L’ultimo appuntamento, relativo al mese di marzo, della rassegna Incontri culturali al Museo, propone una doppia presentazione, ospitata nella Sala della Pinacoteca del Museo Mandralisca (via Mandralisca, 13), curata dal professore Vincenzo Garbo, Presidente della Fondazione Mandralisca, e dal professore Giuseppe Saja, curatore delle attività culturali della Biblioteca del Museo.

Sabato 25 marzo, a partire dalle ore 17.30, Vincenzo Garbo e Santo Lombino, Direttore del Museo delle ‘Spartenze’ di Villafrati, dopo l’introduzione di Giuseppe Saja, presenteranno il testo di Franco Spiridione: Francesco Bentivegna. Storia della rivolta del 1856 in Sicilia organizzata dal barone Francesco Bentivegna in Mezzojuso e da Salvatore Spinuzza in Cefalù (Edizioni I Buoni Cugini).

La scrittura di Franco Spiridione – si legge nella presentazione – segue giorno per giorno, quasi ora per ora, la fallita impresa rivoluzionaria del Barone Francesco Bentivegna nel novembre 1856, del suo ‘stato maggiore selvaggio’ e dei suoi seguaci, dando conto dei movimenti dei vari attori e del loro antagonista, il direttore di polizia Salvatore Maniscalco, fortemente intenzionato a impedire in qualunque modo la ripresa dell’iniziativa antigovernativa. L’infelice impresa terminerà con la cattura del Bentivegna e Spiridione segue, con il suo scritto, le successive tappe del martirio del barone mazziniano, il cui destino è stato già deciso in alto loco: come capo del moto rivoluzionario deve essere punito con la massima severità, con una condanna capitale che scoraggi chi abbia voglia di seguire il suo esempio.

A completamento dell’approfondimento storico verrà presentato a seguire il volume, curato da Ivo Tiberio Ginevra e Anna Squatrito, di Giovanni Raffaele, Le torture in Sicilia al tempo dei Borboni (Edizioni I Buoni Cugini).

Il governo borbonico in Sicilia negò sempre di usare la tortura, soprattutto sui prigionieri politici, ma Giovanni Raffaele dal 1850 al 1860, tramite delle corrispondenze alla stampa inglese, ne denunziò l’utilizzo sistematico anche mediante la raffinata costruzione di appositi strumenti come la cuffia del silenzio, la muffola, lo strumento angelico. Le sue corrispondenze, oggi riportate in questo volume, sono uno spaccato dell’obbrobriosa giustizia borbonica e trattano nello specifico anche dei “processi farsa”, con relativa fucilazione del Barone Francesco Bentivegna di Corleone e di Salvatore Spinuzza di Cefalù, oltre alle torture applicate sui patrioti della provincia di Palermo: Giuseppe Maggio, Giuseppe Lo Re, Salvatore Bevilacqua, Vincenzo Sapienza, Santi Cefalù e sua figlia, Salvatore Maranto e Antonio Spinuzza, tutti eroi finiti nell’ingiustificato dimenticatoio della collettività.