Il sindaco Gandolfo Librizzi

Un messaggio (disperato) in bottiglia. Qualcuno lo leggerà?

“Questa mattina, con gli altri Sindaci, scrive Gandolfo Librizzi, sindaco di Polizzi Generosa, i medici di base e il Direttore Sanitario, ho partecipato a una video conferenza territoriale del Distretto Sanitario 35 delle Madonie. Prima, a un’altra sulle nuove linee programmatiche delle politiche socio sanitarie.

Il quadro che ne è emerso è a dir poco sconfortante e sconsolante. Disarmante. Su tutti i fronti (e sono molti). E non da ora.

Ho condiviso il grido allarmante e allarmato degli operatori con l’evidenza fanciullesca di constatare “che, inutile girarci attorno, non c’è sanità in questo territorio, essendo tante e gravi le problematiche”, un elenco puntato infinito arcinoto: dalla carente situazione oggettiva dell’Ospedale “Madonna dell’Alto”, allo stato della Medicina territoriale di base, alle Guardie mediche, agli stessi Medici di base. In una parola, lo stato dell’arte di quella che è oggi la sanità nelle Madonie e le condizioni nelle quali gli operatori sono chiamati a lavorare (per la verità non solo nelle Madonie, ma che qui, al pari delle altre aree interne fragili e depresse e con una popolazione anziana, si acuisce di più rompendo ogni speranza residua di avere una cura proporzionata al caso, efficiente ed adeguata).

Perché ci si è ridotti così? Le cause sono tante e complesse. In ultimo, la crisi pandemica e l’emergenza COVID che hanno tracimato le residue possibilità di una sanità territoriale ed ospedaliera adeguati alla misura minima del diritto alla salute dei cittadini che risulta oggi chiaramente compromessa.

Il re è nudo e continuare a nascondersi di vederlo nudo, industriandosi in tante ipocrisie di sistema, non aiuta.

Purtroppo siamo giunti a un punto di (quasi) non ritorno, con tutto il peso solo sulle spalle dei pochi (e male attrezzati) soggetti che operano come possono, come fossero in terre, senza mancare di rispetto a nessuno, da terzo mondo. Chi può scappa ma la maggioranza è incastrata. Basta aggirarsi un po’ in giro per vedere.

I sindaci, inchiodati al loro mandato, senza nessuna competenza al riguardo, strumenti e risorse, sono, loro malgrado, il solo diretto riferimento dei cittadini che a loro si rivolgono se non per avere risposte, almeno per un po’ di ascolto.

Un Sindaco può scrivere, parlare o chattare quanto vuole ma il muro di sordità è duro da rompere. Il più delle volte, quando e se lo fanno, i Sindaci sono solo voce inascoltata di chi grida nel deserto. Impotenti, assistono invano alle grida dei cittadini.

Sopra di loro, invece, l’altra parte del sistema, chi occupa ruoli, posti e responsabilità e può (potrebbe) orientare scelte spesso è ridotto (suo malgrado?), a essere pedina di un gioco ben più cinico fatto ricadere sulle spalle dei cittadini.

Dopo due anni pandemici, il quadro di sistema che ne è venuto fuori è a dir poco desolante. Come in una guerra (e guerra è stata ed è), c’è chi muore ma c’è chi prospera.

Perché, per esempio, chi ha così tanto da guadagnare con l’emergenza deve sacrificarsi facendo guardia medica in uno sperduto paese di montagna? O in un ambulatorio di paese fuori dal mondo? Se chi è reclutato all’USCA o in Hub vaccinale o reparto Covid è pagato con cifre stratosferiche perché dovrebbe accettare brevi incarichi a termine in reparti impossibili di un Ospedale di montagna fuori da ogni grazia di Dio? Di fronte a queste incomprensibili e macroscopiche anomalie di disparità e di trattamento, il giuramento di Ippocrate e il senso della missione medica si vanno a fare benedire.

Là dove si dovrebbe, nelle stanze alte del potere esecutivo e legislativo, regionale e nazionale, nessuno si interroga e vede queste storture per dare una sterzata a questo stato di cose? Per introdurre norme incentivanti e criteri di giustizia e di equità, rompendo con le tante ipocrisie e le menzogne fatte veicolare con la scusa dell’emergenza (vera!) del Covid? Cone sono veri e reali i morti per mano di Covid, forse che non lo sono altrettanto (e anche di più) per mano di una sanità che, sotto la scure dell’emergenza Covid, ha smesso di curare le persone e ha falcidiato tutta la sanità ordinaria, ospedaliara, di base e territoriale ? Quella che, al contrario, si dovrebbe valorizzare e sulla quale si dovrebbe investire?

Quando si ha il coraggio di dire basta a questo inoperoso e indecente sistema nel quale siamo stati ridotti? Quando affrontare di petto, con le mani del chirurgo che opera a cuore aperto, la sana responsabilità di costruire una sanità a misura d’uomo, nei luoghi laddove i cittadini vivono e muoiono?

Da Sindaco lo chiedo a chi può rispondere e operare: al Direttore Sanitario del Distretto, al Direttore dell’Ospedale, al Manager dell’ASP, all’Assessore alla Sanità, al Presidente della Regione, al Ministro della Salute, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Parlamento regionale e nazionale consegnando questo messaggio come in una bottiglia con le parole che, a parafrasi, prendo in prestito da G.A. Borgese: «Che c’è di male se uno, o alcuni, si provano all’ultima ora a scrivere, sigillando poi lo scritto quasi come una bottiglia da affidare all’onde e al caso, fra il tempo dell’umanesimo e il tempo delle catastrofi? […] Magari fossimo da tanto […]».