Società

Hanno pestato la coda al diavolo e gli è caduta la maschera

Le esternazioni di Giorgia Meloni sul manifesto di Ventotene mi sembrano abbastanza pacate. Ha fatto una (abbastanza) lunga citazione del testo concludendo con il suo non apprezzamento a quel modello d’Europa; posizione che sarà discutibile ma certamente è legittima. La “sorpresa” è costituita dalla reazione delle opposizioni, che hanno visto un sacrilegio inaccettabile nella negazione del loro mito, costruito nel tempo per fondare la visione alla quale si ispirano. Eppure il presidente del consiglio di commento ne ha fatto pochissimo; si è limitata ad esprimere la sua non condivisione. Cos’è allora che ha fatto saltare i nervi a tanti oppositori, quasi che il premier avesse infangato l’onore delle loro madri?

La Meloni ha letto alcuni dei passaggi più discutibili del Manifesto, dove si auspica una rivoluzione dall’alto, alla Lenin o alla Robespierre, che fregandosene del popolo “immaturo”, realizzasse un superstato socialista che rieducasse le plebi. Ma questo è già avvenuto ed avviene nei paesi comunisti e da qualche decennio nell’Unione Europea dove i popoli devono inghiottire ogni limitazione alla libertà e alla cura medica come per il covid, od ogni spesa per il riarmo per una aggressione che ci sarà sicuramente (?), sforando ogni limite al debito già stabilito dalla stessa Unione. Ci pensano le elitè  illuminate a stabilire ciò che è bene e a realizzarlo (con i soldi e le vite degli altri); la “disciplina della masse” … segue! E se i popoli non capiscono, capiranno!

La Meloni inoltre ha evidenziato indirettamente il falso storico su cui si basa il mito di Ventotene: chi ha messo mano all’Europa non pensava proprio ad esso. Ci hanno lavorato cattolici come Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, che non volevano certo quella roba lì. Essa doveva nascere da quelle radici storico culturali che l’hanno fatto grande nei secoli; quelle radici cristiane per il cui inserimento nel progetto di Costituzione europea si è battuto, perdendo, san Giovanni Paolo II; ragioni poi riprese nel suo saggio Memoria e Identità. Un bel simbolo di tale visione fu il Premio internazionale Carlo Magno della città di Aquisgrana, conferito annualmente dal 1950, a personalità con meriti particolari in favore dell’integrazione Europea. La medaglia raffigura l’imperatore, che fece da ponte fra il mondo classico e quello cristiano, sul trono, nella città che egli prese a residenza e simbolo della sua azione unificatrice.

Ma a questi signori, avventatisi come vespe infuriate, piace la versione attuale; dove in Germania un Parlamento estinto cambia la Costituzione; in Romania si annullano le elezioni perché ha vinto il candidato “sgradito” e lo si arresta non facendolo ricandidare; in Francia e in Austria è normale che ci siano governi senza maggioranza certa e lo stesso si prepara a fare la Germania. Anche in Turchia si arresta il sindaco di Istanbul la settimana delle primarie del Partito repubblicano, che lo avrebbero designato candidato quale antagonista del presidente Erdogan; ma anche di questo, l’Unione Europea non se ne accorge.

Sì, quest’Europa è figlia (anche) di Ventotene; le opposizioni hanno ragione; ma proprio per questo non intendiamo subirla; tutt’altro.

Diego Torre

redazione

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