Cosa è Gibilmanna per Gratteri? Tanto e molto di più, perché quello che un gratterese prova quando si affaccia dalla tribuona granni non è soltanto poesia, bensì un pulsare dentro il suo spirito di un ineffabile senso di comunione col creato e il suo Autore, sì da far sciogliere la memoria in un canto sempre uguale, come

 Sempre uguale immutabile,

sospeso tra cielo e terra

io qui ritrovo

un silenzio arcano,

testimone mistico,

sovrano,

d’una vicenda

scritta coi caratteri del tempo

sulle vaste chiome intricate,

sui tronchi robusti

delle querce giganti,

muti simulacri

di secoli passati

sulla faccia della terra.

Ritrovo il senso dell’infinito,

dell’eterno,

la beatitudine della vita

faccia a faccia con l’amore di Dio

che sempre, senza fine, la rinnova;

lo sgomento e la gioia

della presenza dell’Essere

sotto lo sguardo irresistibile

d’un cielo rapace.

Dolce di tanto intanto

mi giunge il suono

di campanacci annunzianti

mandrie nascoste

nel fitto del bosco

e greggi al pascolo

nei prati estesi

sui pendii dei monti

e nelle spianate ampie

ridenti a valle.

Dalle Madonie imponenti,

austere, al mare

guardo commosso

la mia terra

e prego.

Ecco perché sentiamo di chiedere la conservazione di uno spazio ampio attorno al Santuario, perché questo possa conservare quella prerogativa di “clinica dello spirito” attribuita da San Paolo VI ai santuari in generale, che noi riteniamo propria del nostro in virtù, appunto, del suo sito, che venne scelto in passato, prima dai benedettini e quindi dai romiti, prima che il Servo di Dio nostro compaesano ne facesse, anche lui, luogo di ricerca di Dio sotto lo sguardo amorevole della Madre celeste.

GIUSEPPE TERREGINO