Il progetto europeo STEM (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering e Mathematics) volto a incrementare l’uso delle tecnologie nell’insegnamento con lo scopo di innalzare il livello di competitività in campo scientifico e tecnologico, si è arricchito negli anni di una “A”, diventando STE(A)M, con l’aggiunta dell’arte e, quindi, della creatività, nella convinzione che le discipline abbiano tutte una formidabile interrelazione e che i contatti esistano anche tra le discipline scientifiche e quelle artistico-umanistiche. Il progetto si propone di diffondere l’insegnamento scientifico e tecnologico puntando anche al superamento delle differenze di genere e al coinvolgimento di un numero sempre maggiore di donne nell’area dell’insegnamento scientifico.
Con queste premesse generali, si è svolto a Stoccolma il corso Erasmus+ KA2 LTT “Technology in Education and Best practices of Using it”, presso la scuola “NOVIA Engelska Skolan”, dal 28 maggio al giorno 1 giugno 2018, occasione di incontro e scambio tra docenti della Svezia, nazione ospitante, della Turchia, responsabile di tutto il progetto comprendente diversi incontri di formazione, e della Grecia, del Portogallo, della Romania e dell’Italia.
L’I.I.S.S. “Del Duca Bianca Amato” di Cefalù – Dirigente scolastico e Rappresentante legale: Prof.ssa Giuseppina Battaglia; Direttore dei servizi generali amministrativi Sig.ra Maria Giuseppa Cirincione – ha aderito al progetto, ne ha seguito l’iter e gli incontri precedenti ed è stato presente ai lavori di Stoccolma con quattro insegnanti, due del plesso tecnico-professionale e due del plesso artistico, precisamente il prof. Gianni Catanese, docente di Inglese, il prof. Rosario Caracausi, docente di Topografia, il prof. Gaetano Ferrante, docente di Matematica, e la sottoscritta, Rosalba Gallà, docente di Italiano e Storia.
Com’è naturale, le prime attività sono state rivolte alla conoscenza dei partecipanti dei vari paesi europei, per quanto molti di essi già si fossero conosciuti in precedenti incontri, e alla visita della scuola ospitante dove si sarebbero svolte le attività di aggiornamento.
L’aspetto artistico-creativo è stato subito messo in evidenza nelle attività di creazione di un nuovo logo per STE(A)M e nei lavori di gruppo volti alla progettazione di un prodotto per l’arredamento caratterizzato dalla molteplicità di usi, con la simulazione di un rapporto lavorativo con Ikea.
Nel merito dello STEM si è entrati pienamente con la conferenza e le attività guidate del Prof. Sencer Çorlu, docente di matematica, scienze (biologia e chimica) e tecnologia informatica, che ha collaborato con la Texas A&M University, la Bilkent University, la Bahceschir University, ed è Associate professor at Faculty of Educational Sciences, STEM expert.
Il titolo della conferenza-lezione “Changing Ways of Knowing & STEM Teaching” è già indicativo degli obiettivi che ci si propone di raggiungere a livello europeo e delle nuove vie dell’insegnamento, superando le differenze ancora esistenti e, in alcuni casi, molto evidenti tra i diversi stati.
Il professore Çorlu è partito da due domande con cui i docenti fanno spesso i conti: perché un insegnante si sente spesso frustrato? Perché è così difficile insegnare?
Bisogna partire dalla situazione degli insegnanti e dell’insegnamento dei vari paesi e chiedersi perché esistano così evidenti differenze e perché gli studenti turchi siano in cima nelle tabelle relative alle attitudini verso la matematica e la scienza.
Dal confronto tra la Turchia e l’OCDE (OCSE), risulta che i docenti turchi sono meno assenti a scuola, meno resistenti ai cambiamenti, meno duri con gli studenti e più preparati per le lezioni. Il motto sembra essere: “All student: no ifs, no buts”, vale a dire “Tutti gli studenti: senza se, senza ma”: i docenti non possono affrontare le esigenze individuali di ogni alunno, ma non possono solo parlare, parlare, parlare…
La scienza positivistico-oggettiva si fondava sulla convinzione che esistesse un’unica verità, la realtà ultima, l’insegnante esperto, il trasferimento di informazioni e, infine, sulla memorizzazione delle informazioni. Ma in realtà, lo studente non impara se l’insegnante non spiega e non chiarisce.
Considerando le 10 competenze che gli studenti dovrebbero conseguire e confrontando la situazione del 2015 e quella prevista per il 2020, si può notare come al primo posto ci sia sempre la soluzione di problemi complessi.
Quali sono i problemi complessi del 21° secolo? Sicuramente non la soluzione di equazioni, dal momento che ormai qualsiasi studente può avere sul proprio smartphone l’applicazione che le risolve in un istante, mostrandone tutti passaggi e lo sviluppo grafico.
I problemi complessi sono ben altri, come scegliere una carriera non solo per i soldi, ma anche per essere felici, oppure il cambiamento climatico, o la crescita della popolazione, o l’immigrazione, o l’uso e la distribuzione delle risorse naturali. Se questi sono i problemi complessi, la loro soluzione è l’insieme di attività necessarie in ambienti dinamici per raggiungere obiettivi non del tutto definiti e che non potrebbero essere raggiunti da azioni quotidiane (routine actions). Sono necessarie combinazioni creative di conoscenze e un’ampia batteria di strategie.
Allora, in contrapposizione alla visione positivistica, la nostra età si caratterizza per essere una realtà mutevole, post moderna, con molteplici verità, in cui più persone costruiscono una conoscenza INSIEME, attraverso una creativa combinazione delle vie del sapere. I punti fondamentali di questo percorso diventano: linguaggio, osservazione, ragionamento, immaginazione, creatività. Non ci si può considerare possessori del sapere, ma bisogna avere consapevolezza della necessità di lavorare insieme.
Come si possono aiutare gli studenti impegnati nella soluzione di problemi complessi? Come si possono aiutare gli insegnanti a “divertirsi” in classe? Forse è il caso di riprendere la teoria di John Dewey, “Learning by doing”, cioè “imparare facendo”. In questo caso, il fare è rivolto chiaramente agli aspetti ingegneristici, digitali e robotici. Si è parlato infatti di maker movement, movimento di cosiddetti “artigiani digitali” volto alla realizzazione di apparecchiature elettroniche, robotiche, per la stampa 3D, oltre alle attività più tradizionali come la lavorazione del legno e dei metalli; di maker faire, eventi che si svolgono annualmente alla scopo di trovare soluzioni innovative in campo tecnologico; di robotic competitions, in cui robot autonomi o telecomandati si affrontano in vari tipi di combattimento, e ancora di FLL (First Lego League) e di FRC (First Robotic Competition). Tutto questo fa riferimento anche ad un makerspace, vale a dire uno spazio di lavoro collaborativo all’interno di una scuola o di altri ambienti, finalizzato all’apprendimento creativo, alla ricerca e alla condivisione, con l’utilizzo sia dell’alta tecnologia che di strumenti tradizionali. Ciò che conta è il modo di pensare e la capacità di inventare qualcosa, anche con strumenti e con materiali rudimentali. Il makerspace aiuta a sviluppare le competenze critiche del nostro secolo nei campi rientranti in STEM – STE(A)M.
Dopo la conferenza del prof. Çorlu, si è passati ad una fase in cui noi docenti abbiamo sperimentato le varie possibilità di approccio alla soluzione di un problema, così come si potrebbe fare nelle classi di insegnamento. Il tema è quello di sviluppare due prototipi da usare per la misurazione del tempo.
Utilizzare unità non standard (a differenza di secondi, minuti, giorni), ma usare unità standard per determinare l’accuratezza dei prototipi; il secondo prototipo deve essere creato utilizzando il “pendulum system”. Le domande sono: che cos’è il tempo? Può essere misurato? Come è stato misurato in passato? Che cosa significa “Isochronous timing”?
Infine, organizzati in gruppi, si sono effettuate misurazioni del periodo di un’oscillazione, prima in maniera empirica, poi statistica, sperimentale e teorica.
Nello stesso giorno, si è realizzato un incontro-conferenza presso l’Academy di Kista, una scuola fortemente competitiva volta alla formazione di giovani con un’alta preparazione in ambito scientifico-tecnologico, molto richiesti a livello occupazionale nelle più grandi aziende mondiali. I responsabili dell’Accademia hanno presentato la “via” utilizzata e le linee guida della scuola e, in particolare, le modalità dell’apprendimento accelerato e dell’insegnamento delle competenze tecnologiche.
I lavori di aggiornamento e formazione a Stoccolma sono stati anche occasione per visitare la splendida città del Nord Europa, con la sapiente guida dei docenti padroni di casa, la cui ospitalità è stata perfetta e generosa.
Affascinante il Museo Vasa con il noto vascello affondato nel porto di Stoccolma nel 1628, proprio nel suo viaggio inaugurale: recuperato nel 1961, è oggi magnificamente esposto, con il 98% di parti originali.
Interessante la visita allo Swedish History Museum, importante esposizione relativa alla storia dei Vichinghi, con una parte multisensoriale dedicata alla storia della Svezia.
Prezioso il giro per le vie della città vecchia (Gamla Stan) e, in genere, per le vie di Stoccolma, ad ammirare i suoi scorci unici, mutevoli al modificarsi della luce che, in questa fase dell’anno, non svanisce mai del tutto con i suoi interminabili tramonti. Bella la Stockholmsrummet, la Stoccolma in miniatura su cui passeggiare e orientarsi tra i diversi isolotti.
Splendida la gita in battello sul lago Mälaren per raggiungere Birka, l’isola dei Vichinghi.
E anche l’arricchimento della cultura culinaria non è andato male…
Ad agosto l’I.I.S.S. “Del Duca – Bianca Amato” e la città di Cefalù ospiteranno i partner europei.

Rosalba Gallà