L’anno scolastico si è appena concluso e  in questo spazio vogliamo offrire il nostro sguardo di  operatori della promozione della salute che nelle scuole  delle alte Madonie  svolgono diverse attività , è uno sguardo parziale, limitato,  che vuole contribuire alla riflessione sull’azione educativa della scuola, ai nostri occhi un microcosmo di  bellezza e complessità.   Una  riflessione che muova dall’ascolto dei ragazzi e dalla comprensione dei loro bisogni, cosi come emersi durante il percorso,   per una scuola che possa coinvolgere  tutti nel processo educativo, gli alunni  felici di apprendere, quelli fragili  e quelli ‘indifferenti’ ,  quelli ‘demotivati’ e coloro che vivono la scuola con l’ansia del giudizio e delle verifiche. La scuola è il luogo dell’apprendimento,  delle emozioni, dei desideri e delle relazioni.    

                    

Il longevo Progetto “Coloriamo il Presente..educazione all’affettività’ “ quest’anno scolastico ha coinvolto 165 ragazze  e  ragazzi delle classi 3^ medie dei tre istituti comprensivi delle alte Madonie ed i loro genitori, vive all’interno del processo educativo grazie alla sinergia fra la Scuola e  i Consultori familiari, l’Educazione alla Salute e la Rete per la fertilità  del Distretto  di Petralia Sottana, ASP di Palermo.                                                                                                                                                                                         L’approccio d’elezione è quello  circolare-sistemico, in un contesto educativo dove la trama delle relazioni, i bisogni educativi ed emotivi degli alunni e le aspettative degli attori in campo – dirigenti, insegnanti,  e  anche genitori –  interagiscono  ma non sempre colludono.  La logica è quella del “fare con e non fare per.. “ ,  mira a promuovere le life skills (“abilità di vita”) nei ragazzi attraverso incontri  in classe e “azioni di sistema” dirette ad avviare processi di autoriflessione nel contesto scolastico.                              Le attività del Progetto vogliono promuovere l’empowerment (consapevolezza) dei singoli e del gruppo,  educare ai sentimenti, alla sessualità e alle relazioni, a sviluppare la capacità critica  e a prevenire i comportamenti a rischio per la salute.                                                                                                                      Il Progetto fa leva sull’educazione socio-affettiva e sulla pedagogia attiva ( circle time, discussioni guidate, lavori di gruppo e giochi interattivi),  gli incontri tendono a favorire la comunicazione e il confronto nel gruppo-classe in un clima relazionale positivo in cui  ciascuno  esprime le proprie idee senza il timore di essere  criticato e giudicato. (“Ascolto ma non giudico” è il motto adottato durante gli incontri da operatori, alunni e insegnanti).               

Il vissuto e le relazioni scolastiche tra difficoltà, desideri e  sogni adolescenziali

Più della metà degli alunni vive la giornata scolastica contento, un quarto circa in tensione – insicurezza, paura delle verifiche, ecc – e i restanti con indifferenza (scarso interesse allo studio, demotivazione alla scuola,ecc.).             Per la maggioranza degli alunni andare a scuola vuol dire ‘stare con i compagni’ e ‘impegno’ e , in misura minore,  ‘imparare’.   Mentre per un quarto circa andare a scuola significa fatica ,  un quinto noia e per poco meno di un decimo costrizione. Un  terzo circa dei/le ragazzi/e  hanno indicato fra le difficoltà quella di ‘star bene a scuola’ , un disagio che rimanda sia al vivere in modo congruo  il ruolo di alunno sia a  costruire/vivere relazioni gratificanti nel contesto scolastico.                                                                                                             

Fra i punti di debolezza a scuola quelli più frequenti sono “scarsa capacità di attenzione” –  per la quale un ruolo importante giocanolo stile di vita (alimentazione, qualità/quantità del sonno, sedentarietà, saltare la colazione, ecc.)  e uso/abuso delle new tecnologie. Quindi “sentirmi confuso/a, poco concentrato/a”, effetto anche del sovraccarico di stimoli e sollecitazioni ai quali sono esposti quotidianamente. Inoltre la timidezza/insicurezza nelle relazioni, sia verso i compagni ma soprattutto con gli insegnanti e, infine, “sensazioni di rabbia/aggressività” ,  ascrivibili anche alle frustrazioni  e delusioni  che il mondo del successo e delle performances alimenta negli adolescenti. Il rapporto con gli insegnanti nella stragrande maggioranza è positivo e soddisfacente, solo una piccola quota di alunni si dichiara poco soddisfatto.  Nelle relazioni con i compagni  la stragrande maggioranza si sente accettato e gratificato e solo una quota modesta si sente limitato nell’esprimersi in classe e poco accettato dai compagni, qualcuno si sente rifiutato.   La qualità delle relazioni scolastiche ( sia orizzontali che verticali) è buona, il monitoraggio effettuato negli anni (decenni) evidenzia un lento e graduale miglioramento, con qualche  eccezione nei gruppi-classe  numerosi.   Va evidenziato, tuttavia,  come le relazioni interpersonali e di gruppo  vengono sempre più mediati e plasmati  dai social, pervasivi e amplificatori  nel bene e nel male, che alimentano stili di vita, modelli di corpo e  bellezza che incidono pesantemente sulla stima di sé di tanti ragazz*.  Le scuole delle alte Madonie non sono esenti da episodi di bullismo/cyberbullismo, segni che vanno raccolti,  decodificati e utilizzati per rimodulare l’azione educativa verso una  maggiore attenzione al vissuto emotivo degli alunni e alle trame relazionali in classe.   

La difficoltà più frequente  è quella di “non essere all’altezza di ciò che gli altri si aspettano da te”  che interessa un’elevata quota di ragazzi, in misura  maggiore che negli anni precedenti e che  fa riferimento  alle attese degli adulti (in primis genitori, ma anche educatori, istruttori, ecc.. ) nei loro confronti, attese magari distanti dalle loro inclinazioni e dai loro  reconditi talenti.    Difficoltà legata al modello sociale basato sull’intraprendenza individuale, la capacità performativa, l’ eccessiva competizione, sulla ricerca spasmodica di successo e popolarità, dove diventare se stessi per gli adolescenti è  un’ enorme fatica.      Seguono nell’ordine ‘non senstirsi abbastanza belli/sex’, ‘essere accettato dai coetanei’ , ‘essere capito dai genitori’ ‘trovare amici’, ‘non riuscire a staccarsi dallo smartphone’, ecc.. difficoltà ben sintetizzati da un ragazzo che  ai genitori dice “voglio più comprensione,  essere adolescenti oggi non è come quando lo siete stati  voi” o  una ragazza  “altro che challeng di tik tok , le vere sfide sono quelle che dobbiamo affrontare come adolescenti”        I sogni/desideri più diffusi li possiamo raggruppare in tre tipologie, relazionali – avere tanti amici, avere il/la ragazz*–  quindi, progettuali – viaggiare, imparare le lingue; laurearmi; imparare un mestiere e, infine, seduttivi – diventare famoso, diventare ricco e, in misura minore,  essere popolare sui social.

La sessualità e le relazioni affettive

L’idea di sessualità diffusa tra  gli adolescenti è quella  di una dimensione fondamentale che va oltre la pura genitalità e coinvolge affetti, emozioni e sentimenti. Le informazioni della maggior parte de* ragazz* sui temi legati alla sessualità –  la fertilità, la contraccezione, le infezioni sessualmente trasmissibili e la prevenzione – risultano ancora imprecise e frammentari, di certo maggiori di quelle delle generazioni precedenti. Così come le idee e opinioni sul rapporto con il proprio  corpo, il primo rapporto  sessuale, essere lasciati (lasciare), la pornografia, il sexiting, ecc. risultano confusi e contrastanti.    Il rapporto con il proprio corpo, problematico in adolescenza ancor più nell’epoca dei social che alimentano “narcisismo e perfezionismo’ , appare più complicato per le ragazze – la quota di coloro che sono poco/per niente soddisfatti del proprio corpo è di gran lunga maggiore  rispetto ai ragazzi –  le quali hanno di più introiettato le prescrizioni del ruolo di genere e subiscono maggiormente l’influenza dei modelli di bellezza diffusi dai social.  

 Il rapporto di coppia  dagli adolescenti madoniti  viene connotato  con ‘rispetto reciproco’, ‘affetto/amore, comprensione reciproca, fedeltà, e in misura minore, attrazione reciproca e gelosia, solo pochissimi casi, da non sottovalutare,  possessività.     
L’omosessualità per la stragrande maggioranza  merita rispetto e piena accettazione  mentre per una piccola quota suscita repulsione, fastidio e un sorta di rabbia. Constatiamo che rispetto a qualche decennio fa gli atteggiamenti di apertura e comprensione, prima minoritari,  hanno conquistato l’adesione della quasi totalità de* ragazz*. Tuttavia. molto resta ancora da fare, in primis rispetto al  pianeta-adulti,  affinché l’identità e l’orientamento sessuale nelle loro varianze, vengono definitivamente ascritte tra i possibili e legittimi modi di essere.     In sintesi, emerge un’idea positiva e più consapevole di  sessualità che rimanda alla relazionalità, alla presenza dell’altro/a come presenza libera, attiva e consapevole che non tollera passività, coercizione e violenza.

La motivazione e il piacere di apprendere nella scuola immaginata/desiderata

Il piacere di apprendere, la curiosità per il sapere, sono   diffusi e vividi fra gli alunni. L’ azione educativa della scuola nel tempo  li accompagna in questo viaggio di scoperta e  formazione, mentre per molti di loro sembra affievolire questo desiderio, fra le cause la routine scolastica, la prevalenza dei metodi tradizionali e il peso enorme della valutazione sui processi di apprendimento . “La scuola dovrebbe essere solo per imparare   e non per essere valutati”  chiosa con acume un ragazzo.                                                             La pesantezza della scuola espressa da molti alunni probabilmente deriva anche dal furore valutativo diffuso nelle aule scolastiche,  dalle innumerevoli attività svolte e dalle incombenze burocratiche che interferiscono sull’azione dei dirigenti  e su quella educativa degli insegnanti .                                                                                                                                                                                                 E’ utile (r)accogliere le loro ‘suggestioni didattiche’,  nell’ordine “video/tv interattiva/nuove tencologie e discussioni guidate”, “Lezioni con mappe, schemi, cartelloni, power point, ecc. (anche per ridurre l’uso dei libri)”, “lavori di gruppo”, “esercizi pratici e divertenti, giochi..”, , “il confronto/dialogo con gli insegnanti e il coinvolgimento degli alunni”…e, in misura minore, “lezione frontale e interrogazioni”..            Come si evince la domanda proveniente  dagli alunni è quella di un un “menu’ didattico” ricco e flessibile, coinvolgente e motivante che contempli momenti ludici e  didattiche creative.                                                                                   “Come vorresti/immagini che fosse la scuola per un* ragazz* come te” questo stimolo ha sollecitato le risposte della quasi totalità degli alunni, ed offre agli insegnanti le loro idee sulla scuola odierna, alle quale occorre dare credito in quanto dettate non da un banale edonismo ma da bisogni educativi e conoscitivi profondi.    Ecco di seguito quattro tipologie della scuola che vorrebbero:                                                                                                                       – Accogliente, ‘giusta’, piacevole, attenta alle esigenze dei ragazzi, dove ci si possa sentire se stessi, ci sia                                  rispetto     reciproco e dialogo;                                                                                                                                                                 –  Meno stressante , meno pesante, faticosa, oppressiva, per imparare e non per essere valutati….   –  Più tecnologica, moderna,  attuale, con più educazione fisica, laboratori, ecc..  Così com’è.

                                                                                                                                                                                                   

Conclusioni

In sintesi delineiamo alcune proposte sulle quali invitiamo alla riflessione i lettori :

  • asse relazionale,  occorreuna scuola ancorpiùinclusiva e motivante  in cui l’educazione all’affettività e ai sentimenti faciliti la costruzione di un sistema di  relazioni che ponga al centro il ragazzo-nel-gruppo, valorizzi e accolga le differenze di genere e di orientamento sessuale.  L’uso dei giochi per educare alla fiducia e ai sentimenti , i giochi di contatto, ecc. possono potenziare i legami affettivi e rendere più coeso il gruppo-classe. Serve dispiegare lo stile e la  grazia degli insegnanti, a partire dalla ritualità dell’appello, con lo sguardo attento e il sorriso inclusivo, ma  anche il rimprovero deciso e sereno, ecc. e tutti quei modi assertivi e al contempo gentili di cui l’esperienza e la competenza docente dispone.
  • asse pedagogico-didattico occorre nutrire e (ri)accendere la curiosità per il sapere e la voglia di apprendere, scalfite nel tempo da un sapere distante dalla realtà della vita e  dal peso delle  attese performative  da parte della scuola e della famiglia.          Abbandonare quel “furore  valutativo” che incide negativamente sulle possibilità di sviluppare una motivazione intrinseca verso l’apprendimento di cose belle e vive; da una valutazione/ giudizio ad  ‘valutazione/comprensione (evaluetion) , che faccia emergere i punti di debolezza e i punti di forza dell’apprendimento, una valutazione mite, motivante e formativa, magari senza il voto, il quale nella  sua pseudo-efficacia  lascia prevalere il riduzionismo e la demotivazione.                                                                                                                                                                    Da una “didattica astratta” a una “didattica pragmatica”che faccia largo uso dei compiti di realtà  e modalità  partecipative che promuovano l’apprendimento cooperativo, il solo in grado di contrastare la competitività esasperante che lascia indietro diversi alunni.            Non serve solo la “scuola dei giochi” ma una “scuola che si mette in gioco” nella quale insegnanti e allievi per fare classe colludono (‘giocano’) insieme. (cfr. “La scuola dei giochi – Rovatti-Zoletto – Bompiani 2005) La leggerezza come equilibrio tra tattile e digitale , equilibrio tra tattile sensoriale e touch digitale, tra mano e cervello ( cfr. il manifesto della scuola della leggerezza) , dare spazio alle attività manuali, ai laboratori creativi, ecc.  ma anche ai giochi di movimento e ai giochi ‘tradizionali’ ,  vero antidoto alla pervasività dei videogiochi e del digitale. 
  • asse organizzativo, anche qui, la leggerezza nelle organizzazione ( cfr. il manifesto della scuola della leggerezza).ridurre il carico burocratico e la pletora di obiettivi…connettere le azioni e iniziative in una logica olistica/sistemica, restituire spazio/tempo agli insegnanti da dedicare alla loro importante e delicata mission.

Cogliamo in profondità il bisogno di essere sedotti dall’amore per lo studio e il sapere, un sapere ancorato alla vita e al mondo in cui viviamo  Una scuola che accende in ogni alunno il desiderio di apprendere in un’ un’atmosfera educativa che li accompagni verso pensieri orientati alla progettualità e ad una prospettiva temporale proiettata nel futuro. Ma anche una scuola che si faccia carico del loro bisogno di essere rassicurati, incoraggiati, sostenuti, a vivere il qui e ora nello spazio-tempo scolastico.

Mario Brucato – [Sociologo – Asp Palermo- Distretto 35]