Ci sono libri che ti prendono profondamente da quando li inizi a quando finisci, “Lo scandalo della felicità” è uno di questi, scritto da Pina Mandolfo, scrittrice siciliana, autrice di tanti bei lavori, edizioni Vanda.


Lo scandalo della felicità è un libro che cattura il lettore sotto vari aspetti, per il contenuto affrontato, per la forza ed insieme la delicatezza con cui si parla della storia della protagonista la principessa Anna Valdina, una donna realmente vissuta che ebbe una vita particolare come si legge nel libro di cui non vogliamo certo svelare i particolari.
Una storia che cattura il lettore, immergendosi grazie alla sapiente scrittura della scrittrice nel mondo di Palermo del ‘600, dominata dagli spagnoli e governata da logiche di potere dove poco spazio avevano i sentimenti, i desideri , piuttosto logiche di convenienza economica avevano la meglio.
Cosi accade che Anna, poco più che bambina , immersa tra giochi d’infanzia e agi nei quali viveva viene portata con l’inganno in un convento, con l’illusione di apprendere le regole del buon costume,che si addicono ad una famiglia di buon casato.
In realtà lei e le sue sorelle verranno con violenza strappate alla gioia del vivere e cedute ai conventi, da un padre cattivo e avaro perchè non vengano disperse le ricchezze con i matrimoni.
Vedremo Anna entrare piccina in un convento e la vedremo in diverse fasi della sua vita costruire lentamente la sua personalità e il suo carattere.
Quella di Anna, la cui storia è venuta fuori grazie alle ricerche della nostra scrittrice da documenti d’archivio , è una storia che accomuna molte donne di quel secolo, molte entravano in convento non per affezione alla fede, ma perchè costrette a sottomettere la loro volontà, venivano accolte nei conventi da falsi sorrisi, finta dolcezza .
Quello che all’inizio poteva sembrare una scoperta, un gioco , un’avventura poi diviene prigione , dove il silenzio assordante, nasconde urla di dolore e ribellione a qualcosa che non era scelto, ma imposto.
Obbedire questo Anna , doveva fare, obbedire e tacere, ma Anna non smetterà mai di volere ascoltare la sua volontà, disobbedendo alla falsità imposta e dicendo ad alta voce quello che altre non osavano dire : “io non sono una monaca”.
La nostra autrice ci racconta nelle pagine, la solitudine feroce che si prova nel subire un’ingiustizia come quella di chi viene privata della libertà, in questa avventura buia, Anna non smetterà mai di sperare in un ravvedimento della decisione del padre e in un’aiuto da parte degli organi della chiesa, troverà solo porte chiuse, sguardi incattiviti , Anna arriverà a dire descrivendo il luogho “qui non ci si tocca, non ci si parla, non c è amore ”.


Anna si consolerà pensando alla sua giovane età , ai ricordi di bambina, alla fortunata empatia provata per un’altra suora chiusa nel convento per vendetta del marito, la musica, sarà una preziosa compagna, aggrapparsi ai ricordi , ai sapori, agli odori della infanzia le darà conforto, finchè questi non basteranno più.
Pagine intrise di dolore, ma anche di forza, di speranza mai sopita “sfiderò l’accanimento feroce che si compie su di me” cosi si legge ed Anna ci piace molto per questa sua rivoluzionaria forza che ci commuove e ci porta a riflettere su tante storie taciute.
La superbia umana non ha confini , ma la smania di libertà è più forte di ogni cattiveria, una bella lezione di vita, una testimonianza che merita attenzione e memoria.