FEDEZ, IL 1° MAGGIO, SAN GENNARO ED IL GABBIANO
Anche questo primo maggio è passato. E anche stavolta nella memoria collettiva non resterà né l’esaltazione del lavoro come forza creatrice, e, per chi ci crede, redentrice, né il ricordo delle mille crisi aziendali aperte. Da un bel pezzo alle coreografie comuniste si sono sostituite quelle consumiste ed il personaggio principale quest’anno è stato Fedez , noto rapper e ormai potente influencer di una società che lo annovera giustamente fra i suoi maître à penser. Una figura ormai istituzionalizzata quella dell’influencer, che condiziona la vita e le idee, soprattutto di chi pensiero autonomo ne produce poco o niente. Fedez ha milioni di followers.
Fra le sue recentissime benemerenze ricordiamo il lancio pubblicitario della collezione di smalti per unghia per maschi, la “NooN by Fedez”, e quella delle scarpe di Satana (Satan Shoes), con sangue umano nella suola. Di queste ultime ne hanno prodotto 666 esemplari, nere con dettagli rossi, la stella a cinque punte sulle stringhe e una croce rovesciata; il costo? Una bazzecola; 1000 euro.
Il nostro (mica tanto!) è ovviamente favorevole al liberticida ddl Zan (ma lo ha letto?) e al concertone del 1° maggio non ha fatto mancare alcuno nel suo elenco di attacchi; dai parlamentari leghisti ai militanti prolife, citati per nome; dal Vaticano e, buon ultimo, allo stesso Draghi. E Salvini per tutta risposta lo invita a prendere un caffè.
In questa storiella abbiamo forse l’immagine più plastica del livello della politica italiana. Un ddl inutile che vorrebbe più riguardi penali per la categoria LGBT di quelli riservati a chiunque altro e che trova il suo migliore alfiere in un cantante. Dall’altro lato la necessità di uomini “duri” come Salvini di invitarlo a prendere un caffè in compagnia. Al senato infine la grande emergenza di cui tutti debbono parlare: un ddl che vieta penalmente ogni espressione di pensiero diversa da quella del mondo Lgbt, la cui portata liberticida è stata denunciata dalla Conferenza Episcopale Italiana, da associazioni femministe e lesbiche e dagli omosessuali, liberi dalla cultura LGBT come Platinette, che non hanno paura della dittatura del politicamente corretto.
Ma questo “spettacolare” evento (gestito anche dalla TV di Stato) è anche la foto di una sinistra in affanno, che ormai non ha più niente da dire e da fare, tranne che ripiegare sulle posizioni nichiliste del neoliberismo, piegata alla cultura consumista del globalismo. Zan, Fedez, le scarpe…. Tutte armi di distrazione di massa per coprire le manovre del vero potere, che a forza di emergenze sanitarie sta svuotando di significato Stati e Nazioni e concentrando la ricchezza nelle mani di pochi; e, quel che è peggio, sta svuotando il cervello delle persone.
E intanto per la seconda volta consecutiva (la prima nel 2020) il sangue di San Gennaro non si è sciolto. Anche quest’anno la cerimonia (del mancato miracolo) si è svolta, nel rispetto delle normative anti contagio, senza fedeli; unica eccezione un gabbiano che ha volteggiato all’interno della basilica. Chissà quale grazia sperava di ottenere. Forse il ritorno alla normalità e alla razionalità degli uomini che non riconosceva più? Ricordo ancora di un suo simile che volteggiava 50 anni fa nei cieli dell’immaginario collettivo. Era il giovane gabbiano Jonathan Livingston, che viveva il volo come somma perfezione, attirandosi l’incomprensione dello stormo. Roba di altri tempi. Visse in un celebre e fortunato romanzo di Richard Bach, la cui versione italiana si apriva con la dedica è: “Al gabbiano Jonathan che vive nel profondo di noi”.