Sono spaventati da un futuro assolutamente incerto, gli EX P.I.P. (Piano di inserimento professionale) “Emergenza Palermo”. In tutto circa 2800 unità, che hanno deciso di inviare una lettera aperta al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e, per conoscenza, al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e al Prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo.
«Lottiamo dal 2001 per crearci una posizione lavorativa degna di questo nome – afferma Pippo Falcone, in rappresentanza del comitato che sta portando avanti questa iniziativa – e, sin da allora, a fare parte integrante di questo bacino sono stati anche gli ex detenuti con la relativa legge di inserimento sociale. Bacino che è stato sempre una spina nel fianco dei politici, prima comunali e poi regionali. La loro attenzione nei nostri confronti, però, è sempre stata viva solo nei periodi elettorali. A oggi parliamo di almeno 10mila voti circa, che farebbero gola a molti ma che, allo stesso tempo, fanno si che non si riesca a trovare una soluzione definita».
Attualmente il lavoro che gli ex P.I.P. portano avanti è di 6 ore al giorno, senza diritti lavorativi o sindacali, a cui corrisponde un sussidio straordinario di circa 832 euro al mese. Inquadrati professionalmente in Enti Locali come gli assessorati e gli uffici comunali, nei Tribunali, nelle Aziende Ospedaliere, in scuole, chiese e comunità sociali, svolgono le più svariate mansioni. Un’esperienza lavorativa di tutto rispetto, acquisita nel tempo, senza però poterla sfruttare e certificare per esempio per eventuali concorsi a titoli.
«Non siamo ne carne ne pesce – si legge ancora nella lettera – e nessuno si interessa alla nostra situazione. La cosa che ci preoccupa più di tutto è che vogliono escluderci dal bacino regionale a partire dal 31 dicembre 2017, quando praticamente cesserà il sussidio straordinario, facendoci in tal modo sprofondare nel baratro. La nostra unica, se non ultima, speranza è quella di essere considerati nel D.L. 468/97, nella finanziaria regionale del prossimo aprile 2016, che ci permetterebbe di essere contrattualizzati anche e, vogliamo aggiungere, almeno, a tempo determinato, cosi da poterci inserire o “reinserire” a tutti gli effetti nel precariato. La nostra lettera vuole fare capire a tutti ciò che siamo patendo, rivolgendoci a Lei, signor Presidente, perché, essendo nostro concittadino, può capire quanto stiamo vivendo».
I lavoratori chiedono, quindi, un incontro con il presidente Mattarella per esporre il loro caso al governo centrale perché, se la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro, ne vogliono fare parte, con tutto quello che ciò comporta”.