È morto all’età di 63 anni, per un male incurabile, Pucci Costantini. Grande passione per i motori, fu anche pilota di rally nonché organizzatore ai tempi del Rally delle Madonie assieme ad un’altra amica, che morì in un incidente stradale, Mariella Augello. In seguito, avendo deciso di vivere sulle Madonie, gestì per un periodo anche lo storico Albergo delle Madonie a Petralia Sottana.
Poco tempo fa, mentre era ricoverato in ospedale, Pucci, come lo chiamavano tutti gli amici, ha scritto di suo pugno una lettera indirizzata al Presidente Mattarella, che vogliamo condividere con i lettori.Il funerale si terrà lunedì prossimo 30 dicembre a Petralia Sottana.
Fasanò, 7 novembre 2024
Gentilissimo Presidente Sergio Mattarella
S.P.M.
Gentilissimo Presidente Sergio Mattarella,
mi perdoni per il tempo che vorrà concedermi e per il fatto che per me la parola “Mattarella” non riporta alla memoria solo la sua alta carica, ma anche suo fratello Piersanti.
Avevo otto anni e vivevo in via Marchese di Villabianca, accanto la chiesa di San Luigi (Lei sa dov’è). Quando c’era bel tempo andavo a piedi a scuola al Gonzaga. Uscendo da casa, prendevo una pietra – quasi sempre la stessa – e la portavo, calciandola, da casa a scuola e viceversa. Via Ugdulena, via Libertà, sosta davanti il Montessori, dove feci l’asilo, andandoci quando potevo con la mia Ferrari a pedali. Salutavo la mamma di Ninni Vaccarella e la bidella e poi giù verso il Gonzaga, c’era ancora Villa Heloise, la Sua casa era al centro del mio tragitto. A quei tempi via Libertà era a doppio senso di marcia.
Subito dopo l’edicola che prima era più vicina al Suo portone, davo un calcio alla pietra, avendo il tempo di attraversare anche io la strada in sicurezza. Un mattino, sotto casa Sua c’era molta gente, aspettavano Suo fratello Piersanti che uscisse da casa. Sbagliai il tiro della pietra, che si fermò sotto il suo portone proprio mentre usciva Suo fratello. Ero terrorizzato!!! Ma Lui, invece di rimproverarmi, mi fece un “assist”. Diede un calcio alla pietra che, carambolando sul muretto dell’aiuola, passò tutti fino a raggiungermi, la ripresi e arrivai anche quella volta a scuola con la mia pietra. L’affidai come sempre al panellaro che stava di fronte all’ingresso del Gonzaga con la sua Ape e andai in classe.
Quel giorno ci guardammo negli occhi con Suo fratello solo pochi secondi, ma li ricorderò tutta la vita.
Io, a quei tempi, di Regione, di politica, ne sapevo un po’. Mio nonno materno era stato il primo ragioniere della prima Regione Siciliana, Cavaliere della Repubblica con il Presidente Gronghi e, prima dell’asilo, ho passato intere giornate affidato al custode del parco di Villa d’Orleans a dare da mangiare a tutti gli animali del vecchio zoo, quando mio nonno mi portava con lui quando lavorava lì. Quindi intuivo l’importanza di Suo fratello.
Ora, da più di trent’anni vivo sulle Madonie, occupandomi di turismo. Ho gestito un albergo storico a Petralia Sottana, che era chiuso e ho ristrutturato con l’aiuto di mio padre, dove l’amico Luciano Violante mi ha “protetto” fin quando ha potuto. Ora è di nuovo chiuso. Lì la mia gara l’ho persa malamente.
Vivo “serenamente” con il reddito di inclusione. Per una serie di problemi di salute, è da due anni che arrivo in ospedale in ambulanza. All’ospedale di Petralia mi hanno salvato la vita cinque volte.
Ora ho bisogno di un suo “assist”.
Contatti il Direttore Sanitario dell’Ospedale di Petralia, è una giovane donna, palermitana come noi, e Le chieda cosa si può fare per non perdere questa struttura importante per tutta la popolazione. È in serio pericolo, ogni anno perde pezzi.
L’ospedale è anche un contenitore di uomini e donne: operatori sanitari, infermieri, dottori, una cooperativa di sole donne che si occupa dei pasti, un gruppo di ragazze e ragazzi del posto dediti alle pulizie. Tutta gente che ha investito tanti soldi e tanto studio per lavorare qui. Gli ultimi che non sono andati ancora via. Lavorano come se fossero nella scuderia Ferrari, con le loro divise rosse. Arrivano col sorriso e vanno via col sorriso dopo turni massacranti. Sono pochi. C’è una coppia di infermieri, padre e figlia, Franco e Isabella Galletto, “supereroi”: 118, pronto soccorso, Lampedusa. Qui e a Lampedusa li conoscono tutti. Li premi, lo meritano.
La prego, questa “corsa” me la faccia vincere. Questa volta non voglio partecipare! Il Barone Antonio Pucci, il mio maestro di guida sportiva e di vita, mi diceva, quando arrivavo secondo ad una gara automobilistica, “Puccettino, il primo è primo, il secondo è nessuno”.
Vede, gentilissimo Presidente, in questo territorio ogni anno c’è qualche catastrofe: incendi, frane, allagamenti. Ma la natura si autorigenera. Dopo un po’ di anni il territorio da solo si ricompone. L’ospedale no, ha bisogno dell’aiuto di tutti e soprattutto di un suo “assist”!
Distinti saluti,
Giuseppe Costantini “Pucci”