Con la programmazione del cartellone estivo castelbuonese ormai agli sgoccioli, è doverosa una riflessione sulle attività di intrattenimento proposte. Il mantra del sindaco in tutte le interviste rilasciate è stato: “abbiamo puntato su una cultura di qualità”. Ma in realtà sembra si sia puntato solo al portafoglio dei fruitori. Scorrendo il cartellone, tolte due-tre serate gratuite e per questo molto partecipate, tutte le rassegne sono state a pagamento e frutto del lavoro di associazioni che, nonostante le poche risorse a disposizione, riescono a confezionare proposte stimolanti anche se per una ristretta nicchia di persone.

Qualcuno potrebbe obiettare che la cultura ha un costo e che proprio lo sbigliettamento garantisce la selezione del pubblico. Ma se da un lato ciò è vero, è altrettanto vero che la cultura è un importante veicolo di bellezza, con un valore educativo altissimo da diffondere al massimo, soprattutto se patrocinata con soldi pubblici. Non è un caso che all’estero tanta cultura si fruisca gratuitamente. Tornando però alla realtà locale, dovrebbe almeno essere garantito un principio di giustizia in base al quale per un numero di eventi a pagamento dovrebbe essere previsto un congruo numero di eventi gratuiti, come in passato è accaduto, per offrire a tutti delle possibilità.

Per questo motivo appare fuori luogo e inopportuno un recente post del sindaco Cicero sul proprio profilo Fb, in cui si vanta per l’attenzione dell’amministrazione al teatro (non è chiaro se il riferimento è al luogo o all’attività teatrale), citando le diverse rassegne che si sono svolte (a pagamento) e auspicando una numerosa presenza di pubblico all’ultima in cartellone in questi giorni al chiostro S. Francesco, anch’essa con sbigliettamento, non senza aver sparso veleno contro quei cittadini che liberamente hanno manifestato  il desiderio di un teatro con idonei requisiti a Castelbuono, in opposizione a ciò che si vorrebbe realizzare, non senza forzature, cioè un grande “cammaruni” dove mangiare e teatrare saranno sinonimi.  Così come fuori luogo è il passaggio sul “vecchio e brutto” Teatro, in spregio alla storia di Castelbuono che tanto deve a quel luogo. Un edificio che si sarebbe potuto ristrutturare, eliminando finalmente la copertura in eternit, risparmiando parecchio denaro pubblico e restituendo ai castelbuonesi un vero teatro.

Segno che oramai la politica è lontana anni luce dalla realtà vissuta ogni giorno dai cittadini.  Una politica che si nutre della becera propaganda atta a irretire sul “tutto va bene”. Parole d’ordine: confondere, stordire, apparire.

Come si può pretendere una numerosa partecipazione a rassegne di 4 giorni, a 13 € a spettacolo, con tutto quello che fino ad ora è stato pagato? Clamoroso il Jazz festival. Una gestione sempre più frastagliata e dubbia, a pagamento nonostante finanziamenti pubblici di circa 200.000 euro.

Ogni tanto l’aggiudicazione di un finanziamento viene spacciata come un grande merito dell’amministrazione, ma passano gli anni e le infrastrutture (le poche che abbiamo) sono sempre un cantiere a cielo aperto. Un esempio per tutti è il Parco delle Rimembranze, oggetto di riflessione negli ultimi giorni perché ancora una volta l’area gioco dedicata ai bambini è impraticabile. Fa sorridere il tentativo del sindaco di giustificare, di addossare colpe a chicchessia pur di non assumersi le proprie responsabilità, chiedere scusa, con umiltà, per tutti i limiti che la sua visione di Castelbuono sta mostrando inesorabilmente. Come è stato per la scelta di investire una somma ragguardevole di denaro pubblico nel concorso Unesco secondo il modus operandi dell’istintività che pesta la progettualità.

Non dimentichiamo i servizi rimandati alle calende greche: l’inopportuna struttura utilizzata come bagno pubblico dietro il castello al posto di servizi definitivi e debitamente allocati è una delle numerose testimonianze.

Risuona sospetto infine il silenzio totale da parte del sindaco sul progetto relativo alla Biblioteca comunale tanto gridato durante la campagna elettorale. I social mostrano esempi lungimiranti di spazi versatili – vere e proprie piazze del sapere – il cui obiettivo è l’aggregazione sociale e il fare comunità attraverso la cultura, ma a Castelbuono il sindaco che scrive su Fb, su questo, non ha nulla da dire.

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