Le carenze di posti letto, l’insufficienza del personale medico e infermieristico, gli accorpamenti degli ospedali e delle altre strutture sanitarie sono tutte conseguenze della logica dello smantellamento della sanità pubblica e territoriale. Con la trasformazione delle unità sanitarie in aziende, il Sistema Sanitario Nazionale ha introiettato la logica perversa del profitto anche in un servizio essenziale come la tutela della salute e, oggi, la sanità è organizzata in base a costi e ricavi e non con una pianificazione che metta al primo posto i bisogni dei cittadini e dei territori.

In questi anni sia la Regione sia il Governo (e praticamente tutti i partiti dal M5S, al PD, alle varie destre) con tale visione hanno voluto, perseguito e implementato questa politica perversa di ridimensionamento dei presidi ospedalieri più piccoli a vantaggio dei grandi ospedali metropolitani sganciati dal territorio e con pochi posti letto ad alta specializzazione. Oggi il PNRR regionale parla di “Ospedali di Comunità”, “Case di Comunità” e di “Centrali Operative Territoriali” ma è solo un artificio nominalistico che segue lo spoglio di personale e attrezzature dei piccoli e medi ospedali già esistenti. Al contempo, la distruzione della sanità pubblica e i conflitti d’interesse trasversali e capillari hanno aperto la strada alla sanità privata che si occupa solo degli esami e delle patologie remunerative aggravando ancora di più il finanziamento delle strutture pubbliche.

Il piano ospedaliero di Musumeci e Razza, con ben 800 milioni di euro destinati alla Sicilia per l’ambito sanitario, invece di sanare queste disfunzioni strutturali potrebbe rivelarsi una montagna di soldi che partorisce tanti topolini. Il rischio di trovarci strutture vuote, prive di personale medico infermieristico e amministrativo, carenti nella strumentazione specialistica, in assenza di un adeguato piano di rifunzionalizzazione del sistema sanitario in grado di garantire i livelli essenziali di cura a partire dalla medicina di prossimità, è elevatissimo. Va garantita una gestione pubblica degli interventi previsti, sottoposta al controllo delle organizzazioni sindacali di settore e delle rappresentanze istituzionali ricadenti nel relativo bacino d’utenza. Chiudendo per sempre la disastrosa stagione dell’aziendalismo e della logica di mercato che ha comportato la negazione del diritto alla salute, che può essere garantito solo dal primato della medicina pubblica imperniata sulla preventiva. Il piano ospedaliero regionale va perciò definito compiutamente, prevedendo e individuando le risorse per la sua implementazione, avviando da subito il reclutamento a tempo indeterminato, con le internalizzazioni del personale sanitario e non solo, per garantire sia la lotta al Covid, sia le urgenze, sia i servizi di prevenzione e cura irresponsabilmente ridimensionati e resi deficitari se non addirittura azzerati.

Rifondazione Comunista rilancia la battaglia per la centralità del servizio sanitario pubblico, al quale vanno ricondotti i medici di famiglia, anche alla luce dei gravi disagi vissuti dagli assistiti con l’esplosione della pandemia e della sua gestione sbagliata sia del governo nazionale che di quello regionale, come pure delle Asp. Richiamiamo infine l’attenzione generale sul pericolo in cui può incorrere la Sicilia: consegnare tutte le strutture pubbliche, a partire da quelle previste da Musumeci e Razza, ai privati, tramite le convenzioni e le esternalizzazioni dei servizi più importanti.

Mimmo Cosentino, Segretario regionale Prc Sicilia.