Amministrazioni, Sindacati, Associazioni ad hoc, Social, sono impegnati nella denunzia e ricerca di soluzioni per le liste d’attesa negli ospedali e per le condizioni critiche dei Pronto Soccorso.
Ma c’è un’EMERGENZA SANITARIA altrettanto se non più preoccupante: la mancanza di farmaci a disposizione degli utenti nelle farmacie.
Nonostante i farmacisti constatino la cosa giornalmente, non leggo da nessuna parte toccare l’argomento.
Mancano alcune insuline per i diabetici e quelle che vengono somministrate in alternativa provocano scompensi glicemici prima mai avvertiti.
Mancano medicine necessarie agli infartuati con azione su zone particolari dei reni per mantenere la pressione sanguigna regolare.
Mancano farmaci neurologici di necessaria somministrazione dovendosi a volte accontentare di dosi inferiori, moltiplicate, per raggiungere quella giusta, che però non rispettano la prerogativa di “rilascio prolungato”, evidentemente necessaria.
Consultati i depositi farmaceutici, rispondono che alla richiesta di 13000 unità, ne vengono mandate 3000, col risultato di non poter soddisfare l’utenza.
Pare che alle Case Farmaceutiche non arrivi la materia prima per poter produrre, proveniente dalla Polonia (?) o zone limitrofe, impegnate in guerra.
Interpellata la Farmacia Vaticana, un tempo soluzione di tutti i problemi, dichiara di richiedere all’estero, per poi rispondere: non si trova in tutt’Italia.
La produzione, magari ridotta, è forse destinata a mercati più danarosi?
Credo che la situazione sia piuttosto grave.
Dobbiamo noi Italiani morire tutti per assenza di cure?
Chi dobbiamo sensibilizzare? E chi è in grado di porre rimedio? Mi chiedo.
Dopodiché mi sono rivolta all’Amministrazione Comunale di Cefalù, conscia che non potesse avere poteri di risoluzione, ma che potesse sollevare l’opinione pubblica per lo meno locale, per poi, chissà, fare da cassa di risonanza.
I Sindacati cui ho chiesto un’opinione sulla situazione, si sono dichiarati disarmati in quanto, essendo le Case Farmaceutiche enti privati, fuori della portata delle loro pressioni. Giustamente.
Intanto i farmacisti confermano che persiste il problema.
Un recente articolo, è stato da poco pubblicato su un giornale della categoria dei farmacisti europei.
Il fenomeno va avanti in Europa da circa DIECI anni e si è acuito in maniera cruciale nel 2023 (65%).
Non è quindi tutta responsabilità dei conflitti in atto.
I farmacisti reclamano una maggiore flessibilità nell’esercizio del loro lavoro per poter sfruttare le loro competenze in sostituzioni e combinazioni di farmaci.
Vero è che medici e farmacisti sono stritolati da una burocrazia imponente che li priva di una minima deroga da “compresse” a “bustine”, per fare un banale esempio, ma credo che qualsiasi normale farmacista avrebbe delle serissime difficoltà a “sintetizzare” un’insulina.
Auspicano una tempestiva notifica delle carenze, una più regolare ed equa distribuzione nei vari paesi europei e confidano nella riforma della legislazione farmaceutica dell’UE.
Ho fatto una semplicissima, facilissima, banalissima ricerca.
EMA ed AIFA, rispettivamente organo europeo e italiano del farmaco, regolano l’ammissibilita, l’accessibilità, il monitoraggio, le tariffe, la distribuzione dei farmaci.
Essi sono finanziati per circa l’86% dalle Case Farmaceutiche, per il 14% dall’UE e per meno dell’1% da altre fonti.
Da questi dati è quasi superfluo chiedersi di chi fanno gli interessi EMA ed AIFA: delle Case Farmaceutiche o dei cittadini europei?
A chi legge la risposta.
Franca Panzarella