Il Tar di Catanzaro ha accolto i nostri ricorsi e aperto all’immatricolazione in medicina, presso l’università Magna Graecia, di cinque studenti provenienti da altri corsi di studio che non avevano fatto i test d’ammissione
Potrebbero presto immatricolarsi al secondo anno del corso di laurea in Medicina e chirurgia, i cinque studenti provenienti da altri corsi di laurea che avevano chiesto all’Università Magna Graecia, tramite il patrocinio dello Studio legale Leone-Fell & Associati, di accedere agli studi di Medicina.
Una conferma, quella del Tar Catanzaro, che segue l’orientamento positivo di altri tribunali amministrativi, tra cui quelli di Lazio, Lombardia e Sicilia.
Gli studenti avevano inoltrato richiesta all’Università calabrese che, dal canto suo, aveva negato l’immatricolazione diretta a Medicina, senza previo superamento dei test di ammissione.
Gli studenti hanno così deciso di rivolgersi agli avvocati Francesco Leone e Simona Fell (foto) e Chiara Campanelli, che per la Calabria si sono avvalsi della collaborazione dell’avvocato Claudia Colacione, partner della rete dei diritti.
“Dopo il rigetto dell’istanza di immatricolazione da parte dell’ateneo – raccontano gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell – abbiamo impugnato il provvedimento dinnanzi al Tar della Calabria. I Giudici amministrativi, accogliendo con sentenza breve le tesi dei ricorrenti, hanno ritenuto non necessario il superamento dei test d’ingresso per gli studenti che hanno un pregresso percorso universitario nello stesso settore sanitari.
Già in provvedimenti precedenti, il Tar aveva affermato che “non è obbligatorio sostenere la prova di ammissione la quale è, invece, prevista per coloro che intendono immatricolarsi al primo anno, dato che tale prova è necessaria al fine di verificare l’attitudine degli aspiranti al relativo ciclo di studi”.
Infatti – scrivono i Giudici – “il trasferimento interviene, non più sulla base di un requisito pregresso di ammissione agli studi universitari ormai del tutto irrilevante perché superato dal percorso formativo-didattico già seguito in ambito universitario, ma esclusivamente sulla base della valutazione dei crediti formativi affidata alla autonomia universitaria, in conformità con i rispettivi ordinamenti, sulla base del principio di autonomia didattica di ciascun ateneo”.
Questo è un principio che, precedentemente affermato per gli studenti stranieri, viene ora applicato ai trasferimenti tra Università italiane diverse, ma appartenenti al medesimo settore scientifico.
“Tale principio – precisano gli avvocati – non può che essere valido soprattutto per coloro che sono iscritti in facoltà affini e desiderano immatricolarsi a Medicina e Chirurgia ad anni successivi al primo.
Siamo lieti che i giudici amministrativi abbiano sostenuto le nostre tesi e ci abbiano consentito di tutelare quello che per noi è uno dei diritti fondamentali, ovvero il diritto allo studio”.
La campagna legale promossa dallo studio legale Leone-Fell & Associati è iniziata già da tempo e ha acquisito ancora più solidità quando, lo scorso ottobre, a ridosso delle immatricolazioni, i legali avevano fatto una scoperta straordinaria: in tutte le università italiane erano rimasti vacanti, perché non assegnati, ben 7 mila posti che erano dunque disponibili per anni successivi al primo.
“Analizzando alcuni documenti ministeriali che avevamo richiesto per altre azioni legali riguardanti il numero chiuso e l’effettiva disponibilità degli atenei – raccontano gli avvocati – abbiamo scoperto che restavano vacanti, perché non assegnati, un numero elevatissimo di posti. Vista la carenza di personale medico e l’allarme lanciato da ordine e sindacato sul numero insufficiente di medici e sulla carenza di posti nelle varie scuole, ci è sembrato davvero assurdo che tutti questi posti andassero perduti. E così, per offrire un’opportunità in più agli studenti, il cui sogno è quello di diventare medico, abbiamo studiato il modo di rendere di nuovo disponibili quei posti”.