Nel comizio del sindaco di Castelbuono Mario Cicero dell’ 1 luglio 2023, servito ad affermare l’ormai cronico pensiero unico che vede come “sterile polemica” tutto quello che non si asservisce al suo modus operandi, di nuovo abbiamo sentito solo urla.
Scarsamente creative, come il ripetuto ricorrere al concetto di democrazia. E ovviamente a senso unico.

Aveva ragione di urlare il sindaco, la delusione per l’esclusione di Castelbuono da parte della Commissione UNESCO è una spada, non una spina, nel fianco. Grave, e all’antitesi della creatività, l’accusa in pubblica piazza, seguita a dire il vero a pubbliche dichiarazioni rilasciate in un’intervista: Vico Equense, la cittadina campana vincitrice della candidatura Unesco per la gastronomia del corrente anno, non avrebbe raggiunto il podio per lecita valutazione. “Come ha detto qualcuno, c’è stata una scelta politica e non c’entrano niente i dossier” ha detto con livore il sindaco in piazza Margherita. Ma per affermare cose tanto compromettenti sul comune vincitore dovrebbe dimostrare e fare nomi, senza trincerarsi sul vago. Se invece Castelbuono avesse vinto, come sarebbe stata letta l’avvenuta presentazione della Candidatura di Castelbuono al Senato della Repubblica, presente il compagno La Russa, dai competitori? “Dobbiamo pensare se presentare i nostri dossier a Parigi”, ha affermato pure il sindaco Cicero, dando un’immagine della competizione UNESCO non proprio esaltante, in cui la qualità del dossier non conterebbe nulla. Gli converrebbe inviarle le carte a Parigi, non foss’altro che per togliere ogni dubbio su criteri di selezione ipoteticamente politici (nei quali dunque saremmo potuti incorrere anche noi, ma allora sarebbero stati cosa buona e giusta), o ha paura che in quella sede si potrebbero confermare le motivazioni dell’esclusione riportate nella lettera della Commissione nazionale italiana dell’Unesco, che ha ritenuto il nostro dossier caratterizzato da ristretta territorialità e insufficienza di attività legate al settore?

Sia mai! Il dossier era ottimo, parola del sig. Boscarino, rappresentante della società di consulenza BIA, lo stesso che lo ha redatto. Nessuno mette in dubbio che il dossier presentato per la candidatura fosse formalmente adeguato, ma sul contenuto di certo qualcosa non ha funzionato. E anzi, sulla “insufficienza di attività legate al settore e ristretta territorialità”, il sindaco non ha urlato, anzi si è guardato bene dal citarla e quindi di chiarirne il significato profondo.

In un infelicissimo passaggio del comizio il sindaco ha pure affermato che la politica non deve orientare i settori produttivi ma solo mettere regole (quali?), altrimenti si starebbe come in Unione sovietica. Ma, urtando nuovamente il pensiero unico, a noi viene da chiedere: per raggiungere obiettivi legati alla gastronomia non bisognerebbe incrementare e chiudere le filiere di settore? Per poter avere voce in capitolo e aspirare a riconoscimenti nel campo della gastronomia, sarebbe stato più corretto dare un serio impulso al settore agroalimentare, creando circuiti di vero chilometro zero, di sostenibilità ambientale, di percorsi culturali legati al cibo e poi chiedere i riconoscimenti. Non abbiamo visto altro che una collezione di iniziative, di esperienze, pescate dovunque si poteva, ma slegate fra loro, prive di una trama, di un filo conduttore, di una visione. Non c’era una progettazione di respiro internazionale come si addice a una competizione internazionale, né una visione radicata nel tempo.

Piuttosto che impiegare questi due anni a pagare per l’aspetto formale di una candidatura, perché non si è impiegato il tempo a riempire di sostanza il dossier? Perché lo strategico strumento dei distretti del cibo, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, che costituiscono un nuovo modello di sviluppo sostenibile per l’agroalimentare italiano, non è stato il cavallo di battaglia di questi anni se il fine è fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso?

Nell’eco del rabbioso argomentare su Vico Equense, il sindaco si è scordato di dire ai cittadini quanto ci è costato questo percorso. L’esorbitante cifra è circa 80.000 euro. Ma giusto per fare i confronti che in tanti casi sono indispensabili, per avere idea del tipo di impostazione data dalla cittadina competitrice, invisa al nostro sindaco, alla sua candidatura, abbiamo consultato il verbale di deliberazione della Giunta comunale di del 14/04/2023, sull’approvazione del protocollo d’intesa e degli indirizzi ai fini della candidatura a città creativa Unesco per la gastronomia, e la determinazione n. 800 del servizio II Turismo e cultura del 18 maggio 2023 per l’affidamento esterno dei servizi di collaborazione e supporto tecnico per il procedimento e i progetti afferenti alla candidatura. Contengono intenzioni, percorsi e obiettivi precisi, malgrado le insinuazioni di chi si è visto sconfitto.
Come se non bastasse, il sindaco è pronto a sperperare altro denaro affidando a BIA un fantomatico percorso di Geofood.

Ferma restando la delusione di tutti per un percorso di candidatura giudicato incompleto, tranne che dal punto di vista dei costi, rimane l’amarezza di aver sentito solo argomenti pretestuosi, piuttosto che un’analisi critica e seria che ci permetterebbe di ripartire.
A nulla vale alzare i toni per scatenare gli scontri, entro cui il nostro sindaco gode e si trova completamente a suo agio. È come nascondere la polvere sotto il tappeto al solo scopo di distrarre l’attenzione da questo colossale fallimento che, purtroppo per lui, avrà ripercussioni sui tanto agognati ruoli di governance di un “territorio” che avrebbe bisogno finalmente di molti fatti e di poche parole.

Costituente per Castelbuono