Dal primo gennaio 2022 sarà data attuazione anche in Italia alle disposizioni di diritto europeo sull’origine dell’ingrediente primario.
Scadrà, infatti, la proroga prevista per l’applicazione dei decreti (introdotti in via sperimentale fino a marzo 2020 in attesa che l’Europa prendesse posizione sulla questione) che prevedono l’indicazione di origine della materia prima per latte e derivati, riso, grano duro della pasta e derivati del pomodoro.
In sintesi, per alcuni prodotti alimentari non ci sarà più l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine. Per i consumatori, questo vuol dire che non sarà più possibile comprendere facilmente da dove arrivano molti alimenti.
L’Italia si è sempre distinta per la trasparenza delle informazioni rese al consumatore e tenta di prendere ancora tempo proponendo l’estensione dell’obbligo di inserire in etichetta l’origine delle materie prime a tutti gli alimenti.
L’informazione non è utile soltanto a consumatori e produttori agricoli, ma, in Italia, rientra in un’azione strategica a sostegno del settore turistico, essenziale specie per quei territori che puntano a valorizzare la loro destinazione. È in gioco l’immagine del Paese come produttore di alimenti di alta qualità, l’immagine di un Paese che del Made in Italy ha sempre, a buona ragione, fatto vanto.
Origine, legame con il territorio e tracciabilità del prodotto sono leve strategiche per stimolare le economie locali.
Meritocrazia Italia è convinta che le produzioni agroalimentari tipiche di qualità, tutte le altre produzioni artigianali e del ‘sapere fare italiano’ siano un patrimonio unico per varietà e pregio, che possono aumentare e diversificare l’attrattività turistica, sollecitando nuove occasioni di viaggio, alla scoperta dei territori di produzione, anche alla luce delle mutate esigenze dei viaggiatori.
Per questo insiste sulla importanza di prevedere l’etichettatura di alimenti e altri prodotti con indicazione dell’origine delle materie prime e della sede dei processi produttivi, al fine di promuovere un modello di sviluppo sostenibile, soprattutto per le aree rurali.
Un primo passo per contrastare il grave fenomeno dello spopolamento e preservare le qualità, l’autenticità e l’identità caratterizzante del patrimonio unico italiano, materiale e immateriale.
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