Cara sorella, caro fratello,non amo restare ancorato a romantici ricordi e a iridescenti nostalgie. I ricordi possono diventare una piacevole e quasi anestetizzante ninna nanna sociale, culturale, pastorale e spirituale: la culla dell’infantilismo esistenziale. Nostalgie, pallidi tramonti che arrestano l’estasi delle prime luci dell’alba. Di ogni nuovo giorno da vivere.

Chiedo pertanto a me stesso e a ciascuno di voi che quella “nostra” sera del 5 luglio non si arresti tra i binari del treno dei ricordi, non sperimenti i danni di un possibile deragliamento per caduta massi dalla montagna della nostalgia.
La celebrazione eucaristica è stata una pioggia abbondante di gioie ed emozioni. Vere e limpide. Pioggia che ha “bagnato”, “pulito”, “rinfrescato”, fatto brillare il nostro essere discepoli di Cristo e figli della Chiesa. È stato come se la nostra vita battesimale avesse reso manifesti tutti i tesori della grazia divina. Dai bordi dell’altare vi osservavo. Vi amavo. Non solo con gli occhi, appannati da qualche lacrima, ma con il cuore. Ho sperimentato l’ebbrezza della contemplazione che ama. Davanti a me vi era un luminoso e vivente tappeto di umane briciole eucaristiche fatto da voi tutti. Con il vostro esserci. Vi ho visti come un grande prato verde rivestito di gocce di rugiada. Quelle dello Spirito Santo, di cui ognuno di voi era imperlato. La vostra presenza ha donato la luce della santità in cammino al nostro essere popolo di Dio. Ha baciato il “nostro” ministero. Con l’intelligenza della fede e la sapienza della vita. Osservandovi, cercavo di comprendere che cosa potesse significare per Dio vederci e amarci tutti come Suoi figli, con la stessa dignità.
Quell’essere ciascuno, ai Suoi occhi, unico e insostituibile. Mi chiedevo attraverso quali categorie potessi provare a capirlo. Sapevo bene che non mi bastava un manuale di teologia, un paragrafo o una pagina di un catechismo. Guardandovi ancora, mi ricordavo che ognuno di voi, in tutto questo laborioso “pensare” e “pregare”, mi era stato e mi era da maestro e da testimone. Quella sera del 5 luglio me lo ha insegnato col sorriso dei suoi occhi Suor Emanuela, ormai da anni su una sedia a rotelle. Lei che continuava ad amarTi come Padre e come “sposa” del Tuo Figlio, con la stessa bellezza del giorno della sua vestizione.


Me lo ha “gridato” col suo abbraccio Pietro, il marito di Maria Enza, la mia amica e compagna di liceo. È nata a “vita nuova” 10 anni fa, a seguito di un brutto e cattivo tumore che l’ha costretta ad affidare alle cure paterne del suo sposo il piccolo Michele. Pietro, quella sera del 5 luglio, era presente per farsi per me “dono visibile” della presenza di Maria Enza. Per insegnarmi che la morte non ha ucciso il loro amore, unito dal sigillo della Paternità di Dio.
Me lo hanno voluto ricordare Maria Rosaria e Vincenzo col dono del loro Crocifisso. La morte ha rubato loro la figlia Martina con un arresto cardiaco durante una gita liceale. Quel Crocifisso con le braccia aperte ma non inchiodate sulla croce si fa per me voce illuminata e illuminante della loro fede in Dio Padre. Per loro due e per Martina è il Dio della vita e dei viventi. Della vita eterna.
Suor Emanuela, Pietro, Maria Enza, Maria Rosaria, Vincenzo e Martina sono voi tutti. Tutte mie briciole eucaristiche della terra e del cielo, lievito della mia esistenza di uomo, padre e fratello in cammino verso la Meta. Ognuno di voi, in questi 25 anni del “nostro ministero”
in tempi diversi e in modi differenti mi ha fatto incontrare, conoscere, accarezzare, abbracciare il volto di Dio. Mi ha portato nel Suo cuore. Nelle profondità delle Sue viscere. Voi tutti per me siete e sarete un frammento della Sua Paternità e le candide molliche del Corpo del Suo Figlio.
Molti di voi, con generosità, mi avete fatto dono di un bellissimo Evangeliario. Chiedo al Signore che tra le righe della Sua Parola di Vita, possa continuare a leggere i vostri volti e nomi, che mi permettano, sempre più, di passare dal vangelo alla vita e dalla vita al vangelo.
Grazie ancora.
Vostro Franco.
Parroco
Responsabile Servizio Pastorale Comunicazioni Sociali
Ps: Permettetemi di dedicare questo testo anche a mio fratello Giacomo, nel giorno della sua nascita. Dal Cielo anche lui continua a essere quella briciola “divina” che pulsa nel cuore del “nostro” ministero.