Quasi sempre, tante persone hanno dovuto lasciare Geraci, paese dove sono nati, per realizzare concretamente i loro progetti di vita. A me piace menzionare una delle tante persone che è rimasta a Geraci, dove ha espresso e mobilitato la propria attività lavorativa rimanendo nel Borgo.Si tratta del Dr. Agronomo Paolo Sciajno Invidiata, così si firmava nelle sue pubblicazioni che periodicamente venivano proposte e regolarmente prese in alte considerazioni. Ha studiato presso il Dipartimento di Agraria – Università degli studi di Napoli Federico II, Regia di Portici.


Per motivi di lavoro e ricerche, abitativa nella sua tenuta di “Fisavoli” nel territorio di Geraci, dove effettuava anche le sue ricerche e sperimentazioni. Si narra che nel periodo dei governanti Ventimiglia, signori vissuti a Geraci Siculo, intorno agli anni 1200-1500 circa, per scelte politiche, ma anche perché la gente moriva di malaria, non riuscendo a risolvere il problema, gli stessi Ventimiglia hanno optato la soluzione di trasferire tutti gli abitanti, anche e soprattutto da Fisavoli e dintorni a Castelbuono, dove costruirono il Castello, che diventò la residenza ufficiale della famiglia dei Ventimiglia.
Il Dr. Paolo Sciajno Invidiata, attraverso il suo intenso lavoro di ricerche naturali, ben note, ebbero successo in tutto il territorio nazionale. Talune ricerche sono state evidenziate attraverso le sue pubblicazioni, che venivano trascritte sul giornale dell’Agricoltura di quel periodo e sono raccolte presso il Museo Minà Palumbo di Castelbuono.
Proprio attraverso le sue ricerche, debellò la malaria non solo nel nostro territorio, piantando alberi di Eucalipto, le cui radici avevano la capacità di assorbire le acque stagnante nei terreni, dove si annidavano gli insetti nocivi.
Fu uno dei primi siciliani che con le sue ricerche naturali e risultati ottenuti, contribuì a debellare la malaria in Sicilia e la sua preparazione era tale da influenzare positivamente i governanti di quell’epoca, che per esigenze sociali veniva spesso consultato.
La storia ci fa sapere che era un grande esponente della politica vigente in quell’epoca. Fu peraltro molto vicino al dr. Sidney Sonnino, che fu Presidente del Consiglio dei Ministri nel Regno d’Italia negli anni 1906 e 1910.

Secondo la memoria di alcune testimonianze orali da me raccolte, da parte di parente discendenti del Dr. Paolo Sciajno, attraverso le sue ricerche e scavi effettuati, anche alle spalle del Bevaio ed a confinare dove esisteva la chiesetta della SS. Trinità, ha ritrovato delle anfore di origine greca del 500.
Era una petraia la zona, poi riconvertita ad orto, ma dove una volta era un luogo destinato a Cimitero Arato e primo periodo Normanno.
Dagli scavi sono emersi oggetti di argilla consegnati al Museo Etnografico G.ppe Pitrè. Fornì anche una lettera a firma Sciajno Paolo al Pitrè, dove illustrava la festa dei Pastori di Geraci. Lo stesso Pitrè usò la lettera ed inserì la Festa dei Pastori di Geraci nel suo volume sulle Feste Paesane della Sicilia Occidentale.
Il dr. Paolo Sciajno fu tra i fondatori dell’Archivio Storico Siciliano, oggi “Storia Patria”.
Nel periodo in cui era Sindaco a Geraci, gli Amm.ri dei Comuni di Gangi, Castelbuono e Petralia, limitrofi al nostro territorio avevano fatto richiesta di concedere una parte del territorio di Geraci. Tale richiesta era supportata dal fatto che il nostro territorio era molto più esteso, rispetto ai comuni menzionati ed anche per la presenza della popolazione inferiore a quella dei comuni sempre menzionati.
Il nostro Sindaco Dr. Sciajno Paolo ha avuto la capacità di respingere attraverso la sua preparazione, la richiesta menzionata, lasciando a bocca asciutta i richiedenti. Questa è storia di altri tempi, che ognuno di noi non ha vissuto, ma che abbiamo appreso attraverso i volumi esistenti nel Convento dei Cappuccini e cioè nella sede del Museo etnoantropologico delle Madonie, dove da diversi decenni si è attivata una concreta attività culturale, non indifferente che si è posta all’attenzione dei tanti che vogliono conoscere e sapere parte della nostra storia. Tenere in continua esercitazione la mente, purchè non si faccia fatica, fa si che in ognuno di noi riecheggiano temi e tematiche tralasciati, abbandonati. Invece si recupera con la memoria un passato che era dimenticato, ma che fondamentalmente è necessario per fare rivivere le cose ed utile per cercare di preparare un futuro migliore.
Giacomo Miriana