Il senso di responsabilità , l’antidoto contro l’autodistruzione:

Quindici agosto in una Sicilia a tratti bagnata dalla pioggia che tanto abbiamo desiderato per rinfrescarci da un caldo infernale, insopportabile, che ha messo a dura prova il corpo e la mente di residenti e tanti turisti che hanno affollato la nostra terra ,venuti da ogni dove .
Sicilia terra di arance, limoni, palazzi nobiliari, cultura di popoli che hanno lasciato segni incredibili di intelligenza ed estro, ma aimhe’ offuscata specialmente nella nostra capitale da cumuli di immondizia che si è accumulata nelle strade del centro e della periferia di quella che per il momento è definita la capitale della cultura, ma dinnanzi a tale scena di cultura sembra esserci ben poco.
Con molta facilità si è attribuita responsabilità all’incuria dell’amministrazione comunale nella gestione dei rifiuti e del loro smaltimento, responsabilità reale poiché davvero raramente si vedono in giro addetti alla pulizia urbana, se non le ronde notturne con personale, poverino che deve fare il proprio giro di lavoro, con assenza di reali strumenti di protezione per la propria salute, se non guanti e mascherine ridicole per chi li indossa per non respirare quell’aria tossica tremenda dei cassonetti e per di più si trovano davanti contenitori stracolmi e strade piene di vecchi materessi o mobili buttati senza cura a ridosso dei cassonetti, nessuno pensa mentre fa quello che non deve fare, ossia sporcare, che qualcun’altro dovrà farlo per lui.
Qualcuno li ce li porta questi materessi, piuttosto che metterli nelle isole ecologiche adeguatamente predisposte, la domanda dunque è: “non è forse una responsabilità diffusa l’assenza di pulizia in città? Occorre davvero fare un lavoro di sensibilizzazione al rispetto del proprio ambiente con attenzione al verde e all’educazione al bello.
Anestetizzati mentalmente, rimbecilliti dalla tecnologia, probabilmente finiamo per abituarci persino ai cattivi odori dimenticandoci la bellezza che si prova nell’inebriarsi dei profumi anche di quelli forti come il gelsomino che ci stordiscono un po’, ma che ci fanno compagnia.
Chissà cosa penseranno i turisti nel camminare lungo strade martoriate da immagini cosi brutte! All’indomani dal falò di ferragosto non oso immaginare le spiagge prese anch’esse d’assalto da migliaia di bagnanti, povero mare, povero litorale, se la terra potesse parlare ci urlerebbe contro, si perchè, la natura ha un suo equilibrio ed è sempre l’uomo che distorce ogni cosa, oggi non staremmo qui a piangere i morti di Genova…..cercasi disperatamente un po’ di intelligenza, quella che può ancora forse salvarci dall’autodistruzione.