Quando la barca affonda i topi scappano. Ed è naturale che essi pensino alla propria sopravvivenza.I topini scappano ormai in massa dal PD, che raggiunge un bel record negativo chiudendo il suo tesseramento con appena 50.000 iscritti (erano 800.000 nel 2008). Il crollo numerico è abnorme ma ampiamente motivato dalla crisi di identità del partitone della sinistra, dalla concorrenza del Movimento 5 Stelle, dai ripetuti fiaschi elettorali e dagli scandali finanziari che funestano spietatamente il partito della “superiorità morale”. Il volto triste del povero Letta lo rappresenta benissimo.

Rimangono i toponi, SchleinBonacciniDe Micheli e Cuperlo, ormai lanciati in una corsa frenetica alla conquista dello scettro di segretario caduto nel fango della sconfitta. Chi lo raccoglierà? Ognuno di loro tenta di contraddistinguersi con parole d’ordine e atteggiamenti diversificati. Ma quanto può ciò servire in quello che è (e sempre più sarà) il partito radicale di massa, secondo la felice definizione di Augusto del Noce? Il PD infatti è la versione massificata del Partito Radicale di Pannella, nato da un’alleanza tra cattolici “democratici” e comunisti, i quali non avendo più una visione organica e “profetica” dell’uomo e della società, hanno ripiegato sul “totale individualismo”, come lo chiamava Del Noce, raggiungendo così le punte più liberal del pensiero occidentale, soprattutto americano. La rivoluzione antinaturale, e quindi antiumana e anticristiana, è un processo parossistico che trascina sempre più i suoi costrutti ideologici e i suoi uomini verso il nichilismo totale. Sperare in un passo indietro verso la rivoluzione comunista, come auspicano gli ultimi nostalgici della lotta di classe, è un’utopia resa impossibile dalla natura stessa della rivoluzione e dalla globalizzazione, che non teme certamente i nipotini di Stalin e che fa da volano al relativismo.

Ma ci sono anche alcuni  toponi, timorosi di uno slittamento a sinistra, che stanno seriamente valutando la possibilità di abbandonare la nave. Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare Italiano e fondatore del Partito Democratico, ha chiamato aconvegno presso la Fondazione Sturzo i superstiti orfanelli del  PPI per discutere del futuro politico dei Cattolici Democratici. Ammonisce Castagnetti: “se si ha in mente di fare un partito radicale di massa, si deve sapere che la maggioranza degli elettori cattolici, ma anche della sinistra storica, faticherebbero a votare ancora Pd”. Apprezziamo la sua preoccupazione ma ricordiamo benissimo che i “cattolici” del PD hanno inghiottito pillole abortive, divorzio breve, unioni omosessuali, disegni di legge liberticidi ed eutanasici. Solo oggi si accorgono che quel partito “potrebbe “ diventare un partito radicale di massa? Eppure il PD è stato diretto da fior di “cattolici” come Prodi, Letta, Renzi  e Franceschini e ha portato al Quirinale per due volte il “cattolico” Mattarella. Ma non abbiamo visto lor signori erigere barricate per difendere i principi non negoziabili o per promuovere la dottrina sociale della Chiesa. Tutto è andato nella direzione del partito radicale di massa.

La crisi del partito sembra quindi irreversibile nonostante il suo ancora imponente apparato, anche finanziario, la sua potente influenza nel mondo accademico, nei mass media e nella magistratura. Ma quando manca una vera, radicata identità con un pensiero forte ed organico, è fatale il viale del tramonto, fra individualismi e corruzioni, anche se si è al vertice del potere. Le ricerche affannate di formule obsolete o di nuovi “diritti civili” da usare quali bandiere di partito non ridaranno una “personalità” al PD né faranno recuperare consensi.

Se ne ricordi Giorgia Meloni che deve il suo successo proprio all’aver mantenuto la propria identità.

Diego Torre