E’ se i morti putissiru parrare ancora chi ni cuntassiru? A tutti questi ben pensanti, moralisti che dettano regole e leggi sul buon vivere , che puntano il dito sull’operato altrui, ma cosi tanto poco guardano quella gobba che si portano addosso cosa direbbero? Da morti, forse in molti darebbero qualche bella lezione su come si vive, non perchè in vita siano stati bravi, ma semplicemente perchè li dove sono, vedono sicuramente, almeno ci auspichiamo sia cosi, quello che in questa vita non riusciamo a vedere, per quella cecità che è tipica del vivere spesso banale di cui non ci rendiamo conto, se non dopo i grandi scossoni che la vita spesso ci offre.

E’ uscito nelle sale cinematografiche da poco, un film particolare, che suggeriamo di vedere “Materiale emotivo” diretto da Sergio Castellitto, tratto da un lavoro di Ettore Scola  “Un drago a forma di nuvola”.

Il film è ambientato a Parigi, una Parigi raccontata in poche stanze e strade, vista come se stessimo dentro uno spettacolo di un teatro, dove attori e realtà si mescolano.

Le citazioni letterarie sono davvero tante, la letteratura diviene strumento per sottrarsi alla realtà, vivendo forse in un mondo finto o troppo ovattato .

La storia si inpernea attorno al personaggio di Vincenzo che gestisce una libreria, occupandosi della figlia che a causa di un incidente ha perso la mobilità motoria e si è rinchiusa in una sorta di mutismo selettivo.

Una vita ordinaria in cui le citazioni dei grandi della letteratura fanno da sfondo spiegando le cose che ci  accadono, in una sorta di vocabolario che spiega il perchè delle cose, e fungendo forse anche da balsamo per l’anima.

L’entrata in scena di una donna Yolanda, con la sua forte e folle carica di vitalità, mette tutto in discussione , risveglia Vincenzo da quel torpore esistenziale in cui si era lasciato avvolgere .

Vincenzo è un uomo ingabbiato dalle parole scritte, dal senso del dovere, dall’immagine di dovere restituire agli altri l’idea del  padre devoto, dell’ uomo lavoratore, mentre il mondo scorre con la sua inafferrabile velocità., ci si abitua a tutto, ma non all’assenza dell’amore, quella ruota incredibile che è capace di trascianrti in ogni dove, linfa che risveglia la vita, cuce le pezze di vita rattoppate dagli eventi, scardina pregiudizi e supera barriere che altri non sanno superare, l’amore ha questo potere.

Per gran parte del film si respira la malinconia di una vita ormai dentro canoni , il silenzio delle azioni e’ compensato da citazioni di una vita non vissuta veramente.

Le scene del film sono dei quadri bellissimi delicatissimi, non mancano le scene forti ed intense in particolare l’urlo silenzioso di Yolanda che si dispera per l’amore perduto, le musiche sono forti, intense, cariche di emozioni fortissime, e il materiale emotivo esplode davvero tutto, lasciando allo spettatore la possibilità di entrare nel caos esistenziale ed uscirne ricco.

Vincenzo scosso dall’ irruenza emotiva di Yolanda, ne sembra dapprima travolto, poi finisce per sentirne tutta la forza e gioia , cosi si spalanca davanti un mondo da cui non ci si può che farsi trascinare, cadono giù improvvisamente tutte le barriere che la nostra mente ha creato, tutto quel volere dare conto e ragione agli altri del nostro operato, forse finalmente si comprende il senso della vita nella sua più intima essenza, viverla in modo pieno senza averne paura, senza avere paura del giudizio degli altri, e di noi stessi , che sappiamo essere troppo spesso molto severi annullandoci per quello che realmente siamo.

Noi siamo fatti di  “materiale emotivo” non possiamo non ricordarcelo. Chi ci giudica spesso non ha vissuto come avrebbe voluto vivere, il film è un inno al lasciarsi trasportare dalla gioia.