Quarant’anni sono passati dal 30 aprile 1982 quando Pio La Torre e Rosario Di Salvo furono uccisi per le loro idee, per ciò che rappresentavano. E se la Sicilia oggi è certamente migliore, nonostante tutto, lo è anche grazie alla intuizione di Pio La Torre divenuta cardine della legge Rognoni – La Torre approvata qualche giorno dopo l’assassinio del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa ed Emanuela Setti Carraro. Una norma, la n. 646 del 13 settembre 1982, decisiva per combattere le mafie: una definizione precisa di “associazione criminale di stampo mafioso”, che consentirà di istruire tutti i più importanti processi e l’introduzione delle misure di prevenzione patrimoniali per togliere tutto quello che è stato strumento o profitto di azioni illecite agli indiziati di appartenere ad organizzazioni criminali di stampo mafioso. Una rivoluzione.
Pio la Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa due uomini uniti nel destino, in vita e nella morte, in una Terra che necessita di eroi e pertanto sventurata. Destino che li fa incontrare a Corleone nel 1948 all’indomani della scomparsa di Placido Rizzotto segretario della Camera del Lavoro e pochi mesi dopo Portella della Ginestra (1 maggio 1947). Lì venne mandato dal Partito Pio La Torre, a guidare la Camera del Lavoro nelle lotte contadine per l’applicazione del decreto Gullo sulla divisione dei prodotti agricoli che gli agrari, spalleggiati dai mafiosi, non volevano far rispettare. Lì fu inviato Carlo Alberto Dalla Chiesa, giovane capitano dei carabinieri reduce dalla esperienza partigiana, per indagare su quel delitto, identificandone già allora i mandanti.
Spesso, in una ritualità autoreferenziale ed un compiacimento autoassolutorio che nascondono un profondo senso di colpa e una immutabile condizione di inadeguatezza, rincorriamo il calendario delle celebrazioni di coloro che identifichiamo come eroi e di cui rivendichiamo l’esserne eredi della memoria e custodi dei valori. Lo abbiamo fatto qualche giorno fa verso i combattenti della Resistenza; così onoreremo i contadini di Portella della Ginestra nella ricorrenza del 1° Maggio – Festa dei Lavoratori con poco da festeggiare per una condizione del lavoro sempre meno dignitosa e rispettosa dei diritti. E poi, fra qualche settimana, i trentennali della Strage di Capaci e dopo ancora l’eccidio di Via D’Amelio.
Oggi è il giorno in cui rendiamo omaggio a Pio e Rosario, che avremmo chiamato compagni in un tempo diverso, dove le parole avevano un senso, ma che tali erano quando ospiti (e spesso) nel nostro paese; li onoriamo chiedendo anche scusa per non esser sempre stati o non saremo degni eredi ed integerrimi custodi del loro sacrificio estremo. Perché è nell’agire quotidiano che va rinnovata l’appartenenza ad una parte, l’esser partigiani verso valori inestimabili quali la libertà, la giustizia sociale e la legalità.
Oltre il 30 aprile, sempre. Anche nel voto.

“Se si vuole assestare un colpo decisivo alla potenza della mafia occorre debellare il sistema di potere clientelare attraverso lo sviluppo della democrazia, promuovendo la mobilitazione unitaria dei lavoratori, l’autogoverno popolare e la partecipazione dei cittadini al funzionamento delle istituzioni democratiche.”
Pio La Torre | Estratto relazione di minoranza Commissione d’inchiesta antimafia 1976

Castelbuono, lì 29 aprile 2022
Per il Coordinamento | Il Segretario | Vincenzo Capuana