Finchè, nonostante tutte le brutture a cui ormai siamo abituati, riusciremo ad emozionarci d’innanzi al mistero della nascita di una nuova vita e del miracolo straordinario che in essa è contenuta, potremo dire di essere ancora umani.
E’ bene si, l’umanità si misura, nella capacità di saperci commuovere, stupirci dinnanzi a ciò che di misterioso ci attraversa nelle cose piccole.
Siamo ormai in vicinanza del Natale ed il clima che stiamo vivendo è carico di tristezza a causa di questo maledetto virus insidioso che attacca i nostri polmoni e ci toglie il respiro, ci toglie la vita , proprio cosi, si muore nella maniera più balorda che si conosca essere privati dell’aria, quella cosa che non sappiamo definire, attraverso cui viviamo, cos’è l’aria? La vita stessa.
In questo clima cosi particolare, vi vogliamo raccontare una tradizione ancora viva in molte realtà del nostro territorio, parliamo della Ninnaredda.


Ninnaredda è un vocabolo scomparso dall’uso comune, deriva da ninna nanna, la nenia che ogni mamma cantava e canta al proprio bambino per farlo addormentare, in molte realtà del comprensorio madonita e non solo si usa in prossimità delle feste natalizie, girare nei vicoli e stradine dei nostri paesi intonando ninna nanne accompagnati dagli strumenti della tradizione antica, il mandolino, la ciaramedda.
Non c’è niente di più soave e delicato che si possa ascoltare, le parole sono semplici, ricordano la nascita di Gesù bambino, la sua povertà di bimbo e il peregrinare della sua mamma e papà in attesa di trovare ristoro da qualche parte.
La tradizione risale al XVIII secolo , secondo la storia , i ninnariddari erano poveri suonatori di violino, spesso ciechi che nel periodo precedente il Natale, giravano nei paesi cantando e suonando brani musicali che raccontavano il viaggio difficile di Maria e Giuseppe prima di trovare ristoro nella grotta di Betlemme.
La Ninnaredda di Natale è molto sentita a Cefalu’è espressione di un sentire religioso popolare che resiste nel tempo, contribuisce a confermare il senso di appartenenza ad una comunità.
Nei canti spesso si sente un incitamento ai pastori a non dormire più a svegliarsi per portare qualche dono a questa giovane famiglia infreddolita.
L’atmosfera con questa melodia si scalda, è un racconto di gioia, di festa.
Quest’anno si sono apportati dei cambiamenti, l’amministrazione comunale di Cefalu’ ha chiesto alle associazioni culturali e musicali presenti di organizzare l’evento in maniera statica.
I gruppi si sono esibiti nelle strade senza preavviso, proprio per evitare inutili assembramenti, per contenere e rispettare le norme anti-covid, è cosi è successo che improvvisamente mentre le famiglie erano riunite in casa, una dolce melodia si è sentita nelle strade, cosi ognuno dai propri balconi e finestre ha avuto modo di ascoltare questo dolce canto, impastato sicuramente di tanta malinconia, ma pur sempre un ricordo alla vita che comunque scorre e si rinnova.
Siamo grati all’esistenza della volontà di non far morire la tradizione, finchè la riusciremo a tenere in vita quel filo invisibile con la storia ed i valori non si spezzerà mai.
U bambineddu duci, continua a farsi sentire nelle famiglie, a lui dedichiamo le nostre preghiere più intime perchè ci preservi la salute e la pace nelle nostre case, molti di noi non avranno la gioia di potersi riunire con i propri cari, il filo rosso dell’amore ed il canto di gioia dei cuori speriamo ci scaldi il cuore, anche se saremo lontani.
In foto preso dal web Umberto Rajmondi, uno dei cantori e suonatori che continuano a narrarci la gioia della ninna nanna, i suoi occhi si illuminano al solo chiedere la storia della Ninnaredda, ed è un piacere ascoltarlo.