Sono quasi 1000 le vittime sul lavoro nel nostro Paese da inizio 2023. E manca ancora un mese per chiudere il tragico bilancio di fine anno. I numeri parlano di una leggera diminuzione degli infortuni mortali rispetto al 2022, ma in effetti a diminuire del -21,5% sono gli infortuni mortali in itinere, mentre crescono ancora del 3,2% gli infortuni mortali registrati in occasione di lavoro”. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, commenta alcuni dei più significativi passaggi dell’ultima dettagliata analisi dell’emergenza realizzata dal proprio team di esperti. “Vorrei porre l’attenzione sui dati relativi ai lavoratori stranieri: una categoria ‘fragile’ con un’incidenza infortunistica ben superiore alla media nazionale, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. La formazione, infatti, rimane sempre uno dei principali fattori per ridurre gli infortuni, ma evidentemente dobbiamo riuscire ad incidere in modo molto più efficace anche sui lavoratori stranieri, superando le frequenti difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua e ad un background culturale molto diverso dal nostro”.

IL RISCHIO DI MORTE, REGIONE PER REGIONE, DA GENNAIO A NOVEMBRE 2023. DALLA ZONA ROSSA ALLA ZONA BIANCA.

In zona rossa nei primi undici mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 32,3 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Molise, Puglia e Campania. In zona arancione: Calabria, Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. In zona gialla: Veneto, Emilia Romagna, Marche, Sardegna, Lombardia, Trentino Alto Adige e Liguria. In zona bianca: Lazio, Toscana e Valle D’Aosta.

 IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER FASCE DI ETÀ: A MAGGIOR RISCHIO I PIÙ ANZIANI

E oltre alla definizione del livello di sicurezza per ciascuna regione, l’Osservatorio individua anche l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età. E lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità. 

Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, ad esempio, il rischio di morire sul lavoro è ben superiore rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (25,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro i 15,7). 

Un dato, quest’ultimo, che continua ad essere ancor più preoccupante tra i lavoratori più anziani; e infatti l’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (132,5), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (56,5).

I LAVORATORI STRANIERI SOGGETTI AD UN RISCHIO DI INFORTUNIO MORTALE PIU’ CHE DOPPIO RISPETTO AGLI ITALIANI

Intanto, anche gli stranieri deceduti in occasione di lavoro da gennaio a novembre, sono 142 su 745. Con un rischio di morte sul lavoro che risulta essere più che doppio rispetto agli italiani, gli stranieri, infatti, registrano 59,8 morti ogni milione di occupati, contro i 29,1 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.

(In allegato e sul sito https://www.vegaengineering.com/osservatorio/ sono disponibili i grafici e i dati).