trattava di attrezzi
realizzati con legname di pregio, ben lavorate,
quando finiva la fiera, finivano anche tutte le merci
che avevano esposto. Un tripudio generale, veniva
espresso cioè una clamorosa e generale esultanza da
parte di tutti per quello che avevano offerto e quello
che avevano realizzato finanziariamente. Infine è
doveroso menzionare con una breve descrizione il
paese, e gli abitanti. Il paese con i suoi 1100 metri di altezza sul livello del mare,
si erge imponente sulla catena delle Madonie, per la sua altezza, nei giorni di
ciel sereno è possibile scorgere il mare ed alcune isole Eolie, si vede anche
l’Etna spesso innevata nel periodo invernale. Con le caratteristiche viuzze, i
vicoli, i cortili, le ripide salite gli conferiscono un tipico aspetto medievale al
paese. La fertilità delle terre, l’ambiente suggestivo e incontaminato, la
ricchezza dei pascoli, l’abbondanza d’acqua purissima, la salubrità dell’aria,
associata alla grande capacità di adattamento e di resistenza degli abitanti,
nonostante i lunghi e rigidi inverni, hanno avuto assicurato una vita florida e
prospera, tant’è che il borgo è in corsa per la sesta zona blu appunto. Sono in
tanti che superano i cento anni e vengono regolarmente festeggiati dagli Amm.ri
Comunali del paese.

Giacomo Miriana