Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani commemora giorno 5 maggio sui propri canali social il giornalista Cosimo Cristina, assassinato dalla mafia nel 1960 a soli 25 anni. Il caso Cristina ricorda quanto la stampa libera e il giornalismo di denuncia possano costituire un punto di riferimento per i cittadini e per l’intero Paese. Le inchieste condotte dal giovane Cristina riguardavano temi molto scottanti per l’opinione pubblica: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sacerdote Pasquale Culotta, avvenute a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo.
Il 3 maggio ricorreva la Giornata internazionale della libertà di stampa; Cosimo Cristina cercò la verità e per la verità sacrificò la sua vita. Non sempre le condizioni all’interno delle redazioni favoriscono un’interpretazione veritiera della realtà dei fatti o degli eventi; spesso la notizia diventa veicolo di messaggio politico anziché testimonianza di verità. L’assassinio di Cosimo Cristina per molti anni considerato suicidio, presenta tragiche analogie con il caso di Peppino Impastato: i resti umani di entrambi sono stati trovati sulle rotaie; sono stati infangati e isolati per sminuirne la credibilità; entrambi tra i primi a raccontare il fenomeno mafioso quando nessuno neanche osava ammettere l’esistenza della cupola. Trascorsero molti anni prima che si ricostruisse la vicenda, grazie a un articolo di Luciano Mirone.
Nel suo primo editoriale sul giornale “Prospettive Siciliane”, da lui fondato, Cristina pronunciava parole molto significative sul ruolo del giornalismo: “Con spirito di assoluta obiettività, in piena indipendenza da partiti e uomini politici ci proponiamo di trattare e discutere tutti i problemi interessanti dell’Isola, avendo come nostro motto: “senza peli sulla lingua”. Tutto questo perché noi vogliamo che la Sicilia non sia solo quella folcloristica delle cartoline lucide e stereotipate, né quella delle varie figurazioni a rotocalco e di certa stampa deteriore, per intenderci la Sicilia di don Calò Vizzini e di Giuliano, ma la Sicilia che faticosamente si fa strada come pulsante cantiere di lavoro e di rin­novamento industriale”.
Cosimo Cristina, Peppino Impastato e Giancarlo Siani, come altri loro illustri colleghi, con la forza della loro giovinezza, che spesso non riesce proprio ad accettare il compromesso e l’iniquità, hanno dimostrato nella maniera più alta possibile che la “carta stampata” è al servizio dei cittadini solo quando è l’integrità a guidare la “penna”.
Il CNDDU propone il progetto “Senza peli sulla lingua”, mediante il quale gli studenti possano leggere e commentare articoli dei giornalisti locali, espressione e riferimento del proprio territorio, operando un confronto con la narrazione di Cosimo Cristina. #NoiRicordiamoCosimoCristina2023
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU