“La tutela delle fonti professionali è uno dei cardini dell’esercizio del diritto dovere di cronaca e va applicata anche nei confronti dei colleghi del servizio pubblico, impegnati a garantire un’informazione approfondita attraverso il giornalismo d’inchiesta”. 
Lo scrivono in una nota i cronisti siciliani dell’Unci che esprimono solidarietà al collega Sigfrido Ranucci, auspicando che “governo e Parlamento trovino in tempi brevi i correttivi legislativi per eliminare la discriminazione emersa dalla recente sentenza del Tar del Lazio che – consentendo l’accesso agli atti di un’inchiesta condotta da Report – ha di fatto esposto i giornalisti del servizio pubblico all’obbligo di rivelare le proprie fonti professionali”.
“Nonostante l’autosospensione dalle funzioni sindacali che ci siamo imposti esprimiamo solidarietà al collega Ranucci e a tutta la redazione di Report – è scritto nella nota – e auspicando che si eviti, come rimedio estremo, la privatizzazione di Report, condividiamo la decisione dei colleghi di non dare corso alla sentenza del Tar che, al di là delle intenzioni dei magistrati, restringe di fatto la libertà di stampa, procedendo in controtendenza rispetto all’evoluzione giurisprudenziale dei numerosi verdetti Cedu in applicazione dell’art. 10 della Convenzione, che protegge in modo più specifico la libertà di informazione, già tutelata dall’art. 21 della Costituzione”.

“Siamo consapevoli – si legge nella nota – di vivere un momento difficile per la libertà di stampa anche in Sicilia, dove l’Unci ha dovuto fare i conti con l’incredibile motivazione addotta dal responsabile del sito dell’Assostampa, che ha rifiutato la pubblicazione di un comunicato, bollandolo come una fake news, di solidarietà al nostro tesoriere Daniele Ditta, sanzionato dal collegio dei probiviri del sindacato dei giornalisti con una sospensione di due mesi per avere espresso un’opinione non in linea con quella della segreteria regionale. Secondo una Pec inviata a vari indirizzi dal coordinatore del sito, Dario Fidora, che tra l’altro è l’estensore dei ricorsi contro il  tesoriere del gruppo cronisti siciliani, il collega Ditta è stato punito per “avere omesso di informare Assostampa Sicilia e Fnsi sul comportamento antisindacale dell’editore Citynews, prestandosi anche a testimoniare in tribunale contro la Fnsi”. L’Assostampa siciliana quindi avrebbe punito un collega anche per avere reso in tribunale una testimonianza non conforme alla linea della Fnsi, sanzionando la libertà del testimone, che davanti al giudice agisce sotto giuramento, con l’obbligo di dire la verità. 
A prescindere dalle motivazioni addotte per giustificare la sospensione, sulle quali invitiamo i vertici della Federazione della Stampa a fare piena luce, la decisione di censurare una nota del Gruppo cronisti appare inspiegabile e grave: la consideriamo l’ennesimo preoccupante segnale della deriva autoritaria e verticistica imboccata dal gruppo dirigente del sindacato siciliano, impegnato in un’attività di auto cannibalismo sindacale”. 
“Con un altro provvedimento, che omette incredibilmente di specificare il ‘fatto contestato’, i probiviri hanno sanzionato anche il segretario provinciale dell’Assostampa di Catania, Orazio Aleppo, anch’egli ‘colpevole’ di avere manifestato compostamente sui social un’opinione diversa dalla linea sindacale espressa dal segretario regionale”. 
La nota si conclude con un appello al presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti e al presidente dell’Assostampa, Alberto Cicero, garanti, rispettivamente, dello Statuto federale e regionale del sindacato dei giornalisti: “Si tratta di comportamenti nuovi e preoccupanti – scrivono i cronisti siciliani – che mettono oggi a dura prova l’agibilità democratica dell’Associazione siciliana della Stampa in un momento assai difficile per l’intera categoria che avrebbe bisogno di avere al proprio fianco un sindacato forte e unito, concentrato sugli obiettivi da perseguire e non sulla compromissione del dibattito interno a colpi di censure”.