Italian President, Sergio Mattarella, talks during the speech to the Nation about the Coronavirus emergency, at the Quirinale Palace in Rome, Italy, 27 March 2020. ANSA/QUIRINALE PALACE PRESS OFFICE

L’aver trovato un foto del Presidente Mattarella tra le immagini casualmente associate al mio nome durante una ricerca in internet, è stata per me una vera sorpresa, non avendo avuto mai alcun legame con la sua persona e la sua carica. La didascalia che citava un mio articolo sulla abbazia di San Giorgio in Gratteri, mi ha fatto capire che quella foto si trovasse in quel posto per una non so se recente o antica presenza dell’onorevole Mattarella a Gratteri in occasione di qualche convegno culturale. E quindi come segno di un suo rapporto amichevole col nostro territorio.
Ma a prescindere da questo, la foto è stata per me un input per riflettere su quello che sta avvenendo in vista della sua uscita dal Quirinale per tornare al ruolo di parlamentare nella veste di senatore a vita.


Purtroppo il parlare che si sta facendo nei mass media sulla prossima elezione del Capo dello Stato sta seguendo il criterio di tutti i dibattiti sulle questioni di maggiore impatto sulla opinione pubblica. In assenza di partiti ideologicamente fondati e strutturati democraticamente, si tratta di un dibattito aperto a un monotono confronto non tra idee che nascano da una fede profonda e convinta su un quadro di valori largamente condivisi, ma piuttosto tra i pregi e i difetti di questo o quel leader politico, senza un vero appiglio alle ragioni di fondo della scelta. Chi si è preoccupato, per esempio, di illustrare ai cittadini le funzioni del Presidente della Repubblica, riguardo alle quali egli dovrebbe avere in sommo grado le qualità per adempierle con disciplina ed onore, come prescrive l’articolo 54 della Costituzione?
Questo, nel caso specifico, esigerebbe di spogliarsi di ogni simpatia personale o politica per fare una scelta oculata nell’interesse generale del popolo italiano, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Art. 3 della Cost.). Perché i compiti del Capo dello Stato vanno proprio in questa direzione, dato che egli rappresenta l’unità nazionale. Ed esercita funzioni che a tale unità devono fare inevitabilmente riferimento quando Il Presidente della Repubblica (secondo l’articolo 87 della Costituzione) ha – come ha di fatto – il comando delle forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa … , presiede il Consiglio superiore delle magistratura, può concedere la grazia e commutare le pene, oltre a controllare che dal potere legislativonon vengano emanate leggi contrarie ai principi costituzionali in merito e, nel caso di provvedimenti economici, abbiano la copertura finanziaria.


Su questi punti dovrebbe svolgersi il dibattito delle forze politiche, al di fuori di ogni interesse di parte e senza rivendicazioni legate al presunto criterio dell’alternanza tra i diversi schieramenti. Quello che invece ci tocca di leggere nelle posizioni contrapposte è il calcolo di ciò che in una ipotesi o nell’altra possa convenire al proprio tornaconto, senza tenere il minimo conto dell’incompatibilità di certi trascorsi dei soggetti indicati con la carica che gli si dovrebbe assegnare, quali potrebbero essere conflitti di interessi ostativi all’esercizio della più alta carica della Repubblica nell’interesse generale, in politica interna come in politica estera, nonché nell’assicurare la indipendenza e l’autonomia tra i poteri dello Stato come tali configurati.
Di tutto questo non si parla esplicitamente, mentre il dibattito si svolge su quello che meglio converrebbe assegnando a questa o a quest’altra persona, in ordine alla durata della legislatura, l’una o l’altra delle cariche in ballo, come se tale personaggio avesse la facoltà di esautorare il potere parlamentare in merito. Con l’aggravante di tirare proprio Il Presidente uscente per la giacca quando questi ha chiarito esplicitamente la sua più che fondata convinzione sulla rielezione del capo dello stato uscente. La quale non è, nel suo caso, l’opinione di un politicante preoccupato solo del proprio utile personale, ma il pensiero di un costituzionalista di alto valore accademico e funzionale nella veste di giudice della Corte Costituzionale.
Quelli che lo tirano in ballo in vista di un presunto bene per l’Italia con la permanenza dell’attuale Presidente del Consiglio a capo del Governo, certamente non dicono tutta la verità, che è quella di un interesse di parte volto a ridimensionare l’influenza dell’una o dell’altra delle due personalità sui propri piani strategici. Perché dopo l’elezione del nuovo Capodello Stato, chiunque egli possa essere, nulla può rimanere come prima.
Noi che, come siciliani, perdiamo il ruolo primario dello Stato rispetto alle altre regioni e, come madoniti, di poter contare sulla presenza di un amico al Quirinale, speriamo soltanto che la presidenza di Sergio Mattarella resti come modello per le generazioni future e nell’immediato come esempio per trovare un accordo sull’elezione del suo successore.

Giuseppe Terregino