L’Ammiraglio Galbo Rosario fu Giacomo e fu Filippone Domenica è nato a Geraci Siculo il 5 maggio 1915. La famiglia gli fa frequentare le scuole elementari fino al diploma del Liceo Scientifico in un collegio religioso a Palermo. Successivamente, intraprende gli studi presso l’Università di Palermo nella facoltà di Matematica e Fisica. Perde il padre Giacomo e la famiglia viene seguita dalla nonna paterna, Corredino Rosa nata a Geraci 1’11/11/1861 e deceduta il 22/12/1941. Rosario quindi decide di partecipare ad un concorso su suggerimento di un amico, per l’ingresso all’Accademia Navale di Livorno. Vince il concorso, così iniziò i corsi normali per Ufficiale del Genio Navale della Marina Militare. Conclusi gli anni da allievo (tre anni) dopo la nomina a Guardia Marina si trasferisce a Genova, per completare gli studi di Ingegneria Navale e Meccanica all’Università di quella città.

Si laurea dopo due anni nel 1939 con la specializzazione di Architettura Navale. Al termine del ciclo di studi, viene imbarcato, come sommergibilista volontario, sul Sommergibile Faa di Bruno. Ebbe l’incarico da subito di studiare e approfondire per trovare una nuova sagomatura della Carene che offrisse minore resistenza nell’acqua per consentire quindi una maggiore velocità ai sommergibili. Durante la prima uscita in mare, il 10/06/1940, il battello riceve il messaggio “oggi partito noto personaggio per Londra e Parigi”: era la dichiarazione di guerra alla Gran Bretagna e alla Francia; insieme al messaggio c’era l’ordine di effettuare la prima missione della Marina lungo le coste francesi. Nel 1941 riceve l’ordine di trasferimento sul Sommergibile Micca, il più grande sommergibile della nostra Marina, adibito alla posa di mine nelle aree di transito di unità navali nemiche e, in secondo tempo, al trasporto di rifornimenti alle forze nazionali in Libia, in base alle linee di posizione italianein nord Africa. Nel 1942 sbarca dal Sommergibile Micca e resta nell’Arsenale di Taranto in attesa di altra destinazione. Appena sbarcato, il Micca parte per un’altra missione e viene silurato, mentre naviga in emersione, da un Sommergibile Inglese di fronte a Capo Santa Maria di Leuca; colpito nella zona poppiera dello scafo, va a fondo con l’equipaggio ancora in vita, tranne 17 tra Ufficiali, Sottoufficiali e Marinai che si trovavano in torretta; viene organizzata una missione di soccorso della quale fa parte anche Rosario (in quanto esperto tecnico del sommergibile e conoscitore del battello), che arriva sul luogo dell’affondamento in pochissimo tempo e riesce a mettersi in contatto con i sopravvissuti attraverso una boa telefonica, ma non vi è il tempo necessario per far arrivare da Taranto un pontone gru per poter recuperare i superstiti prima che si esaurisca l’ossigeno rimasto nello scafo. Il relitto del Micca viene ritrovato nel 1994 a tre miglia dalla costa, su un fondale di 80/85 metri. “Il figlio di Rosario, Giacomo anche lui in forza della Marina Militare ci racconta che durante la destinazione presso il Comando del V gruppo Dragamine di Ancona, ha conosciuto un Maresciallo Palombaro in forza presso il locale SDAI (subacquei demolitori armi insidiose) egli ha riferito di essere uno dei superstiti del Micca ed inoltre gli ha parlato della sua vita di bordo con il suo papà”. Poco dopo l’evento del Micca, viene trasferito a Lero dove segue il supporto tecnico della base della Marina e delle Unità Navali Italiane presenti nel Dodecaneso, all’epoca arcipelago appartenente all’Italia. Mentre trascorre una breve licenza di ricondizionamento per sommergibilisti a Merano, scendendo nella hall dell’albergo dove alloggiava, si accorse che dei soldati tedeschi stavano effettuando un rastrellamento (è l’08/09/1943).

Rapidamente torna in camera e si cambia in abito civile (all’epoca si stava sempre in uniforme, anche quando si era in licenza) e riesce a fuggire e a raggiungere Pisa dove rimane presso parenti, fino al passaggio del fronte alleato verso nord e la liberazione dai tedeschi. Rientrato a Roma e presentatosi allo Stato Maggiore della Marina, ottiene di essere reintegrato imbarcando come direttore di macchina del cacciatorpediniere Artigliere e successivamente sull’incrociatore Luigi di Savoia Duca degli Abbruzzi. Durante quest’ultimo imbarco sul Duca degli Abbruzzi, viene effettuato il trasferimento di Vittorio Emanuele III e della moglie Elena in esilio in Egitto, ospite del Re Faruk dopo l’abdicazione del Re in favore del figlio Umberto I. Nel 1950 riceve l’incarico di Direttore della Macchina della Corazzata Andrea Doria, nuova nave ammiraglia della nostra Marina, dopo l’assolvimento delle clausole del trattato di pace. Durante questo periodo, conosce a Roma, durante una festa, la Signorina Amalia Castro che sposa il 28/04/1952.
Finito l’imbarco sul Doria, viene destinato a La Spezia presso MARIPERMAN (Commissione Permanente di Studi e Ricerche della Marina, oggi CSSD: Centro Studi e Ricerche Navali); contemporaneamente svolge lezioni presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. Nel 1955 viene trasferito a Taranto presso l’Arsenale, prima come Capo Ufficio Lavori Tecnici e poi come Capo Ufficio Approvvigionamenti. In particolare, nel periodo di destinazione a Taranto:
Segue il recupero dello scafo del Sommergibile Bario, affondato, durante la guerra, prima del completamento dei lavori di costruzione, nel Mar Piccolo;Dirige il suo riallestimento ed entrata in servizio, con il nome di Sommergibile Calvi, primo nuovo sommergibile di costruzione italiana ad essere operativo dopo la fine della guerra.


Segue l’allestimento delle quattro nuove fregate classe Costellazioni (Cigno, Castore, Canopo e Centauro);Cura il recupero di un mezzo navale anfibio di grandi dimensioni, incagliatosi in una secca nel Mar Grande.Nel novembre del 1965, viene trasferito a Roma come Capo Divisione presso NAVALCOSTARMI, la Direzione Generale delle Costruzioni Navali e Meccaniche. Con il grado di Contrammiraglio, viene destinato, come Relatore Tecnico, a MARICONSUP, il Consiglio Superiore della Marina Militare ove rimane fino al congedo avvenuto il 31/12/1974, con il grado di Ammiraglio Ispettore Capo. Rimane in pensione fino al 27/01/2006, data della sua morte presso l’Ospedale Militare del Celio di Roma, dopo la continua, incessante ed amorevole assistenza della moglie Amalia, che lo ha raggiunto all’ultima spiaggia il 01/05/2018. Ora riposano insieme nella Cappella di famiglia, nel cimitero di Geraci Siculo, e sull’altare la bandiera della Marina Militare Italiana avvolge le due urne contenenti le ceneri. Le notizie sull’Ammiraglio Ispettore Capo, Galbo Rosario sono state riferite dal figlio Giacomo, anche lui oggi Ammiraglio della Marina Militare Italiana e vive a Roma.
La memoria bisogna tutelarla, preservarla, recuperarla, per quanto possibile, mettendo in evidenza chi ha contribuito e migliorato la nostra storia ambientale che va diffusa per le nuove generazioni.
Giacomo Miriana