Quello cui ha assistito una parte di Castelbuono ha dell’incredibile e di irripetibile, almeno nei restanti settemila e più comuni italiani. Bisogna prendere nota della data, perché essa segna un momento storico e spartiacque tra il prima e il dopo di Castelbuono, ciò che era e ciò che adesso questa città non è più.

La vicenda parte da un post del sindaco Mario Cicero nel quale riferisce di essere stato contattato da un imprenditore per l’assunzione di circa 25 lavoratori e specifica che – se interessati – i soggetti possono rivolgersi direttamente a lui, cioè al sindaco.

La prima cosa che risalta agli occhi è il mistero che si nasconde dietro al nome dell’imprenditore ma soprattutto che i potenziali interessati possono rivolgersi direttamente a lui, cioè al sindaco, e non all’anonimo imprenditore – come prassi insegna dandone i contatti – senza volere scomodare un normale centro per l’impiego, ufficio preposto a tale scopo.

A questo punto sorgono numerosi interrogativi. Ad esempio, chi è l’imprenditore e perché si rivolge al sindaco a fare da intermediario?

Il sindaco ha valutato assolutamente normale potere esporsi con un invito che altrove potrebbe essere letto facilmente come un debito di riconoscenza che in politica suona pericolosamente vicino al clientelismo o voto di scambio.

Non ha invece considerato che avrebbe potuto segnalare il nome e i contatti di quell’imprenditore senza spingersi oltre. Non ha valutato che trasparenza e inattaccabilità sono i dettami etici e giuridici che devono imporsi ad ogni figura politica. Non ha avuto alcun dubbio nel sottrarre il proprio tempo da dedicare alla guida del paese per un’attività di intermediazione a favore di un anonimo imprenditore.

Oppure si tratta dell’ennesima provocazione condita da impenitenza?

Ma a questi interrogativi seguono preoccupanti e desolanti considerazioni.

Alcuni suoi seguaci hanno giudicato come normale una simile prassi, hanno giustificato il post del sindaco dichiarandosi allibiti di fronte alle legittime critiche di quei cittadini che hanno avuto un senso di sconcerto per quanto stavano leggendo.

Questo significa che a Castelbuono si rischia di varcare il limite, di perdere il senso della distinzione tra giusto e sbagliato, il senso delle regole e delle norme di diritto.

Confidiamo che tra gli elettori del sindaco siano in tanti, seppur oggi silenti e sbigottiti, che pongano una questione quanto meno di opportunità, giudicando impresentabile un invito confezionato in quei termini che schiaccia la credibilità dell’intera comunità di Castelbuono. Quanti saranno ancora disposti a sopportare tutto pur di difendere il proprio leader, esponendo la nostra comunità a simili figuracce?

E questo affondo, che mina la credibilità che qualunque classe politica deve avere, arriva l’indomani di un rinnovamento della classe dirigente del partito del sindaco che non lascia ben sperare per un cambiamento di rotta verso condotte normali e pacificamente condivise.

Non sono lontani i tempi del bunga bunga di Berlusconi, irriso come tutti gli italiani, dalla comunità internazionale incapace di spiegarsi il diffuso malcostume nella gretta Italietta.

É il momento che la società civile prenda le distanze da queste uscite del sindaco e dal fanatismo dei suoi pasdaran, prima che il paese si avvicini troppo al baratro.

La politica deve essere il faro che illumina i comportamenti corretti, deve essere l’esempio per condizionare positivamente il pensiero di un popolo.

La politica è lo specchio del popolo e arrestare questa deriva è l’impegno civico che si deve prefiggere. Questo è ciò che farà la Costituente per la Castelbuono di domani assieme a tutte le persone di buona volontà e a tutte le formazioni politiche che non si rivedono in questo metodo. Lo dobbiamo per un futuro migliore per Castelbuono e per i nostri figli.