Ormai per seguire i telegiornali bisogna prima prendere un farmaco antiacido o avere una congrua dose di speranza cristiana. Violenze e omicidi, anche per futili ragioni, stupri, droga che scorre a fiumi, femminicidi quotidiani, criminalità impunita che signoreggia su territori sottratti al controllo dello Stato … ed è appena la punta dell’iceberg! Quanto non vediamo e non sappiamo! In questa estate rovente abbiamo tagliato un altro traguardo: due omicidi, i cui autori non sanno spiegare e spiegarsi il movente. Commessi così; per ispirazione improvvisa! L’omicidio di Sharon Terzeni trova parziali spiegazioni nella vita disordinata del suo assassino, che non la conosceva e che il giorno dopo è andato a fare una grigliata con gli amici. Moussa Sangare ha dichiarato al magistrato: “mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero”, “liberato da un peso.”
Riccardo, diciassettenne, omicida del fratellino dodicenne prima e poi dei due genitori, ha commesso il triplice, feroce, delitto in una famiglia “normale”, senza tensioni o problemi particolari. Si tratta di un ragazzo intelligente, che non usava droghe o alcol, senza precedenti di alcun tipo, che in carcere, appena visto il cappellano ha voluto subito confessarsi piangendo a dirotto. Ha dichiarato di avere compiuto “un atto di emancipazione “, nei confronti di un contesto familiare, laborioso, sereno, al quale si sentiva estraneo. Questo “desiderio di libertà” è comune ai due casi; ma libertà da che?
La libertà, e quindi la volontà, sono gli strumenti con cui si persegue meritoriamente un obiettivo. Per i cristiani la scelta di amare e servire Dio è quella che consente di goderLo eternamente in Paradiso. Chi spiega e testimonia ciò alle nuove (ma anche alle meno nuove) generazioni? La libertà altrimenti, immersa nell’interiore mancanza di valori, anche di quello della vita, anche di quello dei propri cari, tende a diventare lo strumento e la giustificazione di ogni capriccio e di ogni degrado. In alcuni casi anche la propria vita ha perso di valore, e all’omicidio segue il suicidio.
Il ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, attribuisce ai social e all’isolamento da covid il “disagio oggettivo” di tanti adolescenti, ed ha sicuramente la sua fetta di ragione; ma questo non spiega tutto. Il motivo fondamentale è in quel vuoto in cui essi vegetano perché non hanno quella ragione di vita che nessuno ha fornito loro. Famiglia, scuola, società propongono il benessere materiale e la sicurezza economica come fine ultimo. Spesso forniscono come obiettivo sin dall’infanzia l’appagamento senza sforzo di tutti i desideri, e al ragazzo non resta altra meta che la soddisfazione del suo egocentrismo. Quando tutto si ha e nulla si è, inizia la corsa alla scarica di adrenalina, alla ricerca di ciò che possa dare quel brivido che è scambiato per felicità. Gli strumenti? Droga, alcol, sesso (di qualunque tipo), stupro, violenza … omicidio.
Com’è necessario che la Chiesa, che è stata e potrebbe ancora essere una grande agenzia educativa, prenda atto di questo enorme dramma esistenziale che sconvolge l’Occidente, una volta cristiano, e si adoperi fornendo quelle risposte sul senso della vita che Essa perfettamente possiede! Solo la prospettiva trascendente, che Gesù ha confermato e sublimato, fornisce soluzioni ai crescenti malesseri del nostro tempo
Diego Torre
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