Sette stanze, sette piccole costellazioni d’arte, sette scrigni colmi di parole, musiche e immagini avvolti nel labirintico Palazzo Pottino, per raccontare la Natività: ecco il Presepe d’InCanto a Petralia Soprana.
Una sorta di non-luogo sospeso in un senza tempo, il cui scopo è quello di squadernare al visitatore le memorie, le nostalgie, gli intervalli rarefatti e i silenzi densi che questo borgo montano, eletto nel 2019 Borgo più Bello d’Italia, protegge dall’assalto rumoroso dei gigabyte.
Nato da un’idea di Padre Calogero La Placa e Leonardo Bruno che ne firma la direzione artistica, oltre che la regia a quattro mani con Santi Cicardo, quest’ultimo autore anche dei testi, il Presepe d’Incanto è innanzitutto una proposta di riflessione.
Intervistiamo i due protagonisti.
Perché è nato il Presepe d’InCanto? “Fin dalla sua nascita – afferma Leonardo Bruno – la nostra intenzione è stata quella di distillare nel Presepe d’Incanto la risorsa più preziosa dei nostri luoghi: il silenzio. Sentivamo, insieme a padre La Placa, l’urgenza di comunicare come l’evento più eclatante della storia dell’umanità: l’Incarnazione, si fosse compiuto nella semplicità di un tempo ordinario. Ci sembrava, a questo proposito, che il silenzio paziente, le ore mansuete, potrei dire la voce stessa della natura delle Madonie e delle architetture discrete di Petralia Soprana, si offrissero, senza troppi infingimenti, come uno scenario coinvolgente in cui installare il nostro percorso meditativo.”
Quindi non il consueto presepio settecentesco napoletano, non le meraviglie meccaniche a cui negli ultimi anni siamo stati abituati, né il classico presepe vivente. Cos’è allora il Presepe d’InCanto? “Per noi – dice Santi Cicardo – il Presepe è innanzitutto una possibilità d’espressione. Stare di fronte alla siepe, come ci suggerisce la parole stessa, trovarsi quasi come dei personaggi inconsapevoli, dinanzi all’Infinito che si spalanca, ci ha permesso nel tempo di svolgere una serie di riflessioni e di azioni, attraverso gli strumenti che più ci sono familiari, quelli dell’arte. Quest’anno abbiamo voluto scivolare, slittare, rimbalzare i significati più profondi della natività, su altri piani. Una sorta di libero gioco di associazioni, di metaforizzazione, di divagazioni si potrebbe dire, che attraverso i linguaggi della pittura, della poesia, della foto, della video arte, restituisse il legame più innocente e antico che tutti noi abbiamo con l’oggetto presepe. L’obiettivo, dunque, non è stato quello di ricreare un percorso religioso, cosa che peraltro abbiamo fatto negli anni passati, quanto predisporre una complessa trama di derive spirituali, di rimandi poetico-artistici senza alcuna rigida griglia interpretativa.”
Quindi cosa vuole essere questa installazione? “Il nostro percorso – spiega Leonardo Bruno – quasi un museo immersivo, oltre che la pulsazione di una meditazione dinamica, intrisa di religiosità e bellezza, intende restituire senza veli una comunanza e una comunità, che nonostante gli abbandoni, le colpevoli dimenticanze, l’isolamento che è costretta a vivere, riesce a organizzarsi, a ricreare nel non-luogo del Presepe d’Incanto tutta la sua memoria d’essere l’uno-con-l’altro e l’uno-per-l’altro. Perciò quest’anno, oltre alle meditazione che io e Santi abbiamo firmato ancora una volta assieme, con la collaborazione essenziale del fotografo Damiano Macaluso e di tutti quelli che mi seguono da anni in questa impresa, abbiamo voluto allestire una piccola Galleria d’Arte che esibisse proprio la forza e la bellezza di questo minuscolo borgo montano, attraverso le opere di artisti e visionari che in questa comunità, o forse meglio, da questa comunità pensano al mondo”.
Si tratta del Maestro Vincenzo Gennaro scultore di fama internazionale, della pittrice ingegnere Daniela Troina Magrì quotata artista presente in prestigiosi cataloghi di arte contemporanea, dell’affermato pittore Ignazio Albanese, dello scultore nonché promotore artistico della museo sottosale Enzo Rinaldi, del pittore Pietro Librizzi ideatore di Casapiena-microcentro, della pittrice Maria D’Alberti, di Giovanna Paternò e Riccardo Farinella.
La natività viene rappresentata dalle sculture realizzate dall’artista Pierluca Trapani che si è liberamente ispirato alle opere dello scultore siciliano Giacomo Serpotta.
I testi e le riflessioni, la voce e la regia teatrale sono del poeta attore e regista Santi Cicardo. L’allestimento scenico è realizzato Santino Alleri. L’allestimento tecnologico è di Giovanni Dinolfo e Riccardo Liotta.
L’organizzazione e la gestione, la comunicazione e promozione sono a cura della ProLoco guidata da Marinella Prestigiacomo e del Comune di Petralia Soprana.
Giorni di apertura
Dicembre: 23 – 24 – 25 – 26 – 28 – 29 -30
Gennaio: 1 – 4 – 5 – 6
dalle ore 16.30 alle 20.30