Donna anticonformista e battagliera, negli anni ’60 fu consigliera comunale comunista di Petralia Sottana . Ha dedicato la sua vita alla famiglia e all’insegnamento, formando generazioni di petralesi.  

Tema

La mia maestra è differente.La mia maestra compie oggi 100 anni.Tanti ne sono passati da quando l’ho conosciuta. Non ricordo il primo giorno di scuola elementare, ma tanti episodi e tante lezioni impartite da una donna eccezionale che per noi è stato un faro, la maestra Lansalaco.

Abbiamo capito negli anni la fortuna che abbiamo avuto nell’essere stati allievi di una donna che non ci ha impartito esclusivamente nozioni, conoscenze e istruito ad abilità fondamentali;  ci ha formato soprattutto come cittadini consapevoli dei nostri diritti e doveri.

Donna attiva socialmente e politicamente si è spesa per la famiglia e per l’insegnamento con uno spirito lungimirante e decisamente innovativo.La mia maestra ci ha innanzi tutto fatto vivere l’esperienza dell’inclusione a tutti i livelli, coinvolgendo gli alunni della classe valorizzando l’individualità di ognuno. Ci ha fatto crescere in un clima relazionale sereno dove accogliere tutti, dove il diversamente abile era perfettamente integrato nel gruppo classe, e questo quando ancora l’inclusione scolastica era stata appena avviata (spesso solo sulla carta) e che avrebbe dovuto veder passare ancora 15 anni affinché venisse consolidata come legge.  

La mia maestra è differente, per insegnarci qualcosa si inventava sempre “un gioco”: un giorno era l’ufficio postale con tanto di impiegati, timbri, telegrammi, bollettini di conto corrente da compilare… e poi giù in cortile dove un gruppo di alunni, che interpretavano pianeti e satelliti,  avevano il compito di spiegare il sistema solare e i moti di rotazione e rivoluzione, le eclissi, trasformando una lezione di geografia astronomica in una curiosa danza come quella dei dervisci.  

E le espressioni algebriche? Trenini con vagoni che contenevano cifre e operazioni.La classe aperta, ribaltata, i sussidi didattici, la drammatizzazione, la cura delle aiuole, le uscite didattiche erano una costante quando ancora, nelle altre classi,  tutto era meramente nozionistico.

E quando ci ha spiegato il sistema metrico decimale e le unità di misura? Credo che quello dei liquidi, oltre a noi alunni,  lo ricordano ancora i collaboratori scolastici che hanno trovato la classe allagata.

Ci ha resi protagonisti del presente, spiegandoci le ragioni e le tragedie di un periodo storico complesso per gli adulti e ritenuto impossibile da esporre ai bambini; se ci si rivolge agli alunni come piccoli adulti niente è difficile, e così ci ha sempre trattati. Ci portava delle riviste illustrate (non ne ricordo il nome) dove si trattava di tutto: la questione ambientale partendo da Seveso, incidente che noi non potevamo ricordare poiché troppo piccoli, con quelle immagini forti che ci hanno certo segnato per tutta la vita, come le immagini dei campi di sterminio e la Shoah; la questione razziale, ancora tema forte in piena era di Apartheid e KKK; la guerra fredda e il pericolo atomico. E poi gli anni di piombo, la lotta armata, il terrorismo. Piccolissimi abbiamo appreso del sequestro Moro in una assemblea della scuola, ma è stato in classe  che la maestra, la mia maestra differente, ci ha spiegato e fatto capire cosa era realmente successo. Prima elementare, ogni giorno seguivamo la vicenda perché in classe arrivava il quotidiano, perché a casa, poi,  seguivamo al telegiornale con i genitori un po’ stupiti quando dicevamo “ce lo ha raccontato la maestra a scuola”; e poi il ritrovamento del corpo in Via Caetani e l’invito di scrivere un piccolo componimento su questo tema. Ho ancora il quaderno dove in quelle poche righe racconto lo sgomento davanti la notizia di un uomo che era stato ucciso ingiustamente lasciando moglie, figli e un intero paese sgomento. E quel disegno a corredo, (mi ha sempre spronato a disegnare) dove dal cofano aperto di  una macchina rossa (così era la narrazione dei nostri apparecchi televisivi ancora in bianco e nero, “perché quelli a colori fanno male agli occhi”) si intravedeva il cadavere di un uomo e una donna che col suo fumetto ci informava che gli avevano ucciso il marito.  E il giudizio sul temino? “Stile giornalistico”. Allora non capii.

La mia maestra è stata sempre profetica con gli alunni e non ne ha sbagliata una, il mio percorso di studi e di vita li devo a lei, così come tanti dei miei compagni.La mia maestra non ci faceva imparare le poesie a memoria, in realtà, credo, che a memoria ci abbia fatto imparare solo le tabelline. Eppure me ne ricordo tante di frasi di libri, citazioni e poesie; soprattutto ricordo canzoni. La mia maestra ci raccontava le cose anche attraverso la musica. Non ricordo ci abbia mai fatto cantare un motivo dedicato ai genitori o agli eventi festivi, però ho imparato l’Inno di Mameli, Bella Ciao, Fischia il vento… ma anche canti della tradizione siciliana.

La mia maestra ci faceva intervistare i nostri genitori, a scuola, per portare testimonianza su attività lavorative che spesso non venivano considerate importanti, però  indispensabili per la collettività, ci ha così insegnato l’importanza del rispetto per le origini e per i nostri genitori.

La mia maestra ci inviava a raccogliere interviste per strada, abituandoci a dialogare con il  prossimo senza timidezze e ritrosie.La mia maestra ci ha fatto amare il nostro paese, la sua storia, usi, costumi, tradizioni, natura, artigianato, folklore: Ci faceva tenere un quaderno dove trascrivere tutto quello che era “petralese”, ci ha “iniziati” all’identità e alla memoria.  Pure questo quaderno è  conservato gelosamente.

Gli anni delle scuole elementari sono volati via,  ma la maestra è rimasta un importante punto di riferimento a cui chiedere un parere, un consiglio; il suo giudizio è sempre stato fondamentale per poter intraprendere o proseguire un percorso.Ti diplomi, prima di tutto vai a comunicarlo alla maestra. Ti laurei ? La tesi per prima la vede la maestra.

Qualsiasi iniziativa è passata dalla maestra, aspettando un suo giudizio, sempre severo ma giusto.La sua opinione è stata fondamentale quando ho iniziato a occuparmi attivamente di politica, mostrandosi felice e allo stesso tempo ispiratrice e eccellente consigliera.

La sua casa a Petralia per me rimarrà sempre la casa della maestra, che ho avuto la fortuna di frequentare da alunna, da ex alunna e  che ora, purtroppo non vedo più aperta.

Ho un solo rammarico,  oggi per motivi di lavoro, non posso andare a salutare la mia maestra, a fargli gli auguri per il suo compleanno. Ma so che lei sarà comprensiva, lei che, anche quando stava poco bene, cercava di  essere sempre presente a scuola per i suoi “carusi”.

Ti voglio bene maestra Giovanna, grazie per tutto, grazie per aver contribuito a farmi diventare come sono!

Lucia Macaluso