Abbiamo voluto dedicare questo numero della Newsletter, che per lo Studio segna il rientro dalla pausa estiva, a un argomento in parte già affrontato sulle nostre pagine Facebook e Instagram, dove ci occupiamo di diffondere pillole di cura consapevole e buone pratiche di salute, ovvero l’appropriatezza clinica degli esami.

Ma cosa significa appropriatezza clinica e perché dovrebbe riguardare chiunque stia seguendo o seguirà un percorso di cura? Proviamo a rispondere, mettendo a fattor comune alcune informazioni che possono farci riflettere su eventuali abitudini sbagliate, spesso agite per inerzia, con l’obiettivo di acquisire una maggiore consapevolezza sul tema.

A tutti sarà capitato, almeno una volta, di provare quella sensazione di smarrimento e preoccupazione di fronte a un sintomo ricorrente che, da un lato si vorrebbe approfondire con il supporto di un medico, ma dall’altro si finisce per tentennare sul da farsi perché non si sa a chi rivolgersi o semplicemente non si conosce l’iter corretto che dovrebbe condurci dal disturbo alla diagnosi. Per questo, prima di tutto serve chiarire cos’è una indagine diagnostica.

In che cosa consiste un iter  diagnostico? 

L’iter diagnostico è il processo che serve a identificare quale patologia spiega determinati sintomi con l’obiettivo di stabilire una diagnosi. Tutte le patologie prevedono metodi diagnostici per individuare il problema e stabilire l’approccio e la terapia più appropriata.Come si effettua e con chi si svolge? 

L’esame clinico, che si effettua con il proprio medico curante o con uno specialista, rappresenta il primo passo fondamentale per ottenere una diagnosi.
L’iter diagnostico si svolge in presenza di sintomi oppure a scopo di prevenzione per alcune categorie di malattie.

Quali sono le tecniche diagnostiche?

Premesso che esistono diverse metodiche di indagine, la diagnostica di immagini consta di differenti tecniche sia invasive che non invasive. Tra quelle di più facile accesso vi sono la radiologia e l’ecografia.

E ora torniamo a noi.
A chi, mentre cercava di ottenere una diagnosi in risposta a un determinato disturbo, non è mai sorto il dubbio che quell’esame non fosse funzionale ai propri bisogni?
L’esperienza maturata negli anni a stretto contatto con diversi pazienti ha evidenziato come, molto spesso, ci si sottoponga a esami superflui senza il parere di un medico che ne attesti l’effettiva utilità. Ci siamo interrogati a lungo sulle possibili cause e alcune di queste sono emerse proprio dal confronto con voi, con i pazienti e con chi ci segue. I motivi di questo comportamento sono spesso associati alle abitudini pregresse, all’inerzia, al classico “ho sempre fatto così”, al voler fare più in fretta possibile o alla necessità di sentirsi più tranquilli. Questi sono i principali fattori che normalmente sembrerebbero spingere le persone a richiedere esami superflui senza un consulto medico, ed è questo il tema sul quale ci piacerebbe aprire una riflessione con chi ci legge.Perché esami o trattamenti non necessari possono:

  • disattendere le aspettative del paziente;
  • far perdere tempo e soldi;
  • contribuire a generare ansia e senso di frustrazione;
  • allontanare dalla corretta diagnosi.