Mai come oggi ha senso parlare di lavoro, nel tempo del coronavirus, molti sono in difficoltà economica, alcuni il lavoro lo hanno perso, altri non sanno cosa li aspetti nel futuro immediato, parliamo del settore turistico-alberghiero, il comparto della ristorazione e il mondo del teatro.
Le piazze oggi sono rimaste vuote, non si sono potute fare le consuete feste di ogni anno, ma si è parlato molto di lavoro nei social e nei dibattiti in tv, in una chiave decisamente diversa da quella alla quale siamo abituati.
Ripartire con il lavoro, oggi serve a scongiurare nuove forme di povertà.
Noi , oggi vogliamo parlare del lavoro, ricordando un bel libro della nostra scrittrice siciliana Giuseppina Torregrossa con il suo romanzo “La miscela segreta di casa Olivares”, in cui le protagoniste sono le donne di una famiglia che gestisce una torrefazzione in via Discesa dei Giudici , donne che portano tutte il nome di un fiore.
Tra tutte spiccherà il nome di Genziana, ragazza dal temperamento forte , fin da ragazzina avrebbe voluto lavorare nella torrefazione del padre, ma si sa alcuni tipi di lavoro non erano concepite per donne.
La grande guerra cambierà il volto di Palermo, scardinerà ruoli e sovvertirà abitudini, metterà alla prova e nel disagio verrano a galla le differenze caratteriali e le fragilità di una famiglia che fino ad allora aveva vissuto nell’agio.


Palermo, dopo la guerra, non era più una signora aristocratica dalle guance di porcellana, ma una prostituta ammalata e contagiosa. Dopo i bombardamenti, molte parti della città vennero nascoste dentro transenne, di questi luoghi ci sono in città ancora tante tracce, come di chi incapace di cambiare preferisce nascondere, ed alcuni palazzi in pieno centro storico ci ricordano continuamente la nostra precarietà.
Genziana, rimasta orfana, prenderà in mano le redini della torrefazione e imparerà da un impiegato rimasto fedele, i trucchi del mestiere.
Il destino aveva rimescolato le carte, lei sola andava incontro al suo destino, vivrà grandi momenti di solitudine e abbandono, proverà rabbia, che le tormenterà il cuore, nostalgia, cercherà di scoprire il segreto della miscela aromatica che faceva della torrefazione un luogo molto frequentato quando ill padre era in vita, proverà a mettere a tacere i sentimenti per un uomo che ha altre cose per la testa la voglia di libertà, un’antifascista mbriacato dalle cose che diceva in giro in quel periodo Peppe Schiera, il poeta vagabondo, figlio del popolo che di fame visse e convisse, che cercò a modo suo di contrastare ogni forma di subordinazione.
Per seguire l’uomo di cui si era invaghita, Genziana, proverà ad aiutarlo, leggendo nel fondo del caffè, abitudine tramandatale dalla madre, convincerà le donne che a lei si rivolgono , di votare per la repubblica e per un maggiore rispetto delle donne, perchè potessero avere nuove libertà e possibilità di vita lavorativa migliore di quella che avevano conosciuto, si creerà alla fine un’importante rete di solidarietà tra donne, capaci ,dice la Torregrossa di dare respiro al mondo.
Genziana incarna l’immagine della donna che rimane coerente a se stessa nonostante le difficoltà della vita, affidabile, imparerà ad amare il suo lavoro e darà altro lavoro ad altre donne conquistando nuova dignità e nuova libertà, che solo il lavoro sa dare.
Il nostro pensiero và oggi a tutti coloro che hanno le saracinesche chiuse causa coronavirus, a tutti gli imprenditori e lavoratori del mondo dello spettacolo, dell’editoria, nonché alle piccole realtà del sommerso.
Il lavoro deve potere ripartire, altrimenti come cantava Schiera “a tempo di democrazia c ‘ è cu mancia e cu talia”a pignata vuota è pericolosa.
Stringiamoci in una rete di solidarietà e speriamo che chi occupa posti decisionali sappia fare scelte prudenti, ma che non lasci indietro nessuno.

Sabrina Miriana