Cara Comunità di Scillato,
da ieri sera siamo insieme a Te, lo siamo stati tra le mura di quel santuario che abbiamo spesso osservato a distanza dalla corsia dell’autostrada. In un clima di festa e di gioia.

Siamo stati in mezzo a tutti i Tuoi figli. Per essere anche noi Tuoi figli.

Conosciamo il volto bello e luminoso della Tua maternità; il Tuo cuore “dilatato” di mamma che non si è mai risparmiato nella generosità verso gli ultimi a Te prossimi e i bisognosi di ogni angolo della terra. Conosciamo anche la forza e il calore del Tuo abbraccio che sa stringere a se ogni figlio di fronte al dolore, alla sofferenza, alla malattia e alla morte. Di Te, cara Scillato, era profondamente innamorato un sacerdote nostro amico, don Giuseppe Bellia. Ci diceva che avrebbe voluto concludere la sua vita nella Tua accogliente canonica. Si è spento invece, stroncato da una tremenda leucemia, nella fredda stanza di un ospedale catanese. In piena pandemia da Covid. Nel silenzio della solitudine.

Tanti di voi hanno avuto il dono di ascoltarlo e apprezzarlo. Lui conosceva l’arabo. Supponeva che probabilmente il significato del termine Scillato potesse essere: “così vuole Dio”. Se così fosse, cara Scillato, porti un nome che ti fa onore. Che ti riveste di una bellezza quasi divina che ci fa sentire il suo profumo. O meglio, i Tuoi profumi. Perché, se così fosse, non ci inebrieresti solo con il pungente odore della zagara delle Tue arance, ma anche con quello della profezia, quello che porta addosso un popolo che vuole vivere il battesimo in pienezza e che vuole camminare verso la santità. Quello di una comunità che sa abbracciare ogni sfida evangelica col coraggio contagioso della fede perché: “Così vuole Dio”.

Sappiamo che alcuni dei Tuoi figli saggiamente si son chiesti e si stanno chiedendo perché a Scillato ci saranno insieme due parroci. Perché il Vescovo Giuseppe ha scelto proprio Scillato, con Collesano e Piano Zucchi, come le prime parrocchie designate a costituire una unità pastorale, pur appartenendo a Comuni diversi. Sai, ce lo siamo chiesti anche noi. Una possibile risposta l’abbiamo trovata e la troviamo nell’etimologia del Tuo nome: “Così vuole Dio”. Sia questo il nostro piccolo e fiducioso atto di fede. Il nostro punto di partenza. Il nostro primo passo sinodale.

Per il cammino da farsi, a guidarci, ci sarà il Buon Dio, la Madre di Dio, la nostra Maria, la Vergine dell’ascolto che spezza ogni catena di male, il nostro Vescovo Giuseppe. Poi abbiamo pensato per noi tutti, a tre possibili intercessori, a tre angeli custodi per l’intera unità di pastorale sinodale di Collesano, Scillato e Piano Zucchi. Te li presentiamo. Portano tutti il nome di Giuseppe: Bellia, Dossetti e Puglisi. Di quest’ultimo due giorni fa ne era la festa.

Poi per Te, cara Scillato, abbiamo pensato anche a una possibile “madrina”. L’abbiamo trovata. Oggi è una cittadina del Cielo. Ma è stata in terra una donna forte che Tu, col cuore da sempre aperto all’ospitalità, hai adottato come Tua figlia. Si chiamava Eva. Era venuta da Te dalla lontana Russia per avere del pane da mangiare. Faceva la badante. Sembrava una roccia indistruttibile. Un brutto male l’ha “rasa al suolo” come un violento terremoto distrugge una torre che sembrava incrollabile. I Tuoi figli, cara Scillato, nel tempo della sua malattia l’hanno accudita, servita e amata. Giorno e notte. Eva si è spenta stringendosi al Tuo cuore di madre. Riposa nel Tuo camposanto.

Ieri sera, infatti, finita la celebrazione che ha dato inizio al nostro ministero sinodale, abbiamo posato delle rose bianche sulla tomba di Eva. Affinché Scillato possa essere sempre di più la casa di tutti e la piccola Betania della nostra Chiesa di Cefalù.

Da oggi non guarderemo più il Tuo santuario dalla corsia dell’autostrada. Perché sarà pure la nostra casa, la nostra casa di preghiera. Le cui porte ieri sera abbiamo trovato spalancate. Ad aprirle è stata la chiave del Tuo cuore di madre. A Te, anche per questo, il nostro primo e commosso: GRAZIE.

I tuoi parroci.

Don Franco e don Matteo