Arsène Lupin è tornato, quanto meno su Netflix. Dopo che un tweet abbastanza enigmatico pubblicato proprio da Netflix lo scorso 10 maggio aveva “rivelato” l’imminente data di pubblicazione in perfetto stile Lupin (il tweet è stato pubblicato alle 11.06 della mattina, proprio come 11 giugno, la data di uscita), sono finalmente tornate le avventure del ladro gentiluomo inspirato all’eroe letterario creato da Maurice Leblanc.

A poco meno di un anno di distanza dalla pubblicazione della prima parte sulla nota piattaforma di streaming, lo scorso 11 giugno è stata finalmente resa disponibile anche la seconda parte di quella che è stata, a tutti gli effetti, una delle serie rivelazione di questo 2021.

Credete di aver già visto tutto quello che c’era da vedere online? Stufi di guardare le repliche di Friends per la centesima volta? Stanchi di scrollare in lungo e in largo tutti i principali siti di streaming alla ricerca dell’ennesimo film ispirato al vostro sport preferito?

Beh, Lupin potrebbe fare davvero al caso vostro e, nel caso vogliate approcciarvi alla serie, potrete vedervi la prima e la seconda stagione in rapida successione senza dover aspettare diversi mesi con il cuore in gola.

Innanzitutto, una premessa: questa serie non è una fedele messa in scena del “vero” Lupin dei romanzi. Il protagonista Assane Diop, sublimemente interpretato da Omar Sy (noto al grande pubblico, tra le altre cose, per la sua interpretazione in “Quasi Amici”), è anch’egli un fan del noto personaggio letterario. Una passione tale da spingerlo ad emularlo per la realizzazione di molti dei suoi colpi. 

Perché questa premessa? Ai tempi della pubblicazione della prima stagione, c’era stato molto clamore per la scelta di Omar Sy come protagonista, insinuando che fosse stata una scelta guidata dal movimento “Black Lives Matter”. Per alcuni, l’ennesima scelta cinematografica fortemente influenzata dal “politically correct” (il Lupin dei romanzi non era nero).

Dato però che questa non è la storia del Lupin di Leblanc, il colore della pelle del protagonista è assolutamente irrilevante e fa capire quanto spesso sia sterile la polemica dietro molte delle principali discussioni “social”.Ma torniamo alla serie.

Nei suoi primi cinque episodi, la serie targata Netflix ci aveva guidato attraverso tutti i passaggi fondamentali della vita di Assane Diop. Il forte legame con il padre, la storia d’amore con Claire, la ex-fidanzata di Assane e madre di suo figlio Raoul, e, soprattutto, ci vengono raccontate le origini dell’odio tra “Lupin” e il perfido milionario Hubert Pellegrini. Secondo Diop, infatti, dietro la morte di suo padre ci sarebbe stata infatti la mano del magnate parigino.

Da lì, l’idea di organizzare un furto sensazionale (la prima stagione parte da qui) proprio ai danni di Pellegrini per ripagarlo del trattamento riservato al padre molti anni prima.

Potremmo dirvi di più, ma non senza rovinarvi una delle serie televisive più importanti degli ultimi anni. Uno show capace di portare la ultracentenaria storia di Arsène Lupin finalmente al di fuori dei confini francesi.

Nelle varie recensioni reperibili online, sono molti i nomi illustri scomodati per descrivere al meglio le avventure di Assane Diop. C’è chi parla di un “anti-James Bond”, chi invece sostiene che Assane altro non sia che un Sherlock Holmes “con più gioia di vivere” e per altri invece una combinazione delle due cose.

Chissà. Forse la verità è che il protagonista di Lupin riesce a ricordare molti personaggi di successo senza mai correre il rischio di regalare un dejà vu. L’Assane Diop di Omar Sy è infatti capace di mantenere sempre una propria identità intellettuale fortemente “europea”, riuscendo così nell’impresa di ricordare altri grandi eroi dell’intrattenimento senza mai scimmiottarli del tutto.

Una menzione speciale va poi dedicata a tutti coloro che per anni hanno continuamente ripetuto che per il cinema europeo fosse impossibile “sfondare” nel mondo per colpa della barriera linguistica. Niente di più falso.

Dopo Gomorra e La Casa di Carta (e tanti altri), ecco un altro titolo capace di dimostrare come la qualità vada oltre qualsiasi barriera linguistica.