Sta riscuotendo grande successo il film “Io capitano” diretto da Matteo  Garrone in molte sale cinematografiche, candidato all’Oscar.

Il fim racconta la storia di due giovani senegalesi che lasciano la propria terra d’origine, spinti dal desiderio sia di una vita migliore, ma anche attratti da quello che ormai la globalizzazione comporta l’omologazione di usi e costumi   che rendono attraenti luoghi , situazioni persone, coprendole di una patina di bellezza e benessere che spesso non possiedono realmente.

Il film è di grande impatto emotivo, è quel pugno che arriva forte nella pancia e nel cuore e che ti fa sputare l’anima, cerca nelle viscere più recondite quel brandello di umanità che forse resta nonostante le brutture che ci circondano dentro e fuori.

Il film per certi versi ci ricorda il greco Diogene che provocava gli uomini del tempo , camminando con una lampada e chiedendo dove fossero gli uomini, nella loro essenza più intima, quella di chi sente ancora il battito del cuore.

Io capitano è un gran film,fatto bene, che racconta una triste e cruda realtà, di tutta questa schiera di persone che ci attraversa la strada, ci sfiora, ci tocca, un’esercito umano sempre più numeroso e in difficoltà.

Un film che racconta i sogni di due giovani, il legame profondo che li lega, la solidarietà che si crea tra chi vive una condizione di difficoltà, la famiglia, l’amore di una madre che mette in guardia e che vuole proteggere il proprio figlio, dal commettere sciocchezze irreparabili, attraversare il deserto significa “morire” la madre lo urla al suo figlio, come tuono che mette in guardia , ma i nostri giovani sentono altro, sentono l’ingenuità dell’avventura e della ribellione che pagheranno cara.

La tratta degli schiavi, il traffico di esseri umani ridotti in schiavitu’, le sevizie le torture che uomini e donne subiscono, la traversata nel deserto e nel mare che diviene insieme amico e nemico,la nostalgia di casa, il dolore, la feroce disperazione.Io capitano non è solo la trasposizione del reale in scene è un invito ad andare oltre,vedere per immaginare l’inimmaginabile.

Durante una delle ultime serate della proiezione del film presso il cinema di Francesca di Cefalu’ è stato presentato la testimonianza vera di un giovanissimo ragazzo del Marocco, che oggi vive tra Cefalu’ e Palermo è che ha vissuto in prima persona quanto raccontato nel film.

Momenti di grande commozione e tenerezza, ha invaso il pubblico in sala , una testimonainza fatta di poche parole , semplici, essenziali di un giovane che stà provando a farcela con le poche risorse che possiede in una terra straniera, solo e con tanta solitudine.

La dott.ssa Miriana che lo ha presentato ha raccontato della bella amicizia nata negli anni e consolidata attraverso, racconti, scambi di lacrime, confidenze e speranze.

“Yarab” in arabo, vuol dire aiuto, apriamo i nostri cuori  cerchiamo di non essere superficiali e impariamo a guardare con occhi meno severi chi ci è vicino e viene da lontano.

Vogliamo combattere i pregiudizi e la superficialità di molti , incapaci di tendere una mano a chi soffre, continuando ad avere sguardi di supponenza, a questi diciamo: “non sai quanto sei stato/a fortunata/o a nascere in questa parte del mondo”.

Grazie al Cinema di Francesca per la preziosa testimonianza.