Intanto una precisazione: via Ruggieri e non Ruggeri, come anch’io mi ero lasciato trascinare nell’errore dalla toponomastica gratterese e da quella palermitana, malgrado la precisazione fattami dall’ufficiale di stato civile del nostro comune (don Peppino Culotta), persona competente e degna di fede, molti anni fa, all’atto di rilasciarmi la prima carta d’identità. A confermarmi nella denominazione errata fu il caso che mi portò proprio nella via Ruggeri di Palermo come membro della commissione di esami di maturità all’Istituto Magistrale De Cosmi, trasferito proprio in quella via dal precedente sito prossimo al mercato di Ballarò.

Ma, a prescindere dall’equivoco sulla denominazione della via, fu allora che cominciai ad avere consapevolezza della importanza di quel nome che trasferiva nel capoluogo l’omaggio ad una personalità che vi si era distinta egregiamente anche e soprattutto fuori del borgo natio, se è vero – come è vero e lo attesta un cultore serio della storia patria come il cav. Isidoro Scelsi – che Leonardo Ruggeri  (Gratteri, 1841-1924)«Avvocato Principe indiscusso del Foro Palermitano, fu ammirato per la sua alta eloquenza e il suo profondo senso di giustizia. Per un lungo periodo fu Pro-Sindaco di Palermo e Assessore alla Pubblica Istruzione».

D’altro canto senza tali meriti non avrebbe potuto ottenere un posto nella toponomastica di una città come Palermo, così ricca di personalità d’alto e memorabile profilo. A Gratteri, invece, è stato il nome del fratello, il sacerdote Don Saverio, ad avere riconosciuto esplicitamente il merito di aver donato al suo borgo la torre dell’ orologio comunale, che scandisce le ore della giornata con una visibilità a lunga distanza e sottolinea con una serie abbastanza lunga di rintocchi quelle ore di punta del giorno o della notte ritenute più significative.

A quanto pare, la tendenza alla beneficienza pubblica era una virtù familiare dei Ruggieri se anche il nostro Leonardo fu prodigo in quel di Palermo verso l’Albergo delle Povere e l’Ospizio di Beneficienza, tanto da dedicare «tutto se stesso per il potenziamento e il miglioramento di questi istituti». Cosicché «Scrupoloso ed onesto, morì povero nella sua casa natale di Gratteri» (I. Scelsi, Gratteri, p. 117).

La quale è, per l’appunto, in evidenza nella foto allegata, che, per un errore della stampante, nel verde soffuso ha acquisito quel tocco di vetustà tale da doversi considerare intangibile il suo status originale. In cui l’allineamento delle case a fianco di essa rende palese la razionalità del tracciato urbano di questa zona, che – secondo quanto scrive Pina Di Francesca in Abitare a Gratteri – “si differenzia dal precedente (centro abitato oltre il torrente) per la sua regolarità; le strade rettilinee si dispongono in piano secondo le curve di livello, le case a schiera di dimensioni analoghe alle precedenti sono a posto casa con uno o due affacci sulla strada”.  

La via Ruggieri configura quindi il tracciato stradale degno di un paese in cui la consapevolezza dell’artigianato specifico sul lato urbanistico ha raggiunto quel livello per il quale il decoro dei manufatti non è eccessivo definire come “la risultante di tutti gli elementi che conferiscono all’aspetto l’impronta atta a garantire il rispetto altrui”(secondo la definizione di decoro de Dizionario G. Devoto e G. C. Oli). Quel rispetto che, purtroppo, per eccesso di neofilia, connesso magari alla ricerca della maggiore funzionalità sotto il profilo pratico,  viene disatteso. Il che non può essere giustificato in nessun modo. Soprattutto adducendo la scusante che trattisi di cose artisticamente di poco conto. Perché nulla può essere considerato di poco conto quando abbia significato un modo di vivere e di abitare degli esseri umani.

A darci la conferma di questa nostra idea è stata – come abbiamo accennato sopra – la stampante a corto di inchiostro, la quale ha composto, però, un’immagine che per la sua singolarità e irriproducibilità ha tutte le caratteristiche del manufatto artisticamente apprezzabile, anche se non uscito dal pennello di un maestro.

GIUSEPPE TERREGINO