Si è rinnovata ieri a Castelbuono, presso la Tenuta Fiasconaro di Contrada Piano Monaci, la tradizione della “Festa delle Rose”. “Un cammino di innamoramento verso la campagna” lo ha definito Nicola Fiasconaro, ideatore ma anche animatore dell’evento che riesce a mettere insieme il passato ed il futuro delle Madonie. “La festa delle rose più che un evento è un atto di testimonianza, per mostrare alle nuove generazioni quel percorso virtuoso fatto di un’agricoltura fiorente, tecnologica e futuristica, capace al contempo di mantenere uno stratto legame con il passato. Non è un caso se in quest’area, dove un tempo si separava il grano dalla pula, ogni anno raduniamo centinaia di bambini per farli innamorare di un mestiere che, oggi più che mai, torna ad avere quella dignità e quella bellezza che nei decenni scorsi, con la fuga dalle campagne, aveva perduto”. L’evento ha coinvolto i bambini delle classi quinte della Scuola elementare e gli studenti dell’Istituto Agrario I.I.S. Luigi Failla Tedaldi di Castelbuono.
“E proprio a loro, ai bambini ed alle nuove generazioni che è dedicata la festa delle rose. Abbiamo realizzato per loro dei fantastici laboratori, fra cui quello dedicato all’antica arte dell’innesto e quello sul riconoscimento delle erbe aromatiche, in collaborazione con il progetto “Aromatiche Madonie. I bambini sono il lievito fresco dal quale crescerà la comunità di domani – continua Nicola Fiasconaro – E’ importante per noi metterli in contatto con quelle esperienze e con quei sentori che costituiscono la nostra identità. Noi per primi ci abbiamo creduto, abbiamo ricercato e raccolto i frutti e gli aromi della nostra terra inserendoli nelle nostre produzioni dolciarie, rendendole uniche. Colgo l’occasione per ringraziare il dottor Vincenzo Barreca ed il professore Rosario Schicchi per la preziosa collaborazione nel selezionare le varietà botaniche oggi protagoniste della nostra festa”.
Ampio spazio non solo all’agricoltura ma anche all’artigianato, con gli antichi mestieri che diventano mestieri ultramoderni. “Abbiamo messo l’uno accanto lo scalpellino, le ricamatrici ma anche lo storico ebanista di Castelbuono Vito Obbole, che continua a lavorare con i strumenti che raccontano una meravigliosa storia del passato e, a pochi passi da lui, l’ingegnere che sviluppa stampe in 3D o i professionisti che hanno realizzato a Castelbuono quel gioiello di esperienza e condivisione che è il South Working. Passato remoto e terzo millennio che a Castelbuono si incontrano e si fondono. Un modo – conclude Nicola Fiasconaro – per dimostrare alle nuove generazioni che queste terre, che hanno avuto un grande passato, hanno davanti anche un grande futuro.”
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