Attualità

Riscrittura ddl Acqua: cambia la forma non il contenuto, il NO del Forum

Dopo le dichiarazioni alla stampa dell’Assessora Baglieri, “nessuna privatizzazione dell’acqua in Sicilia” ci aspettavamo un ripensamento complessivo del ddl Musumeci n. 1066, invece al ritiro dello stesso è seguito un testo di riscrittura che si sovrappone alla legge regionale vigente 19/15 riproponendo, sfrondato di alcuni elementi di contorno, gli stessi contenuti contestati dal Forum siciliano Acqua e Beni Comuni.

Resta l’Ambito unico regionale con l’Autorità Idrica Siciliana governata da un’Assemblea nella quale addirittura si dimezza rispetto al testo originario la presenza della rappresentanza dei Sindaci: da diciotto, due per Assemblea Territoriale Idrica, a nove, mortificando ulteriormente il ruolo e il peso degli Enti locali nelle scelte strategiche;

le ATI restano retrocesse ad organi periferici, Ambiti distrettuali privi di personalità giuridica che propongono forma di gestione, piani d’ambito e tariffe ma a disporre ed affidare il Servizio Idrico Integrato è e resta l’AIS Autorità Idrica Siciliana con un peso spropositato del Presidente della Regione;

la possibilità di valutare e risolvere il contratto di gestione con Siciliacque prevista dall’art.6 della legge 19/15 vigente, già in capo al Presidente Musumeci fin dal suo insediamento, viene riportata al punto zero. Si prevedono 90 giorni dall’eventuale approvazione della legge per ottemperare a quanto si doveva fare e non è stato fatto in questi anni. É del tutto evidente che questi ulteriori tre mesi sono solo fumo negli occhi visto che anche nel testo di riscrittura, come nell’originario ddl 1066, i rapporti con Siciliacque transitano ex lege dalla Regione alla nuova Autorità unica.

Alle dichiarazioni di stampa dell’Assessora avremmo voluto rispondere che la privatizzazione in Sicilia c’è già, si chiama Siciliacque con socio di maggioranza la multinazionale Veolia gestore di sovrambito; in questi anni il Governo Musumeci non ha voluto affrontare l’argomento malgrado le sentenze del TAR e CGA che hanno dichiarato illegittime le tariffe praticate. Oggi, nel sostituire l’Art. 3 della 19/15 – Individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali – (uno per provincia) con l’Ambito territoriale ottimale regionale (ATO unico regionale) il Governo come già detto scopre le sue reali intenzioni, salvare in extremis il contratto con Siciliacque spa per continuare a fare pagare ai siciliani una tariffa doppia, al gestore d’ambito ed a quello di sovrambito e mettendo multinazionale in posizione dominante e di vantaggio nella gestione degli ingenti fondi pubblici messi a disposizione dal PNNR (600 mln per la depurazione e 900 per le reti) e dalla programmazione Europea 2021-27. L’uovo di colombo sostituendo l’art. 3 è l’automatica abrogazione del comma 5 che recita “La gestione dei sistemi acquedottistici relativi al servizio idrico integrato, dei servizi e delle opere idriche di captazione, di accumulo, di potabilizzazione e di adduzione, individuati nel Piano regolatore generale degli acquedotti, è affidata ai gestori del servizio idrico integrato in ciascun Ambito territoriale ottimale” cioè ai nove gestori D’ambito, ma se l’Ambito è unico ed il gestore di sovrambito transita nei rapporti con l’Autorità unica il gioco è fatto.

Il giudizio del Forum rispetto al testo di riscrittura rimane immutato, è un colpo di spugna sull’Acqua Pubblica, si accentrano i poteri e le decisioni, non si risolve ante quem il rapporto con Siciliacque, si mortifica il ruolo degli enti locali e della partecipazione civica alla gestione del Bene Comune primario, permane il conflitto d’interesse per la Regione socia di Siciliacque, si riversano sui cittadini i costi ed i tempi del nuovo faraonico organismo col concreto rischio di perdere i finanziamenti quando bisogna invece accelerare nell’attuazione della legge esistente.

A voler essere propositivi nel confermare il secco NO del Forum anche alla riscrittura del ddl 1066, quello che occorrerebbe istituire è una Cabina di regia con forze qualificate e indipendenti, magari in seno all’Autorità di Bacino che ha già competenze anche sull’idro potabile, per supportare le ATI nella programmazione e progettazione indispensabili per intercettare i fondi del PNRR e della programmazione EU 2021-27; l’Autorità di Bacino potrebbe inquadrare la pianificazione territoriale e il conseguente impiego dei fondi anche per quanto riguarda la gestione degli invasi, altra nota dolente che la Regione non è riuscita a sanare, del rischio idrogeologico, della qualità delle acque superficiali e profonde, in una visione complessiva orientata alla conversione ecologica, alla resilienza e con il controllo e la partecipazione democratica.

Redazione

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