Pazienti positivi con fratture, ustioni o tumori insieme nella stessa area di degenza. I reparti multidisciplinari per l’assistenza delle persone con infezione da Sars-Cov-2 senza malattia Covid sono realtà in molti ospedali d’Italia. A fronte del gran numero di asintomatici che arrivano in ospedale per curare altre patologie ma vengono trovati positivi al virus, le Aziende sanitarie e ospedaliere si sono organizzate sperimentando un modello assistenziale che prevede, all’interno della stessa area, l’attività di medici di differente specializzazione, come ad esempio ortopedici chirurghi plastici, oncologi, per l’erogazione di prestazioni indifferibili.

Succede al San Matto di Pavia o al Policlinico di Chieti con un reparto multidisciplinare chirurgico; a Napoli dove è stato creato un apposito Covid Hospital da 55 posti al San Giovanni Bosco per degenze di chirurgia, cardiologia, ortopedia, ostetricia ed emodinamica; al Policlinico di Tor Vergata di Roma dove in un’area medica a bassa intensità vengono accolti pazienti chirurgici, ortopedici o positivi provenienti dai reparti non Covid. Nella Asl Toscana Sud Est sono state individuate in via sperimentale, in tre strutture ospedaliere, setting specifici plurispecialistici di degenza ordinaria a media complessità per la gestione dei pazienti risultati positivi all’accertamento diagnostico per Covid 19 ed asintomatici ma che necessitano di cure ospedaliere per patologie non correlate.

Fiaso, infatti, attraverso la rete degli ospedali sentinella ha monitorato come un paziente Covid su tre si trovi in ospedale per curare altre patologie e la diagnosi di positività arrivi in via incidentale attraverso il tampone pre-ricovero. Così la Federazione ha elaborato un modello organizzativo che prevede almeno tre aree funzionali in cui organizzare l’assistenza dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2 senza malattia Covid:

  • l’area della chirurgia multispecialistica, dedicata al trattamento di tutte quelle patologie o condizioni che impongono un intervento chirurgico in emergenza/urgenza, politraumatizzati, traumatismi di interesse ortopedico, pazienti ustionati, nonché al trattamento della patologia oncologica di interesse chirurgico non differibile o il cui differimento potrebbe determinare pericolo per il decorso clinico, in cui possono lavorare professionisti di chirurgia generale, toracica e plastica, neurochirurghia, ortopedia, otorinlaringoiatria, oftalmologia, oncologia;
  • l’area Ostetrica, per il percorso nascita o altre prestazioni ospedaliere correlate alla gravidanza, compresa l’interruzione volontaria;
  • l’area della patologia cardio-cerebro-vascolare dedicata alla presa in carico di pazienti affetti da ischemia cardiaca o cerebrale acuta, emorragia cerebrale, patologia aritmica che necessita di terapia medica urgente o impianto di pacemaker, embolia polmonare con competenze di cardiologia, neurologia, neuroradiologia, cardiochirurgia.

“L’attuale fase epidemica determina ancora una grossa pressione sugli ospedali e il trend dei ricoveri, in costante crescita nelle ultime settimane, è atteso permanga ancora per 3 o 4 settimane, anche in caso di una flessione dei contagi – dichiara il Presidente di Fiaso, Giovanni Migliore –. Tuttavia, la circolazione di una variante potenzialmente meno patogena e la campagna vaccinale estesa hanno determinato una modifica della tipologia di pazienti perché all’atto del ricovero, tutti vengono sottoposti a tampone e troviamo una certa quota di diagnosi “incidentali”. Di solito, dopo l’accertamento di positività, le prestazioni non urgenti sono rinviate, mentre è necessario procedere con quelle urgenti in ambienti e percorsi dedicati”.
“Le dimensioni del fenomeno, quasi un paziente su tre, richiedono una risposta di sistema, che consenta anche di erogare, a favore di pazienti positivi ma senza malattia Covid, prestazioni per le quali il rinvio non è auspicabile per il decorso clinico, si pensi ad esempio alla chirurgia oncologica – prosegue Migliore -. L’ipotesi della collocazione di questi pazienti nei cosiddetti reparti bianchi ovvero Non Covid pone il problema dell’effettivo isolamento e l’ipotesi di inquinamento dei percorsi. La soluzione, dunque, già adottata nelle Aziende, è quella di creare delle aree interdisciplinari per prestazioni specialistiche su pazienti con infezione da Sars-Cov-2 senza malattia Covid. L’assistenza specialistica, come molti stanno sperimentando, può essere concentrata in poli ad elevata specializzazione con aree funzionali dedicate”.
Quanto alla distinzione dei ricoveri “per Covid” e “con Covid” il presidente Fiaso puntualizza: “È necessario distinguere i casi per una comunicazione più corretta e trasparente e per una migliore organizzazione ospedaliera”.
“Quello che è certo è che si tratta di nuove sfide molto impegnative per le organizzazioni sanitarie, dove il personale è così duramente provato da due anni di pandemia. Le Direzioni dei nostri ospedali stanno già iniziando a lavorare sui modelli organizzativi ed assistenziali per il 2022-2023″, dichiara Antonio Ferro, coordinatore Fiaso Provincia autonoma di Trento e Presidente SITI Società Italiana di Igiene.