“Colors experience”, Ottagono Santa Caterina, Piazza Duomo, Cefalù, 18 – 26 maggio
Visitare la mostra del pittore Rosario Genduso è come fare un viaggio nel mondo dei colori, nel quale immediatamente si coglie l’aspetto gioioso di un’arte che gioca con infinite sfumature e molteplici forme e che permette un’immersione sensoriale che riguarda sicuramente la vista, ma che non esclude il coinvolgimento di altri sensi e, in particolare, la percezione del movimento, come nelle opere in cui fluttuanti fili d’erba e fiori sembrano danzare nel vento, ondeggiando in un’unica direzione, spinti da una dolce brezza, o creando eleganti incontri e intrecci, trame leggere sulla superficie in una coreografia osservata sempre da una posizione che rasenta il suolo, una prospettiva che accentua lo svettamento e lo slancio dell’elemento vegetale verso il cielo.

Movimento e danza, dunque, insieme a una grande energia che dall’opera si proietta in chi osserva, passando da una pittura materica, corposa, in cui le pennellate aggiungono materia alla materia, all’aspetto più profondo della psiche umana, donando un momento di gioia e di pausa dalle preoccupazioni del quotidiano e dalle angosce del nostro tempo. Opere da osservare e da toccare, perché il tatto può apprezzare l’eccesso di materiale pittorico o la mancanza di esso, “grattato” dalla superficie, perché il meno, a volte, può essere un valore aggiunto. È un artista eclettico Genduso, anche dal punto di vista delle tecniche pittoriche, tecniche miste in cui gioca un ruolo fondamentale la sperimentazione
Fiori, piante ed erba sono molto presenti, frutto della sua fantasia creatrice. Probabilmente non avremo modo di incontrarli, perché l’arte non sempre è rappresentazione della realtà così com’è, ma può essere rappresentazione di come vorremmo che essa fosse, e il nostro artista la desidera sicuramente colorata e danzante. Spesso i suoi fiori sono delle vere e proprie esplosioni, schizzi pluridirezionali che si allontanano fino a sfiorare improbabili corpi celesti lontani, in un incontro incantato tra microcosmo e macrocosmo.


Se l’elemento della terra, con i suoi vegetali, ha un ruolo fondamentale, non meno importante è l’elemento acqua, in particolare l’acqua del mare, declinata in tutte le sfumature di azzurro, di rosso, d’argento, di giallo e arancio, perché la superficie del mare riflette il cielo, e questo è una tavolozza da cui attingere e in cui i colori vengono accesi dal sole e dalla luna, nei tramonti e nei notturni, dove l’artista forza la realtà, a volte in maniera surreale, e crea suggestioni profonde, lunghi e impossibili riflessi di luna, superfici marine dai colori azzardati, tramonti come piogge o cascate di fuoco, onde come spirali avvolgenti di colore, onde dorate che toccano cieli di nuvole rosse. In questo allontanarsi dalla realtà, in una pittura che sembra tendere all’astrattismo, Rosario Genduso avverte la necessità di inserire un elemento facilmente riconoscibile, non però realisticamente raffigurato, ma alla maniera impressionista, evanescente, sfumato, indefinito, perché più che la realtà vuole rappresentare l’emozione, l’impressione: allora emozione, luce e colore diventano gli elementi fondamentali e le barche e le vele sul mare traghettano dalla realtà ai luoghi più nascosti dell’animo umano. Per citare Giuseppe Ungaretti, è come se si trattasse di un viaggio verso quel porto sepolto che è in ciascuno di noi.
Terra, acqua, aria e fuoco…
Il fuoco dei tramonti certo, ma il rosso è un colore molto presente nelle opere del nostro artista e, con una certa ritrosia, accenno a “Battaglia di colori”. Quando l’ho osservata per la prima volta, dopo avere già preso visione delle altre opere, mi sono sentita un po’ spiazzata rispetto all’idea complessiva che mi ero fatta della produzione di Genduso. Immediatamente, senza riflettere, seguendo l’onda della mia emozione, gli ho inviato questo messaggio, scritto di getto:
“Penso che quest’opera sia fortemente in contrasto con le altre… Io qui trovo tormento, dolore, distruzione, contorsione… Frane, uragani, incendi… Case travolte e volti sofferenti… Una sofferenza che potrebbe appartenere ai dannati di qualche cerchio infernale… In questo caso il colore non trasmette gioia e leggerezza, ma esaspera emozioni contrastanti, come un incendio che viene dal buio più profondo dell’animo umano e cerca salvezza, con scaglie di fuoco, verso cieli lontani”.
Quando successivamente l’artista mi ha comunicato il titolo dell’opera, appunto “Battaglia di colori”, ho continuato ad osservarla e a riflettere sul fatto che c’è sicuramente una battaglia di colori, ma non è solo questo: essa può essere evocativa di battaglie in guerra, ma anche di una battaglia di sopravvivenza in un mondo che l’uomo stesso sta rendendo inospitale, o una battaglia tutta interiore tra le forze opposte che lacerano l’animo umano, forze creatrici e distruttrici, lotta tra eros e thanatos. D’altra parte, l’opera che un artista consegna al pubblico, in qualche modo, non gli appartiene più e diventa oggetto di infinite possibili interpretazioni nell’incontro che fa con chi la osserva.
È evidente, dunque, che l’arte di Genduso sia un’esperienza di colore che dona gioia e pace ed è probabile che questa sia anche la sua poetica, l’idea che l’arte debba avere una funzione rasserenante, “come le profondità marine che restano calme anche quando la superficie è agitata” (Winckelmann) e oggi i tempi in cui viviamo sono molto agitati, ci offrono motivi di angoscia e avremmo tutti necessità di essere rasserenati. È chiara la gaia emozioneche quest’arte trasmette, ma c’è anche l’avvertimento di una situazione inversa, e cioè che la profondità sia agitata e la superficie serena, placida, per certi versi allegra,perché a volte il mare può essere calmo in superficie ma essere attraversato in profondità da correnti che lo agitano. E allora si può affermare che la gioia donata all’osservatore sia il frutto di un percorso di conquista che dal buio più profondo conduce ad un’esplosione di colore, dalle viscere buie e infuocate della terra ai colori della sua superficie e del cielo, dai labirinti dell’inconscio alle coreografie della coscienza e di questo dono bisogna senz’altro ringraziare Rosario Genduso.

Rosalba Gallà