Quattro bambini in trincea, con lo sguardo sofferente e impaurito, nello sfondo di un cielo rosso sangue e con ai piedi un prato di ginestre in fiore. Il filo spinato dietro il quale si trovano i bambini è spezzato da una parte, indicando una via di fuga verso la libertà.
E’ l’immagine che Gaetano Porcasi, pittore dell’impegno civile, che nelle sue opere da sempre affronta il tema della lotta alla mafia legando arte e denuncia, ha donato alla Cgil Palermo e alla Flai per realizzare un manifesto per il Primo Maggio, che quest’anno è dedicato al Lavoro e alla Pace.
Un omaggio a Portella con il pensiero rivolto all’infanzia violata, negata, a tutti i bambini che in questo momento soffrono nel mondo per le atrocità della guerra. “Ringraziamo l’autore per la sua sensibilità e per aver contribuito con la sua opera di denuncia a richiamare l’attenzione sulle vittime più fragili delle guerre che sono i bambini – dichiara il segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo – Abbiamo chiesto a Gaetano Porcasi, che tante volte ha ritratto con la sua passione artistica immagini legate a Portella, alle lotte dei lavoratori e ai personaggi della lotta contro la mafia, un manifesto dedicato all’anniversario di Portella della Ginestra. E apprezziamo molto che la sua opera, pensata per tutti i lavoratori e dal titolo Pace, diritti, lavoro, abbia messo al centro le condizioni di fragilità dei minori, i bambini sfruttati, i bambini uccisi in guerra che tutti quanti piangiamo e anche i bambini morti 75 anni fa nella strage di Portella”.
L’autore sarà a Portella domenica per la festa del Lavoro e firmerà i primi 100 manifesti, che saranno donati “come segno di speranza e di libertà”.
“Il mio pensiero è rivolto a tutti i bambini che non c’entrano nulla con le guerre e che stanno morendo sotto le bombe, non solo in Ucraina ma in tutti i posti del mondo dove sono in corso conflitti – dice Gaetano Porcasi – Questo mio Manifesto intende essere una sorta di urlo, una denuncia per svegliare le coscienze dei potenti e dire no alle guerre. Nessuno ha diritto di togliere la vita ai bambini, esseri innocenti e indifesi. Bisogna denunciare queste atrocità e questo vale per ogni forma di violenza e di criminalità che si consuma nei confronti dei più piccoli”.
“Nell’opera, dietro questo filo spinato che tiene i bambini prigionieri, c’è la storia che si ripete sempre, come un nemico mortale. I bambini guardano con occhi spaventati il carnefice e chiedono: perché tutto questo male – aggiunge l’autore – E sulla destra il filo spinato, che a prima vista sembra unito, si interrompe, per dire che ci deve essere la speranza della pace. I colori che risaltano in primo piano invece sono il rosso, simbolo della lotta dei partigiani e dei compagni della Cgil ma anche il sangue versato in questo periodo così buio della storia, con tanti civili, uomini, donne, bambini, che hanno perso la vita a causa della guerra. Ci sono le ginestre che rappresentano il riscatto della primavera, anche di Portella. E c’è il numero civico uno, che rappresenta il primo maggio ed è colorato di rosso come simbolo della festa dei lavoratori. A Portella, perché l’immagine sintetizza anche questo doloroso ricordo, furono uccisi tre bambini, vittime innocenti, caduti sotto il fuoco aperto dalla banda Giuliano”.
Gaetano Porcasi con il messaggio ideato per Portella vuole anche sottolineare il ruolo che i “manifesti” hanno avuto nella storia dell’arte. “Il manifesto un tempo era l’unico mezzo per lanciare dei messaggi. E anche oggi – spiega – che viviamo nel mondo della digitalizzazione, riappropriamoci del valore del manifesto con il suo potere e il suo ruolo fondamentale di denuncia, così come è stato nel mondo della cultura e dell’arte. Penso a Guernica, manifesto universale contro gli orrori della guerra, quando nel 1937 vennero uccise 2 mila persone e Picasso realizzò la sua grande opera per denunciare la strage commessa dai nazisti. O manifesti che hanno lasciato un segno nella storia dell’arte, come quelli sul surrealismo e l’impressionismo e altri, che hanno avuto un ruolo fondamentale perché solo attraverso la cultura e la bellezza si può riacquistare il valore della vita stessa”.
Con il manifesto su Portella continua l’impegno di Porcasi per la Cgil, all’interno di quel percorso di produzione culturale sui temi del lavoro che ha caratterizzato l’impegno sociale di tanti pittori e scultori come ricordano le tele emblematiche di artisti illustri come Guttuso, Sironi, Migneco, Calabria, Attardi, Consoli e di tanti altri che hanno ritratto scene del mondo del lavoro e delle lotte contadine.
Nel 2012, attraverso una composizione, Gaetano Porcasi realizzò la tessera nazionale della Cgil, in 6 milioni di copie, che ritraeva i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel 20° anniversario delle due stragi del ’92, la rosa rossa dei partigiani, la bandiera tricolore dell’Italia liberata e le ginestre della strage del 1° maggio 1947.
Nel 2003 ha realizzato una mostra itinerante dedicata agli attentati commessi nelle varie Camere del Lavoro della Cgil, raccontando per immagini le stragi di Monreale, San Giuseppe Jato, Partinico. E nel museo civico di Corleone, che si trova in un’abitazione confiscata alla famiglia di Bernardo Provenzano e raccoglie documenti e foto di grandi sindacalisti come Placido Rizzotto, Bernardino Verro e Pio La Torre, ci sono 63 opere di Gaetano Porcasi che raccontano storie di vittime e carnefici, partendo dalla strage di Portella fino ai nostri giorni.