Il gruppo di ex alunni dell’Istituto Pietro Domina di Petralia Sottana che ci vede qui riuniti, ha risposto con sollecitudine e gioiosamente all’invito rivoltoci da Gandolfino ed Alberto. Perché? Mi sono chiesto.

Non certamente per gustare il luculliano pranzo che ci preparerà il ristorante, giacché le nostre budella gradiscono, oramai, di più un piatto di pasta ca tinnirumi da cucuzza. Dopo avere spremuto per un poco le mie aggrippate meningi, ho trovato la risposta al quesito. Vogliamo incontrarci perché gli occhi della memoria guardano al di là delle rughe dei nostri volti, delle occhiaie, delle protesi dentarie e acustiche che ci portiamo appresso e vedono la nostra giovinezza, ormai inesorabilmente trascorsa, seduta tra gli enormi banchi di legno che riempivano le aule scolastiche dell’istituto Domina, composta e attenta a seguire le lezioni; vedono la nostra vitalità e gaiezza, la nostra preoccupazione e l’ansia nella attesa di essere interrogati e non saper rispondere; vedono noi tessere nelle ore preserali, il corso Paolo Agliata da piazza Duomo alla tipografia Pollara, parlando dell’IO di Hegel o del noumeno di Kant, della indigesta consecutio temporum o del dantesco Paolo e Francesca. Vedono, anche, riaffiorare i ricordi delle marachelle che combinavamo in classe, delle interrogazioni che ci creavano ansia, della voglia di prendere buoni voti.

Siamo oggi pensionati, felicemente sposati, genitori, nonni; siamo stati professionisti o burocrati, insegnanti bravi, laboriosi, persone leali, oneste e rispettosi cittadini, abbiamo saputo vivere la nostra vita in modo soddisfacente, ma la nostalgia del vissuto di quegli anni è difficile da dimenticare e ci viene, perciò, naturale cogliere al volo l’occasione che ci si presenta per farla riaffiorare. Nel cassetto della mia scrivania conservo le foto di gruppo scattate in occasione di eventi come le gite scolastiche o il giovedì delle comari. Ogni tanto le tiro fuori e osservo i volti di quei giovani biondi e bruni ben pettinati, col sorriso sulle labbra e mi viene un nodo alla gola.

Mi preme ricordare che il 3 luglio 2023, si è consumata una tragedia: quel glorioso monumento di cultura che è stato per il territorio delle alte Madonie, l’Istituto Domina di Petralia Sottana, dopo 103 anni ha chiuso definitivamente i battenti. Le spesse mura di quell’edificio che hanno ascoltato le voci di migliaia di studenti e di centinaia di professori; che hanno ascoltato declamare i versi di Leopardi e di Omero, il vociare degli alunni, i rimproveri dei docenti, da adesso non udranno più nulla. Un silenzio assordante avvolgerà quell’edificio nello stesso modo in cui avvolge le case, le piazze dei nostri paesi e la campagna tutta delle Madonie. Rimangono solo presenti nella memoria di noi anziani, le aule scolastiche piene di alunni, i suoni melodiosi nelle campagne di voci umane mescolate a quelle del coccodè delle galline, del belare delle pecore, del ragliare dell’asino; i passi talvolta cadenzati, talvolta affrettati dei paesani risuonanti lungo le Vie; i giuochi dei ragazzi nelle piazze, la vita che scorreva in perfetta simbiosi tra i bambini, i giovani, gli adulti e gli anziani.

Vorrei che i nostri amministratori invece di gestire l’ordinario si dedicassero alla ricerca di soluzioni per tamponare, intanto, l’inarrestabile spopolamento del territorio, nell’attesa di una positiva soluzione che possa vedere questi meravigliosi luoghi riacquistare la loro vitalità. Il mio vuole essere SI lo sfogo di un cittadino madonita ma, anche, una denunzia.

Tito Macaluso